Terrorismo Viterbo, Margelletti (Ce.SI). “Allarme alto, durerà 30 anni”
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Terrorismo Viterbo, Margelletti (Ce.SI). “Allarme alto, durerà 30 anni”

14.03.2018

Terrorismo, arrestato a Viterbo un cittadino di origine lettone segnalato dall’Fbi. Parla a Lo Speciale il Presidente del Centro Studi Internazionali Andrea Margelletti. L’indagine nei confronti del 24enne è nata da una segnalazione del Fbi: il giovane aveva postato sui social media una serie di apprezzamenti nei confronti di Saipov Sayfullo, l’estremista islamico che il 31 ottobre del 2017 ha investito e ucciso su una pista ciclabile di New York otto persone. All’interno dell’abitazione i poliziotti hanno sequestrato diversi precursori per la fabbricazione di ordigni artigianali e un oggetto di cartone di forma cilindrica, riempito di una polvere la cui natura deve ancora essere accertata, all’interno del quale erano state incollate diverse monete di piccole dimensioni.

Professore, dopo una campagna elettorale in cui no0n si è più parlato di emergenza terrorismo e del pericolo di attacchi, oggi a farci ricordare che i potenziali terroristi sono fra noi questo caso che viene da Viterbo. Ma com’è davvero la situazione?

“L’allarme terrorismo non è mai cessato, semmai è cessato il piano della percezione mediatica. I giornalisti ovviamente seguono la notizia e se la notizia non c’è il pericolo non si vede. Poi c’è il piano della realtà che non segue le notizie ma affronta la prevenzione dei problemi sul lungo termine. Chi si occupa di terrorismo sa perfettamente che dal 2001 l’allarme è stato sempre alto, non è mai cessato. Il fenomeno terroristico che stiamo vivendo in quest’epoca è un fenomeno carsico: emerge, si fa vedere e poi scompare. Ma quando scompare non significa che è inattivo ma che sta scavando gallerie. L’assenza di notizie non significa assenza del fenomeno che è epocale e andrà avanti per i prossimi trent’anni. Per questo è impossibile parlare di emergenza terrorismo nel momento in cui non è possibile stabilire una fine determinata”.

Il lettone di Viterbo era stato individuato per un post in cui elogiava un terrorista responsabile di una strage. Ma quante possibilità ci sono che un simpatizzante del fondamentalismo, poi passi all’azione?

“Iniziamo con il dire che fino ad oggi sono stati molti di più gli attentati che si è riusciti a sventare di quelli compiuti. Parliamo di reti, e una rete per quanto fitta ha sempre dei buchi attraverso i quali passare. Quello che è importante è chiudere la ferita prima che vada in cancrena. Il problema non è evitare che un potenziale terrorista arrivi alla fine, ma fermarlo prima che possa spingere il pulsante. Nel momento in cui le forze dell’ordine e la magistratura hanno sentore che un soggetto presenta delle criticità, è necessario stroncare il rischio sul nascere. Anche per far capire agli altri che in Italia hanno poche possibilità di manovra”.

La segnalazione di questo soggetto è avvenuta da parte dell’Fbi. Quanto è importante il lavoro di intelligence con lo scambio di informazioni fra polizie e servizi segreti internazionali?

“Non è importante, è fondamentale. Nell’ambito della lotta al terrorismo le intelligence occidentali e quelle nordafricane sono totalmente integrate. Non esiste operazione contro il terrorismo che non sia frutto del lavoro di tanti, sia a livello nazionale che internazionale. E’ una filiera infinita”.

Viterbo è un capoluogo di provincia relativamente tranquillo. Come mai spesso questi potenziali terroristi vivono proprio in centri apparentemente estranei ai cosiddetti obiettivi sensibili? Anche questa è una strategia?

“La motivazione è esclusivamente economica. Anche i possibili terroristi devono mantenersi e la vita nei piccoli centri costa meno che nelle grandi città. Prima che terroristi questi sono cittadini e la vita a Viterbo è molto meno cara che a Roma o a Milano. Ciò non toglie che l’attentato possa essere pure compiuto altrove, ma non c’è nessuna strategia. Ripeto, è solo un discorso di natura economica. Anche queste persone devono procurarsi da vivere e non possono certo permettersi di abitare dove la loro condizione non gli consentirebbe di farlo”.

Fonte: Lo Speciale

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