Geopolitical Weekly n.331
Xi Jinping in visita a Pyongyang: la Cina ribadisce il suo ruolo nel dialogo con la Corea del Nord
Giovedì 20 giugno il Presidente cinese Xi Jinping si è recato nella capitale nordcoreana Pyongyang, insieme al Ministro degli Esteri Wang Yi e altri ufficiali, per una visita di due giorni volta a rilanciare i rapporti tra i due Paesi. In particolare, durane il bilaterale con il leader nordcoreano Kim Jong-un, Xi sembra aver proposto aiuti economici al vicino in cambio di una ripresa delle negoziazioni per il disarmo nucleare del Paese, che si erano interrotte dopo il fallimento del vertice di Hanoi del 27-28 febbraio 2019 tra il leader nordcoreano e il Presidente statunitense Donald Trump.
Primo viaggio ufficiale del Presidente cinese in Corea del nord, la visita è stata l’occasione per la Cina di ribadire il proprio ruolo di interlocutore per eccellenza del governo di Pyongyang. Nonostante Cina e Corea del Nord siano storicamente in buoni rapporti, nell’ultimo decennio la corsa al nucleare avviata dal regime nordcoreano aveva spazientito la Cina, timorosa che l’attenzione internazionale suscitata dalle ambizioni di Pyongyang provocasse una pericolosa corsa alle armi a ridosso dei propri confini. L’insofferenza nei confronti della politica di Kim Jong-un aveva spinto le autorità di Pechino ad allinearsi alle critiche provenienti dalla Comunità Internazionale e ad aderire alle sanzioni contro la Corea del Nord proposte dal Consiglio di Sicurezza ONU.
La rivalutazione del rapporto con Pyongyang da parte cinese si inserisce nel più ampio contesto della rivalità Con gli Stati Uniti. Infatti, in un momento in cui la guerra commerciale e tecnologica ha raffreddato notevolmente il dialogo tra Pechino e Washington, questo incontro può infatti essere letto come un chiaro messaggio all’Amministrazione statunitense della centralità della Cina nel processo di dialogo per la denuclearizzazione della Corea del Nord, da utilizzare come carta da giocare sul tavolo della guerra commerciale. Presumibilmente, Xi spera di poter portare dei risultati in termini di ripresa dei negoziati al Presidente Trump, che incontrerà al G20 della settimana prossima a Osaka, in Giappone.
Dal canto suo, la Corea del Nord, economicamente stremata dalle sanzioni, ha accolto positivamente l’arrivo di Xi, sperando che una distensione dei rapporti con la Cina serva ad alleviare le sanzioni. Sebbene sia improbabile che le sanzioni vengano effettivamente sospese, gli aiuti economici promessi dalla Cina in cambio del riavvio dei negoziati potrebbe permettere alla Corea del Nord di aggirare, almeno parzialmente, gli effetti delle sanzioni, e presentarsi in una posizione più forte ai prossimi negoziati con gli Stati Uniti.
Iran: aumentano le tensioni con gli Stati Uniti
Lo scorso 17 giugno, Behrouz Kamalvandi, portavoce dell’Organizzazione dell’Energia Atomica iraniana (AEO), ha annunciato la decisione delle autorità di riprendere la produzione di uranio arricchito e di essere in grado di sforare il limite di 300 chili di scorte di combustibile nucleare . In questo modo, violerà le disposizioni stabilite dal Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA).
Il JCPOA è un accordo nucleare sancito nel 2015 dai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU più la Germania e l’UE con l’Iran. Questo accordo era nato con l’obiettivo di arrestare l’arricchimento nucleare iraniano in cambio di una revoca delle sanzioni contro il Paese. Tuttavia, l’uscita dal JCPOA degli Stati Uniti nel maggio 2018 e la conseguente reintroduzione delle sanzioni hanno vanificato, di fatto, i prospettati benefici economici che sarebbero dovuti derivare per l’Iran e ha portato il governo di Teheran a pensare di fare un passo indietro rispetto a quanto pattuito. Le sanzioni imposte dagli Stati Uniti, infatti, hanno causato gravi conseguenze sulle condizioni locali, in quanto molte aziende internazionali hanno interrotto ogni transazione economica con l’Iran per il timore di restare esclusi dal mercato statunitense. Gli effetti sono stati dunque significativi in quanto hanno provocato severi danni all’economia interna e la popolazione si è ritrovata con un accesso limitato a beni primari quali medicine e cibo.
La dichiarazione dell’Iran riguardante il JCPOA è solo un ultimo episodio del peggioramento dei rapporti tra Iran e Stati Uniti. Una maggiore escalation delle tensioni si è verificata lo scorso 13 giugno, quando due petroliere sono rimaste danneggiate in seguito all’esplosione di due ordigni nel Golfo di Oman. A ciò è seguito un durissimo scambio di accuse fra USA e Iran, nel quale Trump ha accusato l’Iran di essere responsabile dell’attacco, mentre Teheran ha ipotizzato un’azione ordita degli USA, in collaborazione con altri stati della regione del Golfo, ai danni della Repubblica Islamica. Benchè entrambi i governi abbiano dichiarato di non volere un conflitto armato nella regione, l’annuncio del Pentagono di mandare altre 1000 truppe in Medio Oriente e l’abbattimento da parte iraniana di un drone statunitense contribuiscono ad innalzare il livello di tensione nell’area e potrebbero causare una rapida escalation della crisi.