Al-Kadhimi a Riyadh per un Iraq più bilanciato
Middle East & North Africa

Al-Kadhimi a Riyadh per un Iraq più bilanciato

By Giuseppe Palazzo
04.06.2021

Il 31 marzo il Primo Ministro iracheno Mustafa al-Kadhimi si è recato per la prima volta a Riyadh per prendere parte ad un summit bilaterale con le autorità dell’Arabia Saudita. Particolare enfasi e rilevanza ha assunto il suo colloquio con il Principe ereditario Mohammed bin Salman.

Il viaggio del Premier iracheno arriva in un momento propizio per il rilancio del dialogo bilaterale, specie dopo che i due Paesi hanno riaperto il valico terrestre di frontiera di Arar (novembre 2020) per la prima volta da quando Riyadh ha interrotto i rapporti diplomatici con Baghdad nel 1990, a seguito dell’invasione del Kuwait da parte dell’esercito di Saddam Hussein.

L’incontro tra al-Kadhimi e bin Salman è stato molto proficuo sia in chiave politica sia in ottica economica: oltre a discutere di nuove iniziative congiunte in materia di sicurezza delle frontiere, durante il bilaterale le parti hanno firmato cinque accordi nel campo commerciale, finanziario, economico, culturale e dei media, e un Memorandum d’intesa riguardante una roadmap per rafforzare i rapporti politici tra sauditi ed iracheni. I progressi tra Baghdad e Riyadh nella cooperazione economica hanno portato anche all’annuncio di un contributo saudita da 3 miliardi di dollari per l’istituzione di un fondo che mira ad aumentare notevolmente gli investimenti dei Paesi del Golfo in Iraq. Dopo Riyadh, al-Kadhimi si è recato in visita ad Abu Dhabi (4 aprile), firmando anche qui un’intesa per la creazione di un fondo comune da 3 miliardi di dollari per l’attrazione e la promozione degli investimenti nei settori strategici iracheni e la formazione di un Comitato d’affari tra Iraq e Emirati Arabi Uniti.

Questi ultimi sviluppi nel rafforzamento dell’asse tra Iraq e Paesi del Golfo si inseriscono in una serie di manovre e iniziative di carattere economico-energetico che mirano a bilanciare la politica estera di Baghdad, in funzione delle forze pro-arabe e in chiave anti-iraniana. Ne è un segno di ciò, i tentativi di integrazione della rete elettrica irachena, dipendente dalle forniture iraniane, con quella del Golfo, via Kuwait (benché il processo sia ancora in corso di progettazione). Altri elementi in tal senso sono i progetti analoghi portati avanti con Giordania ed Egitto. Il dinamismo diplomatico della Presidenza al-Kadhimi è un chiaro indicatore degli interessi e degli obiettivi di Baghdad, che punta ad un costante smarcamento/contenimento dell’influenza iraniana – la quale è ancora estremamente pervasiva sia per la forza delle milizie sciite irachene sia per i contatti con parte degli apparati politici iracheni –, in una prospettiva di maggiore diversificazione dei rapporti internazionali del Paese.

Infatti, un tema molto sentito all’interno del dibattito iracheno-saudita ha riguardato il ruolo delle milizie sciite filo-iraniane, specie dopi i razzi lanciati da queste ultime verso obiettivi civili in territorio saudita. L’Iraq si è impegnato a non permettere che la sicurezza di Riyadh venga minacciata dal territorio iracheno e ha parlato di “tentativi esterni” miranti a compromettere le relazioni bilaterali. Un’accusa probabilmente rivolta alle milizie irachene che nel gennaio 2021 hanno rivendicato alcuni lanci verso la capitale saudita anche al fine di sminuire l’affidabilità dello Stato iracheno di fronte ai rivali dell’Iran.

Oltre alla ricerca di sponde con i Paesi del Golfo, l’Iraq sta coltivando importanti relazioni con Giordania ed Egitto nel tentativo di costruire una sorte di asse indipendente rispetto alla logica tripolare dei blocchi esistente nel Grande Medio Oriente. Non a caso, questi tre Paesi hanno in comune una volontà di disallinearsi – almeno parzialmente – dai propri alleati più stretti al fine di non farsi trascinare in rivalità a somma zero. Se da un lato Giordania ed Egitto sono costretti a complessi equilibrismi dettati da logiche regionali, l’Iraq deve necessariamente sottrarsi dall’essere teatro del confronto tra Stati Uniti e Iran e trovare un’intesa con potenze regionali che non implichi il farsi ulteriori nemici.

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