Giappone: un piano da 65 miliardi per tornare protagonista nel settore dei semiconduttori
Geoeconomia

Giappone: un piano da 65 miliardi per tornare protagonista nel settore dei semiconduttori

Di Davide Maiello
05.12.2024

Lo scorso 11 novembre, il Giappone ha annunciato un ambizioso piano da 65 miliardi di dollari per rilanciare la propria industria dei semiconduttori. Presentato dal Primo Ministro Shigeru Ishiba, il progetto prevede sussidi, incentivi fiscali e investimenti in ricerca e sviluppo, col duplice obiettivo di ridurre la dipendenza del Paese dalle forniture estere e di consolidare il proprio ruolo strategico in un mercato sempre più competitivo.

Tale iniziativa si inserisce in un quadro internazionale caratterizzato dalle crescenti tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, alimentate dalla serrata competizione per il dominio tecnologico. Per il Giappone, che in passato occupava una posizione da leader mondiale nel settore dei semiconduttori (negli anni ’80 ne controllava oltre il 50%), il piano rappresenta una risposta alla necessità di una maggiore resilienza, nel tentativo di recuperare terreno dopo anni di forte concorrenza da parte di Corea del Sud, Taiwan, Stati Uniti e Cina su tutti. All’interno dell’attuale catena di valore dei semiconduttori, infatti, Tokyo detiene una quota del 27% nella produzione di apparecchiature e del 16% nella fabbricazione dei wafer, rispetto al 42% degli USA nel primo campo e del 21% di Pechino nel secondo. In questo scenario, non stupisce che tra i principali beneficiari dei sussidi vi sia la società Rapidus, fondata nel 2022 col sostegno del Governo giapponese e di grandi aziende nazionali (tra cui Toyota e Sony) per rispondere alle crescenti necessità di rafforzare l’autosufficienza tecnologica del Paese. L’obiettivo consiste nello sviluppare e produrre chip di nuova generazione come quelli a 2 nanometri, fondamentali per applicazioni nell’ambito dell’intelligenza artificiale, della mobilità autonoma e delle reti 6G. È lecito aspettarsi che, sostenendo Rapidus, Tokyo punti a costruire e consolidare una base produttiva nazionale, permettendo alla società nipponica di mantenere la propria competitività su scala globale contro i colossi del settore, come la Taiwan Semiconductor Manufacturing Company e la coreana Samsung.

Oltre alle implicazioni tecnologiche, il piano dovrebbe generare anche benefici significativi per l’ecosistema giapponese, con un impatto complessivo stimato attorno ai 160.000 miliardi di yen (circa 992 miliardi di euro). Ciò potrebbe tradursi nella creazione di migliaia di posti di lavoro altamente qualificati, contribuendo alla crescita economico-sociale del Paese. Tuttavia, il contesto delineato evidenzia come l’iniziativa vada oltre l’aspetto meramente economico: Tokyo avrebbe infatti l’obiettivo di bilanciare l’influenza di altri attori statali nel settore dei semiconduttori, identificando Rapidus come un asset strategico per la propria autonomia tecnologica. La cooperazione con partner globali, come IBM e l’istituto di ricerca belga IMEC, evidenzia il ruolo dell’azienda nipponica come pilastro per rafforzare le relazioni con Stati Uniti ed Europa, arginando al contempo l’avanzata tecnologica cinese. Se implementato con successo, è verosimile che tale progetto consoliderà il ruolo del Giappone come hub cruciale nelle catene di fornitura globali dei semiconduttori, garantendo al Paese una maggiore stabilità all’interno della competizione in atto.