L’attacco terroristico contro i turisti in Kashmir riaccende le tensioni tra India e Pakistan
Asia e Pacifico

L’attacco terroristico contro i turisti in Kashmir riaccende le tensioni tra India e Pakistan

Di Tiziano Marino
23.04.2025

Il 22 aprile, miliziani armati hanno aperto il fuoco contro un gruppo di turisti nella valle di Baisaran, situata a pochi chilometri dalla città di Pahalgam, nel distretto di Anantnag, parte dell’Union Territory indiano del Jammu e Kashmir. Secondo i primi rilevamenti, l’attacco avrebbe provocato circa 28 vittime e 20 feriti, rivelandosi come uno dei più sanguinosi degli ultimi anni. L’azione sembrerebbe riconducibile alla sigla The Resistance Front (TRF), sorta nell’agosto 2019 a seguito della decisione del Governo di Nuova Delhi di revocare lo statuto speciale, e dunque il regime di parziale autonomia, allo Stato del Jammu e Kashmir. Il TRF sarebbe legato al più noto gruppo jihadista Lashkar-e-Taiba (LeT), protagonista nei decenni insieme a Jaish-e-Mohammed (JeM) dello scontro con le autorità indiane e della gran parte delle azioni terroristiche realizzate nel Paese. In termini numerici, l’attrattività del gruppo kashmiro appare confermata dal fatto che dei circa 170 terroristi uccisi dalle forze di sicurezza indiane dal 2022 a oggi, oltre cento sarebbero direttamente o indirettamente legati proprio al TRF.

L’utilizzo di piccole unità composte da pochi miliziani armati di fucili d’assalto, principalmente AK-47, spesso oggetto di sequestri nella zona, sembra confermare il mutamento delle modalità operative dei gruppi jihadisti attivi nella regione. Questi ultimi, indeboliti negli anni dalle ampie attività di controterrorismo, risultano infatti impossibilitati a organizzare azioni strutturate a causa dell’elevata militarizzazione del territorio. Dopo l’attacco, i terroristi sarebbero riusciti a scappare e sono ancora in corso le attività di ricerca da parte delle forze di sicurezza indiane.

Il TRF, le cui attività sono state dichiarate illegali da Nuova Delhi già nel 2023, aveva rivendicato un attacco nell’ottobre 2024 presso il cantiere di un tunnel nel distretto di Ganderbal, sempre nel Jammu e Kashmir, a seguito del quale sono morte 7 persone, perlopiù lavoratori migranti. La scelta di colpire lavoratori provenienti da altre zone dell’India è legata alla volontà dei gruppi jihadisti di impedire l’insediamento di migranti interni e quindi il mutamento degli equilibri demografici e religiosi nelle aree a maggioranza musulmana. Bersagliare i turisti, inoltre, risponde alla volontà del gruppo di provocare reazioni a livello internazionale, nonché di minare l’immagine di stabilità regionale impostasi di recente anche grazie all’incremento del numero di viaggiatori esteri. Nel tentativo di restituire un’immagine di normalità, nel corso del 2023, l’India aveva organizzato una tappa del G20 dedicata al turismo proprio a Srinagar, capoluogo dell’omonimo distretto nel territorio del Jammu e Kashmir, scatenando le proteste del Pakistan e della Cina.

A seguito dell’attacco si sono registrate forti tensioni tra India e Pakistan, con quest’ultimo che è accusato di supportare storicamente l’attività terroristica regionale. Quanto accaduto, dunque, potrebbe spingere l’India a reagire in maniera muscolare, come già avvenuto nel 2019, andando anche a colpire direttamente il territorio pakistano, verosimilmente con strike mirati contro postazioni e linee logistiche dei gruppi jihadisti attivi in Kashmir. Tra le opzioni non militari a disposizione dell’India si segnalano, invece, la sospensione del Trattato delle acque dell’Indo, l’interruzione delle comunicazioni a tutti i livelli, nonché la chiusura del confine di Wagah-Attari.

A rendere verosimile una risposta muscolare indiana contribuiscono diversi fattori. Anzitutto, il timing dell’attacco, avvenuto mentre si svolgeva la visita nel Paese del vicepresidente americano J.D. Vance, con conseguente danno di immagine da riparare per il Governo. In secondo luogo, l’amministrazione Trump non dovrebbe opporsi a una risposta militare limitata in questa fase e tale consapevolezza potrebbe facilitare lo svolgimento di un’azione mirata. In ultimo, il rientro anticipato del Primo Ministro Modi dall’importante viaggio in Arabia Saudita sembra contribuire all’ipotesi di una reazione, anche e soprattutto di carattere militare, che potrebbe arrivare già nel corso delle prossime ore. Intanto, si segnalano incontri ai vertici tra il National Security Advisor indiano, Ajit Doval, e il Ministro Amit Shah, nel corso dei quali verranno vagliate verosimilmente tutte le opzioni a disposizione.

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