Trump o Harris: Il Futuro della Politica Estera Americana dopo le Elezioni
Poche volte è capitato nella storia recente che le elezioni statunitensi fossero così tanto attese e circondate da un gigantesco carico di aspettative, soprattutto fuori dai confini del Paese. In generale, esiste la percezione che l’esito della serrata battaglia tra Donald Trump e Kamala Harris sia in grado di determinare i destini del Mondo ed indirizzare il corso della politica internazionale in direzioni opposte e dicotomiche. Tale sentimento è frutto di notevoli fattori, più o meno razionali, e affonda le sue radici, purtroppo, anche nel senso di impotenza che attanaglia l’Europa e che attende il nuovo inquilino della Casa Bianca come si attende un’indispensabile guida nell’incapacità di prendere decisioni forti e nette. Sfortunatamente, il risultato finale delle presidenziali americane potrebbe incidere meno di quanto l’Europa si aspetta e, soprattutto, potrebbe farlo prevalentemente a livello tattico e di gestione contingente dei due maggiori conflitti attualmente in corso: quello russo-ucraino e quello israelo-palestinese-iraniano.
Infatti, sussistono fattori strategici, scelte politiche e investimenti di lungo periodo che hanno già condizionato la condotta e la direzione internazionale degli Stati Uniti e sui quali tanto Trump quanto Kamala Harris potranno intervenire relativamente: lo spostamento del baricentro verso l’Asia, la conflittualità con la Cina, la corsa all’egemonia tecnologica, la messa in sicurezza della filiera delle materie prime critiche, la perdita di centralità europea e la transizione energetica. In questo scenario, la guerra tra Mosca e Kiev e quella tra Tel Aviv e Teheran sono preoccupazioni di breve e medio periodo o addirittura fastidiosi grattacapi che si vuole risolvere in fretta e a costo ridotto e non punti focali sui quali impostare il futuro della nazione e del Mondo.
In questo lavoro, il Centro Studi Internazionali ha voluto ribadire l’essenza dei fattori strategici di lungo periodo e ha provato ad analizzare quali differenze potrebbero caratterizzare la politica estera americana in caso di vittoria della Harris o di Trump. Nel farlo, l’Istituto ha affiancato alle tradizionali analisi le riflessioni di grandi professionisti del giornalismo italiano, precisamente quelle di tre attenti osservatori e profondi conoscitori delle dinamiche politiche, economiche e di sicurezza statunitensi, italiane e globali: Stefano Polli, Vicedirettore dell’agenzia ANSA, Gianluca di Feo, corrispondente esperto di questioni di Difesa e Sicurezza per La Repubblica, e Federico Fubini, Vicedirettore ad personam del Corriere della Sera. L’intento di ospitare questi contributi è quello di garantire la pluralità di voci, di contenuti e di approcci al fine di delineare un quadro quanto più complesso ed esaustivo possibile di un fenomeno di complicata lettura come le elezioni statunitensi.