L’effetto Trump sul futuro delle relazioni USA-Giappone
Asia & Pacific

L’effetto Trump sul futuro delle relazioni USA-Giappone

By Elisa Querini
02.21.2025

Tra il 6 e l’8 febbraio, il Primo Ministro giapponese Shigeru Ishiba si è recato in visita ufficiale negli Stati Uniti, dove ha incontrato il Presidente Donald Trump. Ishiba è il secondo leader a recarsi a Washington dal giorno dell’insediamento, segnalando l’importanza attribuita all’alleato asiatico e la volontà di Tokyo di agire per mitigare gli effetti dell’imprevedibilità della nuova amministrazione. Oltre agli elementi strategici, relativi alla sicurezza nell’Indo-Pacifico, al centro dei dialoghi vi sono stati fattori economici e commerciali. Il Giappone, infatti, resta estremamente rilevante per gli Stati Uniti, in quanto maggiore investitore estero nel Paese, con 783 miliardi di dollari in investimenti esteri diretti nel 2023, e detenendo un surplus commerciale di circa 68 miliardi di dollari nel 2024.

Durante l’incontro, Ishiba si è dimostrato disponibile a venire incontro alle richieste statunitensi, sperando probabilmente di ottenere alcune esenzioni da future tariffe. Tuttavia, le concessioni a cui si è prestato Ishiba non hanno risparmiato Tokyo da incertezze e probabili frizioni tra i due Paesi. In primo luogo, il Primo Ministro si è impegnato a raggiungere la soglia ambiziosa di un trilione di dollari in investimenti negli Stati Uniti, anche nell’ottica di rafforzare le relazioni bilaterali in termini di sicurezza e cooperazione economica. Si segnala che, in base alla dichiarazione congiunta dei due leader, è presumibile che tali investimenti interesseranno soprattutto i settori dell’energia, della difesa e delle nuove tecnologie critiche, in particolar modo l’IA, il quantum computing e i semiconduttori. Inoltre, tra le imprese giapponesi che dovrebbero investire negli USA, il Primo Ministro giapponese avrebbe nominato Toyota e Isuzu.

Durante l’incontro, il Presidente Trump ha dichiarato l’esenzione del Giappone da tariffe, a patto che il deficit della bilancia commerciale tra i due Stati venga azzerato. Tuttavia, in attesa di comprendere quali strategie verranno implementate al fine di ridurre il deficit commerciale tra i due Paesi, il 10 febbraio gli Stati Uniti hanno imposto una tariffa del 25% su acciaio e alluminio che entrerà in vigore il 12 marzo e, al momento, dovrebbe colpire anche Tokyo. Il Ministro per l’Industria Yoji Muto, anche alla luce dell’incontro di Washington, ha comunque già richiesto l’esenzione del Giappone dalle tariffe, le quali potrebbero impattare sulla produzione di circa 123 beni legati, tra le altre cose, ai settori dell’aviazione e della produzione di chip. Tuttavia, una decisione definitiva sul tema non è ancora stata presa dall’amministrazione americana. A preoccupare Tokyo, oltre alle tariffe su acciaio e alluminio, è anche la possibilità che vengano introdotti nuovi dazi sulle automobili, apparentemente previsti per il 2 aprile e non discussi durante il vertice tra i leader. Il danno, in questo caso, per Tokyo sarebbe significativo, anche considerando che i beni del settore automobilistico rappresentano più del 30% dell’export giapponese verso gli Stati Uniti, di fatto principale mercato per questo segmento dell’industria della potenza asiatica.

Gli Stati Uniti, intanto, sono anche riusciti ad ottenere il via libera all’aumento delle esportazioni di gas naturale liquido (GNL) verso il Giappone e la partecipazione di Tokyo nel progetto GNL Alaska, dal valore di 44 miliardi di dollari. Il Giappone è, di fatto, il secondo importatore di GNL al mondo, dopo la Cina, ottenendo dagli Stati Uniti, secondo i dati del 2023, circa l’8% del proprio fabbisogno annuale. In merito al progetto, tuttavia, permangono dubbi della controparte giapponese relativi agli alti costi della struttura e ai tempi di realizzazione della stessa che potrebbe essere completata non prima del 2031.

L’elevato grado di incertezza che caratterizza il futuro prossimo dei rapporti tra Giappone e Stati Uniti, passa anche per i dossier relativi alle rispettive società di produzione dell’acciaio, Nippon Steel e US Steel. L’acquisizione dell’impresa statunitense da parte dei giapponesi, i quali hanno presentato un’offerta tra i 14 e i 15 miliardi di dollari, era stata bloccata dalla precedente amministrazione Biden con una decisione che ha spinto le aziende a fare ricorso ad azioni legali. Sul tema, durante il summit i due leader sembravano aver trovato un punto d’incontro, optando per un investimento della controparte giapponese, ma la notizia sembrerebbe aver colto di sorpresa entrambe le realtà aziendali. Sebbene non sia ancora chiaro come si svilupperanno le dinamiche, sulla questione Tokyo sembra disposta ad assecondare la volontà di Washington che, molto probabilmente, non concederà l’acquisizione, avendo Trump paventato solamente la possibilità di una partecipazione minoritaria per la Nippon Steel all’interno della U.S. Steel.

Durante il vertice, un tema fondamentale delle relazioni bilaterali non affrontato è stato quello relativo ai costi legati alla presenza di truppe statunitensi in Giappone. Non si esclude, però, che Trump possa tentare di mettere sotto pressione Tokyo per assumersi un onere maggiore nel sostenere le spese della presenza americana nel Paese, almeno nel medio-lungo periodo. Nel 2027, infatti, dovrebbe scadere l’attuale Host Nation Support agreement, che tratta i pagamenti sostenuti dal Giappone ed ha cadenza quinquennale. Per il momento, sembra che la questione non sia sul tavolo, probabilmente anche grazie all’obiettivo dell’esecutivo giapponese di raggiungere una spesa per la difesa pari al 2% del GDP nell’anno fiscale 2027, prospettiva accolta con favore da Trump. A fine dicembre, difatti, il Gabinetto giapponese aveva approvato un budget per il settore da 55 miliardi di dollari. Tuttavia, la spesa fa parte della proposta del nuovo budget nazionale, che necessita l’approvazione dell’Assemblea Legislativa entro l’inizio del nuovo anno fiscale il 1° aprile. Al tal proposito, Ishiba guida un esecutivo piuttosto indebolito dalle ultime elezioni indette ad ottobre e rischia di non riuscire ad ottenere il sostegno necessario per confermare il budget. Il Governo, capeggiato dal Partito Liberal Democratico (PLD), si trova ad affrontare una situazione interna alquanto delicata, in quanto sembra che il Partito Popolare Democratico (PDP) si opporrà all’approvazione del budget annuale, a meno che non venga aumentata la soglia di esenzione fiscale sui salari. Viste le difficoltà nel negoziare con il PDP, pare che il PLD abbia intenzione di avvicinare anche il Nippon Ishin no Kai che, come leva negoziale, richiederebbe l’ampliamento del supporto statale nel settore dell’istruzione. Entrambe le richieste mettono in difficoltà la situazione economica del Paese e rischiano di compromettere l’approvazione del budget e la stabilità del Governo.

In questo quadro, il Giappone rimane quindi un attore fondamentale per le relazioni economiche statunitensi e un alleato cruciale per la politica americana nell’area dell’Indo-Pacifico. Nondimeno, è prevedibile che il rapporto tra i due Governi non rimarrà privo di frizioni. La capacità di Ishiba di costruire un rapporto d’amicizia con Trump, come precedentemente tentato dal Primo Ministro Abe Shinzo, rappresenta un fattore praticamente imprescindibile per smorzare eventuali tensioni. Tuttavia, l’attuale contesto interno, caratterizzato da un precario equilibrio, che potrebbe colpire direttamente lo stesso Ishiba, minaccia di indebolire la posizione giapponese nei negoziati relativi ai numerosi dossier critici.

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