La minaccia dei droni marittimi nello Stretto di Bab el-Mandeb
Il gruppo armato Houthi ha radicalmente trasformato la dinamica della guerra civile yemenita, iniziata nel 2014, acquisendo e sviluppando capacità militari sempre più significative. A partire da Novembre 2023, la milizia ha poi ampliato le proprie operazioni offensive oltre i fronti interni e minacciando concretamente e continuativamente la sicurezza del traffico marittimo nel Mar Rosso e nello stretto di Bab el-Mandeb. Le azioni malevole condotte dagli Houthi, giustificate come una risposta alle operazioni militari israeliani nella Striscia di Gaza, hanno inficiato sensibilmente la libertà di navigazione ed hanno causato danni a numerose imbarcazioni civili in transito nella regione.
In questo contesto di crescente tensione, gli Houthi hanno dimostrato una notevole capacità di adattamento ad operazioni asimmetriche nel dominio marittimo, ricorrendo, oltre ad un ampio e diversificato arsenale di sistemi aerei senza pilota, nonché di missili balistici e da crociera antinave, anche ad una flotta di imbarcazioni esplosive prive di equipaggio (USV - Uncrewed Surface Vessel). Nel dettaglio, gli USVs utilizzati dagli Houthi appartengono alla categoria dei Water Borne Improvised Explosive Devices (WBIED), ovvero assetti navali che non sono stati progettati come droni, ma a cui gli Houthi aggiungono un rudimentale sistema di guida a distanza ed un carico di esplosivo ad alto potenziale. La produzione di questi USVs è relativamente semplice e richiede componenti a cui il gruppo yemenita riesce ad accedere tramite il mercato nero ed un network di traffici illeciti. Il sostegno della Repubblica Islamica dell’Iran si è rivelato in questo senso fondamentale, consentendo l’afflusso di componentistica e know-how funzionale a perfezionare assetti e capacità.
La caratteristica che rende gli USVs utilizzati dagli Houthi una minaccia tutt’altro che marginale è rappresentata dalla loro flessibilità operativa, resa possibile grazie al controllo da remoto, generalmente effettuato da un operatore con l’ausilio di GPS e sensori ottici imbarcati, attraverso collegamenti line of sight (LOS). Grazie a questo, gli assetti possono essere guidati verso il bersaglio e modificare la rotta al fine di effettuare manovre evasive o dirigersi verso un nuovo obiettivo, rendendo più difficoltosa l’individuazione, l’intercetto e la neutralizzazione del vettore d’attacco. Nonostante il controllo a distanza, gli USVs degli Houthi presentano uno spazio per un pilota, in quanto gli stessi sono generalmente trasportati al largo da un’imbarcazione madre e pilotati manualmente fino ad una distanza prefissata dal bersaglio, da dove poi vengono condotti da remoto all’impatto contro la nave bersaglio. Lo spazio riservato ai piloti rende inoltre possibile l’inserimento di manichini a bordo, come avvenuto in passato, al fine di simulare la presenza di un equipaggio e generare dei temporanei dilemmi agli apparati di difesa e contrasto.
I modelli di USVs utilizzati dalla milizia yemenita hanno generalmente dimensioni inferiori ai dieci metri di lunghezza, ma possono trasportare un carico pagante dai 150 ai 500 chilogrammi. I due principali sistemi impiegati sono il Toofan, derivato da piccoli motoscafi con scafo a V e di cui si registrano almeno sette versioni di tre diverse generazioni progressive e lo Skiff, imbarcazioni da pesca convertite allo scopo. Nonostante la loro apparente semplicità, questi USVs si sono rivelati estremamente efficaci. Gli Skiff sono infatti stati responsabili sia dell’attacco alla nave cargo Tutor, avvenuto il 12 Giugno 2024, sia alla petroliera Cordelia Moon, verificatosi il 1° Ottobre.
Benché gli Houthi abbiano sperimentato queste capacità almeno dal 2017, il fatto che, nonostante l’attività di contrasto condotta dai dispositivi aeronavali schierati nel contesto delle Operazioni Prosperity Guardian ed Aspides, alcuni tentativi di attacco abbiano avuto successo, sottolinea la crescente minaccia rappresentata da USVs e WBIED. La diffusione ed accessibilità a tecnologie sempre più avanzate, nonché l’emulazione da parte di altri attori asimmetrici, segnalano infatti il rischio di una proliferazione di questa tipologia di vettori d’attacco e la conseguente opportunità di sviluppare ed acquisire sistemi passivi ed attivi, cinetici e non cinetici in grado non solo di incrementare l’autoprotezione di assetti navali militari, ma anche eventualmente di assicurare una difesa di base ad imbarcazioni civili in settori a rischio.