Intelligence and Defence Update n°60
Sommario: Arabia Saudita, Australia, Corea del Sud, Germania, Iraq,
Arabia Saudita
La divisione canadese della General Dynamics Land Systems si è aggiudicata un contratto del valore di 10 miliardi di dollari (elevabili a 13 con le opzioni) e della durata di 14 anni per la fornitura di veicoli blindati leggeri alle Forze Armate dell’Arabia Saudita.
Non sono stati forniti dettagli circa la tipologia e la quantità dei veicoli oggetto della commessa, ma poichè essi verranno prodotti nello stabilimento di London, in Ontario, è presumibile che si tratti dei LAV 8x8, già in dotazione all’Esercito canadese, e/o degli Ocelot 4x4, già in dotazione alle forze armate inglesi, entrambi prodotti, per l’appunto, nella fabbrica in questione.
I primi veicoli verranno prodotti a partire dal 2016 e saranno, probabilmente, varianti di modelli già esistenti. L’accordo include la manutenzione dei veicoli e l’addestramento del personale, che avverrà sia in Canada che in territorio saudita.
Uno dei principali requisiti sauditi riguarda il controllo dei propri confini con l’Iraq e lo Yemen. Un veicolo blindato, ma ruotato, quindi agile e veloce, si rivelerebbe decisamente adatto al pattugliamento di ampi tratti di terreno sterrato, per di più in un ambiente ostico come quello desertico.
L’accordo è stato raggiunto in una fase di raffreddamento dei rapporti tra USA e Arabia Saudita. Riyad, infatti, non vede di buon occhio il progressivo allontanamento americano dal Medio Oriente, a maggior ragione nel momento in cui esso si traduce, da parte di Washington, in un tentativo di ravvicinamento all’Iran e in una serie di tentennamenti sullo scenario siriano.
Nonostante questo, l’Arabia Saudita si è segnalata negli ultimi tempi come uno dei principali acquirenti di armamenti nordamericani. La commessa saudita costituisce il più grande contratto nel settore dell’export militare della storia canadese e rappresenta un’occasione preziosa per General Dynamics, a maggior ragione alla luce dei tagli al budget militare statunitense.
Australia
Il Ministero della Difesa australiano ha annunciato l’acquisto di otto aerei per il pattugliamento marittimo Boeing P-8A Poseidon, con un opzione per ulteriori quattro velivoli. Il contratto ha un valore di 3,6 miliardi di dollari e le prime consegne sono previste nel 2017, da completarsi entro il 2021.
Basato sulla piattaforma dell’aereo di linea 737-800, il Poseidon è un aereo multimissione pensato per il pattugliamento marittimo a lungo raggio e per operazioni anti-sommergibile, anti-nave e ISR (Intelligence, Surveillance, Reconnaissance). L’acquisizione dei P-8A permetterà alle Forze Armate australiane di incrementare sensibilmente le proprie capacità di pattugliamento marittimo e di soddisfare un requisito operativo che, data l’estensione delle acque territoriali, viene giustamente ritenuto di fondamentale importanza dalle autorità di Canberra.
Il P-8A sostituirà progressivamente gli ormai vetusti P-3 Orion e in ciò sarà affiancato dai droni MQ-4C Triton. In questo modo dovrebbe essere ottenuta, inoltre, una maggiore interoperabilità con la US Navy nella conduzione delle operazioni di pattugliamento, poiché anche gli Americani prevedono di dotarsi, a partire dal 2017, degli UAV di Northrop Grumman.
La notizia si inserisce in un quadro caratterizzato dall’acquisizione generalizzata da parte dei Paesi dell’Asia-Pacifico di maggiori capacità nel campo della sorveglianza marittima. Il rafforzamento di queste capacità è ritenuto, infatti, di primaria importanza per il controllo delle rotte commerciali e per il presidio delle acque territoriali, soprattutto alla luce delle numerose e complicate dispute in corso tra i Paesi dell’intera area.
Il Giappone è in predicato di sostituire la propria flotta di Lockheed Martin P-3C con il programma nazionale P-1, guidato da Kawasaki Heavy Industries. La Corea del Sud sta pianificando l’upgrade elettro-ottico dei propri P-3C. L’India ha ordinato otto P-8I Neptune, una variante del Poseidon, e si è riservata l’opzione per ulteriori quattro esemplari, una volta consegnato il primo lotto.
Corea del Sud
La Corea del Sud ha in programma di finalizzare l’acquisto di 40 F-35A entro la fine del 2014, stando a quanto riferito dalla Defense Acquisition Program Administration del governo di Seoul.
La notizia giunge alla fine di un percorso che, inizialmente, aveva visto le autorità sudcoreane selezionare, per una commessa del valore di 7,7 miliardi di dollari, 60 Boeing F15SE, destinati a sostituire gli ormai vetusti F-4 e F-5 dell’Aeronautica. L’esito della gara, però, era stato successivamente messo in discussione, poiché i cacciabombardieri di Boeing, sebbene fossero gli unici a soddisfare i criteri economici fissati dal bando di gara e costituissero un upgrade semi-stealth del modello originale, mancavano di quelle caratteristiche full-stealth ritenute fondamentali dai vertici delle Forze Armate. Il bando era quindi stato riaperto e opportunamente modificato nei requisiti tecnici ed economici, in modo da agevolare la selezione del Lightning II di Lockheed Martin.
Il ripensamento è stato giustificato sia alla luce dei probabili scenari operativi, laddove ad esempio diventi necessario penetrare in profondità lo spazio aereo nordcoreano, sia in virtù del fatto che Cina e Giappone si stanno dotando di aerei stealth.
Gli F-35A dovrebbero entrare in servizio tra il 2018 e il 2022 ed è prevista un’opzione per altri 20 velivoli, per i quali, almeno formalmente, rimangono in lizza sia il Silent Eagle che l’Eurofighter Typhoon. Non si può escludere, però, che l’opzione venga esercitata per l’acquisto dell’F-35B, a decollo corto e ad atterraggio verticale, la stessa di cui disporrà l’Italia per l’impiego sulla portaerei Cavour. Il programma navale sudcoreano, infatti, prevede la costruzione di due portaerei di stazza simile alla Cavour, di circa 30 mila tonnellate, pensate appunto per imbarcare elicotteri e cacciabombardieri STOVL.
Germania
Dando seguito ad una decisione già presa nel 2011, il Ministero della Difesa tedesco ha comunicato la riduzione degli ordinativi totali dell’Eurofighter Typhoon da 180 a 143, a fronte di 112 esemplari già consegnati alla Luftwaffe.
I 37 aerei in meno, originariamente destinati alla Germania, avrebbero fatto parte della tranche 3B, il cui completamento, a questo punto, rischia di non andare in porto, poiché nessuno degli altri Paesi partner ha ancora deciso se portarne avanti o meno l’acquisizione e in quali quantità. Una decisione definitiva da parte delle autorità britanniche, italiane e spagnole è attesa per la metà del 2014 e riguarda la sorte di ben 87 velivoli.
Nel 2009, per venire incontro alle crescenti difficoltà finanziarie dei Paesi membri del consorzio Eurofighter, il terzo lotto era stato suddiviso in due tranche ulteriori: la 3A, da 112 esemplari, e la 3B, originariamente composta da 124 velivoli. La produzione del lotto 3A dovrebbe essere completata nel 2018.
Ad oggi sono quasi 450 gli Eurofighter (tranche 1 e tranche 2) già consegnati ai quattro Paesi partner, all’Austria e all’Arabia Saudita, a cui bisogna aggiungere la commessa in Oman, prevista a partire dal 2017. Da segnalare, inoltre, il recente fallimento delle trattative tra Regno Unito e Emirati Arabi Uniti, concernenti la fornitura di 60 Typhoon per un valore complessivo di 6 miliardi di sterline.
Nonostante il taglio tedesco, il recente accordo tra Arabia Saudita e BAE Systems sul prezzo degli ultimi 48 velivoli tranche 3 (con spiccate capacità aria-suolo) consente al consorzio Eurofighter di guardare con fiducia al futuro. Infatti, grazie ai finanziamenti sauditi sarà possibile completare lo sviluppo multiruolo del Typhoon (grazie all’introduzione del radar AESA e all’integrazione dei missili da crociera Storm Shadow) portando il velivolo alla maturità e rendendolo più competitivo sul mercato export.
Iraq
La Commissione Esteri del Senato USA ha finalmente approvato la vendita all’Iraq di 24 elicotteri Apache AH-64E, per un valore complessivo di 6,2 miliardi di dollari. L’accordo è suddiviso in due parti: la prima riguarda la fornitura degli elicotteri, per un valore di 4,8 miliardi di dollari, mentre la seconda riguarda l’erogazione delle attività di addestramento, per un valore di 1,37 miliardi di dollari. L’addestramento sarà possibile grazie al leasing di sei elicotteri, disponibili entro l’estate 2014, mentre gli altri dovrebbero essere consegnati non prima di tre anni.
Gli AH-64E permetteranno all’Iraq, in particolare, di rafforzare la protezione delle proprie infrastrutture petrolifere, oltre a fornire capacità superiori nel supporto ravvicinato, nella ricognizione armata e nella guerra anti-carro.
L’acquisto degli Apache, però, porterà a tre le linee di elicotteri d’attacco in dotazione all’Esercito iracheno, con costi d’esercizio presumibilmente notevoli. L’anno scorso, infatti, l’Iraq ha ordinato 40 elicotteri Mi-35 Hind-E e 40 Mi-28 Havoc di fabbricazione russa, le cui consegne sono già iniziate.
Il governo di Nouri al-Maliki è alle prese con una recrudescenza dell’insurrezione sunnita, in particolare nella provincia di Anbar, dove ampie porzioni di territorio sono finite sotto il controllo del gruppo “Stato IsIamico dell’Iraq e del Levante” (ISIS), peraltro attivo anche in Siria. Gli Apache erano quindi attesi da tempo, ma la Commissione Esteri del Senato americano si era sempre opposta alla vendita per l’elevato livello di sofisticazione di tali elicotteri d’attacco.
Nonostante Washington non veda di buon grado gli attualmente buoni rapporti tra Baghdad e Teheran, il valore delle vendite di armamenti tra Stati Uniti e Iraq ha superato, negli ultimi anni, i 10 miliardi di dollari, complice la necessità di fronteggiare la minaccia qaedista e di garantire un minimo di stabilità politico-istituzionale in uno dei Paesi più importanti del Medio Oriente.