Yemen, come la presa di Marib potrebbe determinare le sorti del conflitto
Middle East & North Africa

Yemen, come la presa di Marib potrebbe determinare le sorti del conflitto

By Lavinia Pretto
10.01.2021

L’avanzata dei ribelli Houthi verso la città di Marib, ultima roccaforte delle forze filo-governative nello Yemen centrale, potrebbe cambiare drasticamente il corso della guerra. Da febbraio 2020, infatti, la milizia sciita zaydita ha riconquistato terreno ad est della capitale ed è riuscita a strappare alle truppe lealiste anche alcuni importanti aree che si affacciano sul Mar Rosso.

Conquistare Marib consentirebbe agli Houthi di avere il totale controllo delle aree strategicamente vitali dello Yemen, essendo il centro un crocevia tra le regioni meridionali e settentrionali del Paese. La sua importanza non risiede però esclusivamente nella posizione, ma anche nel fatto che collega numerose reti commerciali locali, oltre che possedere la più grande stazione per la generazione di energia elettrica di tutto lo Yemen. Marib è anche ricca di risorse naturali, in particolare di petrolio e gas che costituiscono il 90% del fabbisogno del Paese. La presa della città, quindi, porterebbe ai ribelli grande autonomia nella gestione delle risorse, riuscendo anche ad avere i proventi necessari per amministrare le economie dei territori sotto il loro controllo. A questo vantaggio, si aggiungerebbe il rafforzamento del loro status politico e il possedimento di una leva maggiore nel corso dei prossimi negoziati su un cessate il fuoco permanente.

Alla luce di ciò e nonostante l’avanzata militare degli Houthi sia costante, la battaglia di Marib è ancora ben distante dal potersi definire conclusa ed esaustiva nell’economia del conflitto yemenita. Nessuna delle parti coinvolte vorrebbe arrivare ad uno scontro armato diretto per il controllo della città. Nonostante gli Houthi abbiano mobilitato soldati ed armi, si sono resi conto che protrarre il conflitto li esporrebbe ad un logoramento continuo data l’esposizione militare su più fronti. D’altra parte, il governo riconosciuto dalla comunità internazionale che controlla la città ha subito fin troppe perdite e non sarebbe in grado di rispondere con adeguatezza agli attacchi degli insorti. L’ipotesi è che le parti arrivino ad un compromesso che preveda sia il riconoscimento del governo locale da parte degli Houthi, sia una fase di neutralità e condivisione delle risorse del governatorato con i ribelli.

L’avanzata dei ribelli a Marib ha allarmato l’Arabia Saudita, che dovrà decidere se e come intervenire a favore delle forze lealiste. Fin dal 2015, anno di inizio della guerra, Riyadh ha giocato un ruolo centrale nelle dinamiche del conflitto, essendo la sua sicurezza nazionale legata inevitabilmente a quella di Sana’a. L’ipotesi di abbandonare le forze filo governative in balia degli Houthi comporterebbe innumerevoli rischi: oltre a possibili effetti spill-over lungo le aree di confine (come nel Najran e nel Jizan), questo sviluppo potrebbe mettere ulteriormente in discussione la leadership saudita nel mondo arabo-sunnita. Inoltre, protrarre l’impegno militare porterebbe ad un prolungamento delle dinamiche del conflitto, pesando notevolmente sull’erario statale saudita.

Al contempo, tali sviluppi potrebbero avere dei riflessi anche sul piano regionale, non solo per la nota ritrosia USA a farsi ancora coinvolgere in operazioni offensive in Yemen, ma soprattutto per quel che riguarda il dialogo in corso a Baghdad tra sauditi e iraniani. Teheran, infatti, vede nella presa di Marib e in una possibile resa delle forze filo-governative nel conflitto un modo per estendere la sua influenza in Yemen e nei domini marittimi adiacenti. Tuttavia, sebbene gli Houthi abbiano beneficiato del sostegno militare ed economico iraniano, questi si sono mostrati più volte attori autonomi e non meri strumenti delle strategie di Teheran, che ad ogni modo sembrerebbe poco interessata ad una de-escalation nel Paese. In conclusione, la conquista di Marib potrebbe segnare le sorti del Yemen, dando un forte vantaggio agli Houthi e condannando le forze filo-governative a perdere terreno e risorse preziose. L’intervento saudita potrebbe ricalibrare le carte in tavola, anche se le direttive di Riyadh rimangono ancora incerte. Tutti elementi, quindi, che generano non poche preoccupazioni per il Regno di Salman e che giocano innegabilmente a suo sfavore. In tutto ciò un elemento è assolutamente chiaro: la strada per la diplomazia si dimostra decisamente in salita e non sembra emergere da nessuna parte la volontà di tornare alle trattative.

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