Una prospettiva tattica sugli attacchi terroristici in Daghestan
Terrorismo e Radicalizzazione

Una prospettiva tattica sugli attacchi terroristici in Daghestan

Di Emmanuele Panero e Andrea Russo
02.07.2024

La sera del 23 giugno un commando terroristico ha compiuto una serie di attacchi coordinati contro obiettivi plurimi in due città del Daghestan, Stato federato della Federazione Russa situato nel Caucaso Orientale. All’incirca alle 18 ora locale, infatti, due gruppi distinti di attentatori hanno aperto il fuoco in maniera pressocché simultanea contro alcuni luoghi di culto ebraici e ortodossi nelle città costiere di Derbent e Makhachkala, distanti circa 130 chilometri l’una dall’altra. L’articolata e protratta azione terroristica ha causato la morte di 21 persone, tra cui 16 membri delle forze dell’ordine, ed il ferimento di non meno di 46 individui.

L’attacco è iniziato nella città di Derbent, dove due attentatori hanno dapprima assaltato la sinagoga Kele-Numaz, punto di riferimento per la storica comunità ebraica stanziata nel Caucaso Orientale. Adoperando armi automatiche e bottiglie Molotov, i terroristi hanno appiccato il fuoco all’edificio, causando la morte di quattro persone, tra le quali un poliziotto. La struttura è stata completamente distrutta dalle fiamme, domate solo a notte fonda dai vigili del fuoco. Pochi minuti dopo, a circa un chilometro dalla sinagoga, gli assalitori hanno ripetuto la stessa azione nei confronti della Chiesa dell’Intercessione della Beata Vergine Maria. Qui hanno assassinato l’Arciprete Nikolai Kotelnikov, figura di primo piano per il culto ortodosso di Derbent. Da quanto emerso dall’analisi dei messaggi scambiati dagli attentatori, il sacerdote sessantaseienne era tra gli obiettivi principali dell’attacco, plausibilmente a causa del suo attivismo a favore del dialogo interreligioso in città.

Al contempo, a Makhachkala, un altro commando di almeno quattro terroristi ha aperto il fuoco contro alcune pattuglie della polizia, uccidendo gli agenti e procedendo ad attaccare prima una sinagoga e, dopo aver sottratto una vettura a dei cittadini locali, la Chiesa dell’Assunzione. Il gruppo di attentatori ha poi sostenuto protratti scontri a fuoco con le forze dell’ordine locali mentre tentava di farsi strada verso la periferia della città, nel corso dei quali tre terroristi sono stati neutralizzati. Il numero effettivo di persone coinvolte nell’attacco non è ancora chiaro, anche alla luce del fatto che il Comitato Nazionale Antiterrorismo della Federazione Russa non ha rivelato quanti sospetti sono stati arrestati in seguito agli eventi. Questo organo, creato tramite ordine esecutivo presidenziale nel 2006, è presieduto dal Direttore del Servizio di Sicurezza Federale (FSB – Federál’naja služba bezopásnosti Rossijskoj Federácii) e coordina tutti i Ministeri e le Agenzie Governative impegnate nel contrasto al fenomeno terroristico sul suolo nazionale. In totale, il Comitato ha confermato la morte di cinque terroristi.

Procedendo ad un’analisi dettagliata dell’azione, è possibile rilevare come il piano seguito dagli attentatori appaia scrupolosamente predisposto e basato su un targeting molto accurato. A differenza di quanto avvenuto nell’attacco al Crocus City Hall di Mosca lo scorso marzo, infatti, i terroristi non hanno aperto il fuoco contro la folla in maniera indiscriminata, ma hanno selezionato con cura i bersagli per poi assaltarli in modo mirato. Ad una preparazione tattica estremamente meticolosa non è tuttavia corrisposta una altrettanto competente condotta sub-tattica. Da quanto è possibile osservare nei video circolati in rete e sui social, i membri del commando hanno adoperato equipaggiamenti piuttosto semplici e di facile reperimento, quali fucili d’assalto di fabbricazione russa (AK-74 e AKS-74U), pistole automatiche e bottiglie Molotov. L’unica eccezione in merito è rappresentata dall’impiego da parte di un membro del commando di una carabina di derivazione AR-15 equipaggiata con un’ottica a ingrandimenti, arma non comune nella regione caucasica. Non sembra che i terroristi disponessero di giubbotti antiproiettile o di altre protezioni individuali, mentre i movimenti tattici, che appaiono anomali ed a tratti maldestri, tradiscono uno scarso, se non nullo, addestramento paramilitare degli stessi. Le incoerenze tra fase preparatoria e fase esecutiva dell’azione indurrebbero a pensare che i due compiti siano stati svolti da cellule differenti, aprendo dunque la questione in merito all’identità degli ipotetici mandanti. I principali indiziati dell’attentato sono lo Stato Islamico del Khorasan (ISIS-K), già responsabile dell’attacco di Mosca, e lo Stato Islamico – Provincia del Caucaso (IS-CP), anche se nessuna rivendicazione è stata ancora avanzata e le autorità di Mosca non hanno attualmente rilasciato alcuna dichiarazione in tal senso.

La risposta russa si è articolata su quattro livelli: oltre alla reazione immediata, ma piuttosto inefficace, della polizia del Dagestan, sono state immediatamente dispiegate le Squadre di Reazione Rapida (Specialnyj Otrjad Bystrogo Reagirovanija) del Ministero dell’Interno locale. In seguito all’instaurazione dello stato di emergenza ed all’attivazione di un’operazione di controterrorismo ad opera della direzione locale dell’FSB, alcune unità del distretto del Caucaso Settentrionale della Guardia Nazionale Russa (Rosgvardia) si sono unite alle ricerche di eventuali ulteriori attentatori. A tale scopo, la Rosgvardia ha inoltre dispiegato un veicolo blindato BTR-80 per pattugliare in sicurezza le strade di Makhachkala. La risposta di livello federale è stata infine completata dall’intervento di personale appartenente alle squadre speciali dell’FSB, probabilmente aliquote del Direttorato “K” del Centro per le Operazioni Speciali (TSsN - Centr special’nogo naznachenija), specializzato nella lotta contro le formazioni jihadiste attive nelle Repubbliche Caucasiche. Nel complesso, le Squadre di Reazione Rapida hanno impiegato circa 40 minuti a raggiungere la zona di operazioni, mentre l’inizio dell’operazione di controterrorismo e il conseguente dispiegamento delle forze federali non sono avvenuti prima delle 20:30 ora locale, a circa tre ore dall’inizio dell’attacco. L’operazione è stata dichiarata conclusa intorno alle 05:30 del mattino seguente.

Il verificarsi di una simile azione terroristica in un’area della Federazione Russia contraddistinta dalla persistenza di noti fenomeni di radicalizzazione evidenzia potenziali criticità per quanto concerne le attività di polizia preventiva, in particolare in termini di penetrazione e sorveglianza dei network fondamentalisti. Analogamente, l’esigenza di dispiegare più livelli di risposta ed i tempi protratti che ciò ha richiesto segnalano possibili vulnerabilità anche nella capacità di reazione ad attentati terroristici e nell’esecuzione di operazioni di controterrorismo, soprattutto con lacune in termini di prontezza delle aliquote di pronto impiego locali. Negli ultimi mesi, l’FSB ha lavorato intensamente per individuare i responsabili dell’attacco al Crocus City Hall, giungendo peraltro ad effettuare molteplici arresti proprio in Daghestan ai primi di aprile. L’apparato di sicurezza russo è tuttavia da due anni e mezzo sensibilmente impegnato in attività correlate al protrarsi dell’Operazione Militare Speciale in Ucraina, incluso con riferimento alla prevenzione di azioni di sabotaggio nel territorio della Federazione e nel controllo del dissenso, comportando un ridimensionamento delle risorse, umane e tecniche, destinate alla prevenzione ed al contrasto della minaccia jihadista. In ultimo, la disarticolazione di taluni meccanismi cooperativi internazionali nel settore della lotta al terrorismo, alla luce del riemergere di una competizione strategica globale multilivello, incluso tra i Paesi dell’Alleanza Atlantica e la Federazione Russa, ha sensibilmente degradato le sinergie transnazionali preesistenti in termini non solo di condivisione delle informazioni, ma anche di apprezzamento e valorizzazione delle stesse, come già evidenziato, quantomeno nelle dichiarazioni ufficiali, proprio in occasione dell’attacco al Crocus City Hall.

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