Ucraina, licenziato il capo del SBU Bakanov
Russia e Caucaso

Ucraina, licenziato il capo del SBU Bakanov

Di Laura Sparascio
20.07.2022

Lo scorso 17 luglio, il Presidente Volodimir Zelensky ha annunciato la sospensione di Ivan Bakanov, capo dello SBU (Sluzhba bezpeky Ukrayiny, Servizio di Sicurezza dell’Ucraina) e del Procuratore Generale Iryna Venediktova a causa di indagini volte ad accertare le loro responsabilità circa l’impreparazione ucraina all’invasione russa del 24 febbraio scorso, l’infiltrazione di agenti russi nelle strutture militari, di sicurezza ed intelligence ucraine ed infine il presunto passaggio di centinaia di funzionari pubblici ucraini al servizio delle forze occupanti russe nei territori conquistati da Mosca. L’ufficio di presidenza non ha ancora resi pubblici i tempi necessari allo svolgimento dell’indagine né chi sostituirà le due cariche anche se, presumibilmente, le loro funzioni saranno svolte dai rispettivi vice.

I dubbi sulla tenuta del SBU e della Procura generale dello Stato erano emersi sin dai primi gironi dell’invasione russa e, nella fattispecie, dalla rapida caduta di Kherson (3 marzo) che aveva rafforzato i sospetti circa possibili forme di collaborazionismo e tradimento tra le fila dei funzionari ucraini. In concreto, la sezione locale del SBU non aveva eseguito l’ordine di far brillare il ponte Antonovskiy, azione che avrebbe potuto rallentare l’avanzata di Mosca. Alcune settimane dopo, il 31 marzo, il capo del direttorato regionale di Kherson del SBU, il Generale Serhiy Kryvoruchko, è stato arrestato con l’accusa di tradimento per aver ordinato l’evacuazione della città senza essersi consultato cojn i suoi superiori. Lo stesso è accaduto al colonnello Ihor Sadokhin, capo del direttorato regionale antiterrorismo, reo di trasmesso ai russi informazioni sensibili circa lo stato ed i movimenti delle truppe ucraine a sud. Anche il capo del dipartimento di sicurezza interna del SBU, il Generale Andriy Naumov, fuggito all’estero poche ore prima dell’invasione russa, è stato arrestato in Serbia il 7 giugno con l’accusa di tradimento.

Secondo quanto dichiarato da Zelensky ci sarebbero 651 procedimenti penali in corso per altro tradimento e collaborazionismo con i servizi russi contro impiegati del SBU, del Ministero della Giustizia, del Ministero dell’Interno e del Ministero della Difesa.

La decisione di Zelensky di sospendere i vertici del SBU e della Procura generale, due personalità a lui molto vicine ben prima dell’inizio della sua carriera politica, testimonia il crescente nervosismo ucraino circa l’attuale momento del conflitto e le difficoltà di arginare la lenta ma costante avanzata russa. Nella sua dimensione operativa, la sospensione dei due funzionari rappresenta il tentativo di affrontare uno dei problemi atavici delle burocrazie ucraine, vale a dire l’infiltrazione russa.

Parallelamente, sotto il profilo politico, l’azione di Zelensky costituisce un messaggio intimidatorio verso i possibili traditori, disertori e collaborazionisti di Mosca. Arduo da capire è quanto queste intimidazioni possano realmente agire da deterrente nei confronti di coloro i quali non condividono la linea governativa della “difesa a oltranza” e preferiscono speculare sull’occupazione e massimizzare i benefici del trattare con il nemico russo.

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