L’arresto del Presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol e i possibili futuri scenari
Asia e Pacifico

L’arresto del Presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol e i possibili futuri scenari

Di Elisa Querini
21.01.2025

Il 15 gennaio, il Presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol è stato arrestato dopo uno stallo di due settimane, che aveva visto contrapporsi le forze di polizia e il servizio di sicurezza del Presidente (PSS). Dopo aver imposto la legge marziale il 3 dicembre 2024, Yoon era stato messo sotto impeachment dall’Assemblea Nazionale e aveva resistito ai mandati d’arresto spiccati da una corte distrettuale di Seul. Al momento, il Presidente sudcoreano si trova ad affrontare due processi: il primo, davanti alla Corte Costituzionale, riguarda la conferma o meno dell’impeachment; il secondo vedrà Yoon imputato in un processo penale per insurrezione e alto tradimento, reati per i quali non è prevista l’immunità presidenziale. Nel caso in cui la Corte Costituzionale dovesse confermare l’impeachment, Yoon verrebbe rimosso dalla sua carica presidenziale e nuove elezioni verrebbero indette entro i successivi 60 giorni. Per quanto riguarda il secondo processo, invece, Yoon rischia l’ergastolo o la pena di morte, anche se quest’ultima non viene eseguita da quasi trent’anni.

La Corea del Sud si trova, quindi, ad affrontare una profonda crisi politica ed istituzionale che coinvolge le maggiori cariche dell’esecutivo. Oltre a Yoon, infatti, anche il Primo Ministro Han Duck-soo è stato sottoposto a impeachment, mentre l’ex Ministro della Difesa, Kim Yon-hyun, è accusato d’insurrezione. Quest’ultimo aveva ricoperto il ruolo di capo del PSS fino allo scorso ottobre, posizione successivamente affidata a Park Jong-jun. Lo stesso Park, nelle scorse settimane, è stato al centro delle polemiche per aver bloccato d’arresto di Yoon, circostanze che si sono concluse con le sue dimissioni. La carica è stata successivamente ricoperta dal suo vice Kim Sung-hoon, che sarebbe stato arrestato qualche giorno dopo Yoon con l’accusa di ostruzione alla giustizia. Tali dinamiche sottolineano una commistione potenzialmente pericolosa tra figure chiave dell’esecutivo e del PSS, quest’ultimo soggetto a interferenze che minano la credibilità stessa delle istituzioni sudcoreane.

Si sottolinea tuttavia che, nonostante la crisi che scuote il Paese a causa della decisione di Yoon e di chi lo ha appoggiato, nel caso in cui la Corea del Sud dovesse andare alle urne nei prossimi mesi, la vittoria del Partito Democratico di Corea (PDC), il partito d’opposizione, non è affatto scontata. Secondo diversi sondaggi, infatti, il Partito del Potere Popolare (PPP) di Yoon sembra aver riguadagnato terreno nell’ultimo mese, addirittura superando il PDC. Questo trend lascia presupporre che più tardi si esprimerà la Corte Costituzionale sull’impeachment, maggiori saranno le probabilità che il PPP riesca a consolidare la propria posizione e quindi ad aspirare alla vittoria nel caso di elezioni presidenziali. È possibile che una simile rimonta nei sondaggi sia stata incoraggiata dalla retorica marcatamente populista adottata da Yoon, il quale ha accusato di frode elettorale le elezioni dell’aprile scorso, comparandole alle elezioni statunitensi del 2020. In maniera simile a quanto fatto allora da Trump, il Presidente coreano ha cercato di dipingersi come una vittima agli occhi dell’opinione pubblica, accusando i media mainstream di diffondere fake news. Tale retorica sembra rivelarsi efficace, considerato che in molti hanno giudicato l’arresto di un Presidente in carica come un’azione eccessiva e sintomo di accanimento sia delle autorità giudiziarie che da parte del partito d’opposizione. La polarizzazione che caratterizza, e continuerà a segnare la politica sudcoreana nelle prossime settimane e mesi, rischia di evolversi in una spaccatura netta della società coreana con un elevato pericolo non solo di proteste, ma di derive violente, come dimostrato dall’attacco ai danni delle forze dell’ordine e l’invasione di edifici giudiziari da parte dei sostenitori di Yoon dopo la conferma del suo fermo per i prossimi venti giorni.

Attualmente, la probabilità che Yoon rimanga al potere appare la meno plausibile e, nel caso in cui la Corte Costituzionale dovesse confermare l’impeachment si aprirebbero diversi scenari. In primo luogo, qualsiasi esecutivo dovrà rivolgere la propria attenzione alle questioni domestiche, alla crisi politica, e quindi a una società frammentata, a cui rischia di seguire quella economica con una generale stagnazione dell’economia, peggiorata dalla fuga dei capitali, causata dalla perdita di fiducia nella stabilità della potenza asiatica. Sul versante della politica estera, la vittoria del PPP comporterebbe una sostanziale continuità rispetto alla linea adottata da Yoon, con la necessità, nondimeno, di intervenire sul danno che la crisi politica ha provocato all’immagine della Sud Corea, soprattutto vis à vis gli alleati, ossia Washington e Tokyo. Una vittoria del PDC, invece, comporterebbe probabilmente approccio più cauto verso l’alleanza sponsorizzata da Biden tra Corea del Sud e Giappone e, in base a un trend storico, una maggiore propensione al dialogo con la Corea del Nord. Tuttavia, entrambe le dinamiche saranno interessate dall’arrivo della nuova Amministrazione Trump. Molto probabilmente, il Presidente Trump ribadirà al governo sudcoreano la necessità che questo contribuisca alla spesa per garantire la presenza militare statunitense sulla penisola, conciliando però tale richiesta con l’esigenza di avere nella Sud Corea un partner regionale stabile. Per ciò che concerne la Corea del Nord, inoltre, nonostante gli incontri tra i due leader che hanno segnato la prima Amministrazione Trump, e perciò la possibilità di ulteriori occasioni di dialogo in futuro, è da tenere in conto la posizione parzialmente rafforzata di Pyongyang, dopo la firma nel giugno 2024 di un trattato di partenariato strategico globale con Mosca, che prevede una clausola di mutua difesa in caso di aggressione da parte di attori terzi. Il tentativo di apertura di Trump del 2018, inoltre, non ha prodotto esiti positivi per lo sviluppo delle relazioni regionali e il calo delle tensioni complessive, ragione per cui è quantomeno improbabile che il nuovo Presidente ripercorra i passi effettuati nel precedente mandato.