L’Airshow di Zhuhai
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L’Airshow di Zhuhai

Di Daniel Blardone
25.11.2022

Tra l’8 e il 13 novembre scorso si è tenuto a Zhuhai, città situata nella provincia di Guangdong, il China International Aviation & Aerospace Exhibition, noto anche come Zhuhai Airshow. L’edizione di quest’anno si è rivelata alquanto ricca per quanto riguarda il settore aeronautico cinese. Oltre alle piattaforme già in linea, sono stati presentati nuovi design e modelli, oltre che ad aggiornamenti importanti dei velivoli in servizio in seno alla People’s Liberation Army Air Force (PLAAF), le forze aeree cinesi. Cospicua anche la componente missilista e unmanned, testimonianza della crescente importanza che le forze armate cinesi pongono sui sistemi di nuova generazione. Per quanto concerne l’industria aeronautica, di estremo interesse risulta il concept di caccia di sesta generazione presentato alla fiera. Caratterizzato dall’assenza di piani verticali, il concept prevederebbe l’adozione di motori a vettore di spinta orientabile. Sebbene si parli di tecnologie tutt’altro che mature, la similarità dello stesso con i concept di progetti simili in corso negli Stati Uniti, quali ad esempio il Next Generation Air Dominance (NGAD), risulta particolarmente visibile, e rappresenta la prova di quanto la Cina sia interessata ad essere al passo delle altre grandi potenze e ad investire pesantemente in nuovi sistemi d’arma. Infatti, pur non avendo ancora raggiunto la piena maturità delle tecnologie per i velivoli di quinta generazione, Pechino ha già iniziato a sviluppare quelle abilitanti per le piattaforme di sesta generazione. A proposito dei caccia di quinta generazione, è stato possibile osservare in prima persona, per la prima volta in mostra statica per il pubblico, il caccia da superiorità aerea J-20, il quale nelle edizioni precedenti aveva preso parte solo alla consueta parte dinamica, sorvolando l’area espositiva della fiera. Nello specifico, sono stati esposti due velivoli equipaggiati con la versione autoctona del motore Saturn AL-31 di origine russa, designata WS-10C. A riguardo, erano presenti nel padiglione interno diversi modelli di motori aeronautici, varianti o derivati del WS-10, almeno due dotati di thrust vectoring e uno, denominato WS-19, destinato ai caccia di futura generazione (dovrebbe equipaggiare il velivolo di sesta generazione di cui sopra). In tale ottica, si conferma la volontà cinese di continuare a investire sul comparto motoristico dei propri velivoli, per smarcarsi definitivamente dalla dipendenza russa e sviluppare nuove soluzioni in grado di equipaggiare gli aeromobili attualmente in fase di realizzazione e di progettazione. Presente anche il gregario del caccia J-20, ovvero il drone FH-97A sviluppato dalla China Aerospace Science and Technology Corporation (CASC), esemplare molto simile al drone MQ-28 Ghost Bat a sua volta sviluppato dalla sussidiaria australiana di Boeing per la Royal Australian Air Force (RAAF). Le affinità del FH97A con il drone australiano indicano come quest’ultimo sia pensato principalmente per un ruolo da gregario a piattaforme pilotate (Loyal Wingman), un concetto attivamente perseguito non solo in Occidente, ma anche in Cina. L’azienda di Chengdu ha anche presentato il nuovo membro della famiglia di droni della classe Medium-Altitude Long Endurance (MALE) Wing Loong, il Wing Loong 3. Secondo i dati forniti, rispetto al suo fratello minore Wing Loong 2, il Wing Loong 3 possiede una maggiore apertura alare, un maggiore carico utile ed è in grado di raggiungere tangenze superiori e di rimanere in volo per circa 40 ore. Presente anche una versione migliorata, probabilmente intesa prevalentemente per l’export, del capostipite della famiglia Wing Loong, il Wing Loong 1 in variante E. Tra le diverse migliorie, si segnala la capacità di trasportare una maggiore quantità di munizioni sui propri piloni subalari. Inoltre, al Zhuhai Airshow 2022 è stato mostrato per la prima volta un dimostratore di drone ipersonico multiuso con potenzialità multi-missione, denominato MD22. Caratterizzato da motore singolo, spiccata aerodinamicità e piani verticali particolarmente inclinati, nonché da prese d’aria ventrali, il dimostratore dovrebbe essere in grado di decollare e atterrare autonomamente nonché di raggiungere velocità fino a Mach 7. Nonostante non si parli ancora di un prototipo vero e proprio, questo dimostratore rivela quanto velocemente la Cina stia sviluppando nuovi sistemi ipersonici rispetto a Stati Uniti e Russia, un passo che la porterebbe addirittura più avanti dei propri concorrenti. Tale dinamica sarebbe confermata anche dalla presentazione di quella che dovrebbe essere una versione aviolanciata del missile balistico YJ21, un missile antinave ipersonico imbarcato sugli incrociatori classe Type 055, esteticamente molto simile all’ipersonico russo Kh‐47M2 Kinzhal, missile balistico adattato al lancio da piattaforme aeree. I due mock-up del nuovo missile, agganciati ad un bombardiere H6K, versione fortemente rivisitata del Tu-16 sovietico, rispetto alla versione navale non presenterebbero booster. Grazie al suo sistema di lancio, sarebbe accreditato di un raggio d’azione maggiore rispetto alla versione navale, e di una velocità fino a Mach 7. Non è chiaro se il nuovo sistema sia già operativo o in fase avanzata di sviluppo, ma il fatto che i mock-up sono stati trasportati in volo fino all’Airshow dimostra come il nuovo missile abbia già superato i test di trasporto. Dall’Airshow di Zhuhai emerge chiaramente come le forze aeree cinesi si trovino in uno stadio di profondo rinnovamento, caratterizzato da un passaggio da semplici utilizzatori di tecnologie estere a sviluppatori di soluzioni nazionali, il più in linea possibile, in termini capacitivi, con le controparti russe ed occidentali. Il desiderio di svicolarsi dalla dipendenza da componentistica estera, sia essa russa o occidentale, è alquanto chiaro, in primis per quanto riguarda la motoristica e i componenti ad alto livello tecnologico come chip e materiali pregiati. Inoltre, si può affermare come la crescente importanza delle piattaforme unmanned abbia trovato in Cina un ambiente prono all’adozione di nuove dottrine e tecnologie, alla luce della centralità che i droni hanno avuto in questa edizione. Oltremodo, la cospicua offerta che la Cina offre al mercato dell’export nel campo dei droni di classe MALE (Medium Altitude Long Endurance), senza restrizioni di alcuna categoria come in Occidente e già tradottasi in un gran successo commerciale negli scorsi anni, si è ulteriormente allargata e verosimilmente lo farà ancora di più quando i sistemi presentati quest’anno a Zhuhai raggiungeranno la completa maturità tecnica e operativa. Il Paese dimostra quindi ancora una volta quanto il proprio immenso peso economico si stia traducendo sempre più in un apparato militare di prim’ordine grazie ad una base industriale ampia e consolidata e a grandi investimenti nel settore della ricerca e sviluppo per i sistemi senza pilota e l’industria aeronautica. Inoltre, Pechino non cessa di sviluppare numerosi e diversificati sistemi in grado di rafforzare le proprie capacità di interdizione (Anti-Access Area-Denial, A2/AD), con specifico focus sulle armi ipersoniche (estremamente complesse da intercettare) e sui vettori con spiccate capacità anti-nave. La corsa all’ipersonico è perciò una realtà consolidata che vede la Cina come uno dei principali concorrenti per la supremazia militare e tecnologica in questo specifico segmento.

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