Yemen: l’Arabia Saudita propone una tregua agli Houthi
Medio Oriente e Nord Africa

Yemen: l’Arabia Saudita propone una tregua agli Houthi

Di Giuseppe Palazzo
25.03.2021

Il Principe Faisal bin Farhan, Ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, ha annunciato il 22 marzo una proposta per un’iniziativa di pace con gli Houthi, i quali l’hanno subito rigettata. Le condizioni per l’avvio di un dialogo prevedevano un cessate-il-fuoco supervisionato dall’ONU e l’attivazione di alcune misure di de-escalation, come la riapertura dell’aeroporto della capitale yemenita Sana’a. La proposta di pace, che riprende le iniziative già patrocinate da Stati Uniti e Nazioni Unite, includeva anche la rimozione delle restrizioni sul commercio estero da e per il porto di Hodeida.

Tuttavia, gli Houthi hanno rifiutato la proposta e il capo negoziatore del movimento zaydita, Mohammed Abdulsalam, ha fatto presente che si aspettano la fine dell’embargo marittimo e aereo prima di procedere a dei colloqui. In segno di apertura, la coalizione a guida saudita ha autorizzato quattro petroliere ad attraccare nel porto di Hodeida.

Le aperture dell’Arabia Saudita rispondono ad una serie di pressioni internazionali: in primo luogo, la crescente opposizione degli Stati Uniti alla guerra in Yemen, manifestatasi con il blocco alle vendite sulle armi e la retromarcia nella designazione degli Houthi come “Foreign Terrorist Organization” (FTO), ha ulteriormente isolato la già discreditata campagna militare saudita in Yemen. L’iniziativa di pace è sì diretta verso gli Houthi, ma vuole anche comunicare a Washington la propria disponibilità al dialogo e, possibilmente, svelare il bluff del movimento zaydita attribuendo loro la colpa di non volere la pace. In secondo luogo, Riyadh necessita di una via di fuga dal pantano yemenita, nel quale, nonostante il cambio d’approccio statunitense e le aperture saudite, le parti continuano a combattersi, come dimostra l’offensiva degli Houthi per catturare l’importante città di Marib.

La possibilità di dar vita a nuovi colloqui di pace si scontra con una serie di difficoltà relative alle posizioni sul campo e ai contenuti di un possibile negoziato. Attualmente, gli Houthi sono in una posizione di forza sul terreno. Il 19 marzo sono avanzati verso il Monte Hilan dal quale possono più facilmente minacciare Marib. Ciò potrebbe essere un ostacolo sia per l’Arabia Saudita, che vorrebbe trovarsi in una posizione migliore prima di cominciare un negoziato, che per gli Houthi, i quali avrebbero l’interesse a guadagnare più terreno possibile prima di lasciare la parola alla diplomazia. Inoltre, l’avanzata militare degli Houthi verso Marib ha un valore strategico notevole nell’economia della guerra. Oltre ad essere uno snodo petrolifero importante nel Paese, un’eventuale ripresa della città da parte delle milizie sciite-zaydite potrebbe cambiare le sorti del conflitto modificando in loro favore gli equilibri di forza sul campo.

Pertanto permangono profonde distanze tra la volontà teorica delle parti di premiare un’iniziativa di pace e la necessità e/o la possibilità di chiudere le situazioni militari e politiche in proprio favore. Per gli Houthi, l’embargo marittimo e aereo dovrebbe essere completamente rimosso, mentre i sauditi avrebbero l’interesse a porre la questione nel tavolo negoziale per avere un’ulteriore elemento di scambio e soprattutto smarcarsi da una crisi militare logorante sia economicamente sia politicamente. Altresì, le pressioni internazionali e l’inserimento della questione Yemen nelle priorità dell’agenda dell’Amministrazione Biden potrebbero esseri degli impulsi importanti per il raggiungimento di un compromesso e/o l’avvio di negoziati di pace.

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