Burkina Faso, si apre il processo per la morte di Sankara
Lunedì 11 ottobre, davanti al tribunale militare di Ouagadougou, si è aperto il processo per l’omicidio di Thomas Sankara, ucciso nell’ottobre del 1987.
Sankara è stato Presidente del Burkina Faso dal 1983 fino alla sua morte, lasciando il segno nella storia del Paese e diventando un’icona panafricana. In patria è visto come una figura progressista che è stata in grado di rendere il Paese indipendente dalle politiche neocolonialiste francesi. Contemporaneamente, all’estero si è costruito la reputazione di rivoluzionario antimperialista e simbolo della lotta per l’autodeterminazione dei popoli africani.
Il processo si svolge dopo più di trent’anni dalla morte di Sankara e avviene solo dopo la caduta dell’ex-Presidente Blaise Compaoré, esautorato da una rivoluzione popolare nel 2014. Le circostanze della morte sono state tenute completamente segrete durante il periodo in cui Compaoré è stato al potere, sollevando il sospetto che l’allora Capo dello Stato possa essere stato in qualche modo coinvolto o che ne fosse a conoscenza. Infatti, Compaorè è stato a lungo il braccio destro di Sankara ed ha preso il suo posto quale leader del Paese dopo la sua scomparsa.
Il processo ha lo scopo di chiarire le circostanze del più discusso caso giudiziario burkinabè, ma possiede anche un inevitabile e pesante connotato politico. L’attuale presidente del Burkina Faso, Roch Marc Christien Kaboré, intende presumibilmente trasformare il processo per l’omicidio di Sankara in un tentativo di delegittimazione politica di Compaorè e dei suoi tanti sostenitori che, ancora oggi, sono presenti nella vita sociale e istituzionale del Paese. In questo senso, il processo potrebbe rinvigorire l’immagine pubblica di Kaborè, pesantemente danneggiata da una gestione politica deficitaria ed incapace di risolvere le tante problematiche del Burkina Faso, quali la diffusa povertà, la corruzione e l’instabilità causata dall’insorgenza jihadista nelle regioni orientali e settentrionali.