Siria: le forze in campo e i possibili obiettivi
(ANSAmed) - ROMA, 28 AGO - Un attacco con missili lanciati da navi e sottomarini, supportato eventualmente dall’azione di cacciabombardieri, ed una reazione affidata essenzialmente ad un dispositivo di difesa aerea in buona parte obsoleto, ma integrato da apparati di nuova concezione: è questo, secondo gli analisti, lo scenario che si potrebbe presentare in Siria.
ATTACCO MISSILISTICO - Secondo le ultime informazioni del Cesi, il Centro studi internazionali, attualmente gli Usa schierano di fronte alla Siria quattro cacciatorpediniere lanciamissili (DDG) con la capacita’ di lancio di 224 missili cruise Tomahawk con un raggio d’azione variabile tra i 1.300 e 1.700 chilometri. “Un ulteriore piccolo numero di missili cruise - scrive il Cesi - potrebbe essere lanciato dal sottomarino nucleare inglese che viene da più fonti indicato incrociare al largo della Siria”.
ATTACCO AEREO - I primi velivoli utilizzati sarebbero i bombardieri strategici americani B-2 di stanza in Missouri, coadiuvati da aerei B-52 e B-1B (per il lancio di missili e munizioni guidate). Contemporaneamente, afferma sempre il Cesi, la portaerei Truman con il suo gruppo da battaglia in navigazione nel Mar Rosso potrebbe essere richiamata nel Mediterraneo o partecipare alle operazioni restando nella posizione attuale, se fosse permesso ai suoi velivoli - una sessantina, tra caccia F18 e aerei spia EA-18G - di sorvolare lo spazio aereo di altri Paesi dell’area. Ulteriori velivoli d’attacco americani (F-16C) sono schierati in Giordania ed altri potrebbero essere rischierati a Incirlik, in Turchia. Anche la portaerei francese Charles de Gaulle potrebbe prendere parte alle operazioni con il suo gruppo aereo imbarcato, mentre la Gran Bretagna dispone attualmente in Mediterraneo di una task force incentrata su due portaelicotteri, due fregate e quattro navi d’appoggio. Ulteriori assetti aerei britannici sono in via di schieramento nella base RAF di Akrotiri, a Cipro, distante appena 300 chilometri dalle coste siriane.
TARGET - Gli obiettivi primari - esclusi i depositi di armi chimiche, per il rischio di danni collaterali - dovrebbero essere il network di difesa aerea, le unità scelte del regime (che dispongono di missili strategici), le postazioni di difesa costiera, i centri di comando e controllo delle forze armate siriane e le strutture dei media legati al regime.
DIFESA ANTIAEREA - I siriani risponderanno all’offensiva con un dispositivo di difesa aerea concentrato a protezione di tre punti critici: la capitale Damasco, le alture del Golan e la fascia mediterranea del Paese. Si tratta di un dispositivo, rivela il Cesi, composto da radar e sistemi missilistici a medio-lungo raggio (tutti della famiglia SA) che, “per quanto articolato e ridondante, risulta in larga parte affetto da problemi di obsolescenza”. Per ovviare a questo limite, il regime ha adottato dei nuovi sistemi di difesa aerea: il Pantsyr S-1 e il Buk M-2, entrambi versatili ed efficaci. LE UNITA’ DI ELITE DEL REGIME - Sono sostanzialmente la Quarta Divisione Corazzata dell’Esercito, 15.000 uomini al comando di Maher Assad, fratello minore del presidente; la Guardia Repubblicana e le Forze Speciali. Dalla Quarta Divisione - che ha il suo quartier generale nella Base di Mazzeh, a Sud di Damasco - dipende anche la 155/a Brigata di artiglieria, l’unità che avrebbe condotto l’attacco chimico nella notte tra il 20 e il 21 agosto scorso e che è equipaggiata con i missili Scud. La Guardia Repubblicana è composta da un totale di circa 10.000 uomini ed è dislocata attorno al Palazzo Presidenziale e nella zona nord di Damasco. Le Forze Speciali, composte da circa 5.000 uomini, hanno il loro quartier generale nella base militare di al Dreij poco lontano dal Palazzo Presidenziale e sulla strada tra Damasco e il confine libanese.