L’attacco ai siti produttivi militari in Iran
Asia e Pacifico

L’attacco ai siti produttivi militari in Iran

Di Tiziano Marino
30.01.2023

Domenica 29 gennaio, un attacco effettuato con “droni kamikaze” ha danneggiato un impianto di produzione e stoccaggio di armamenti gestito dal Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) nella città di Isfahan, capoluogo dell’omonima provincia dell’Iran centrale. Alla luce delle informazioni attualmente disponibili, sembrerebbe che l’azione sia stata condotta utilizzando almeno tre quadricotteri di piccole dimensioni, equipaggiati con cariche esplosive. Dato il limitato raggio d’azione di questa tipologia di droni, è molto probabile che l’attacco sia partito direttamente dal suolo iraniano.

Malgrado l’assenza di rivendicazioni ufficiali, le modalità dell’azione e la sua tempistica lascerebbero intendere un coinvolgimento diretto di Israele, e in particolare del Mossad, l’agenzia di intelligence responsabile delle operazioni all’estero. L’utilizzo di quadricotteri, infatti, ricorda le azioni effettuate da Israele a Beirut nel 2019, contro siti di produzione missilistica di Hezbollah, e tra il 2021 e il 2022 proprio in Iran, dove sono state colpite le infrastrutture nucleari di Karaj e il sito di produzione droni di Kermanshah.

A spingere Israele all’azione in questa fase potrebbero aver contribuito le notizie giunte dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica in merito all’avanzamento del programma nucleare iraniano. Stando ai dati attuali, infatti, Teheran non è lontana dalla soglia critica necessaria per realizzare ordigni nucleari e può già contare su circa 70 chilogrammi di uranio arricchito al 60% e altri 1000 al 20%. Di conseguenza, la scelta di colpire Isfahan, città che ospita quattro siti di ricerca nucleare, potrebbe essere letta anche come un segnale inviato alla leadership iraniana in merito alla vulnerabilità delle sue infrastrutture critiche. Israele, inoltre, potrebbe aver agito anche per minare eventuali piani di ripresa dei colloqui tra Iran e comunità internazionale sullo sviluppo del programma nucleare.

Nel complesso, la scelta di colpire un sito delle IRGC è funzionale all’indebolimento di quella che è considerata come la componente più radicale del composito e complesso sistema politico iraniano fautrice, tra l’altro, dell’accordo militare con Mosca che ha consentito il trasferimento di droni Shahed 136 alle Forze Armate russe nel contesto del conflitto in Ucraina. In quest’ottica, l’attacco non solo colpisce gli interessi dei Pasdaran, ma mostra anche come la catena logistica iraniana possa essere interrotta.

Dal canto loro, gli iraniani nel confermare l’attacco hanno segnalato l’entrata in azione dei sistemi di difesa aerea che avrebbero neutralizzato alcuni dei droni kamikaze indirizzati contro il territorio nazionale. Tuttavia, Teheran non ha fatto alcun riferimento ai possibili responsabili dell’attacco e potrebbe attendere di pianificare una ritorsione prima di prendere ufficialmente posizione. A tal proposito, non si possono escludere, nell’immediato futuro, attacchi di proxy iraniani contro gli interessi di Israele nella regione in risposta a quanto accaduto.

Articoli simili