La Federazione Russa colpisce l'Ucraina con un Missile Balistico Intercontinentale
Nelle prime ore della notte del 21 Novembre, le Forze Missilistiche Strategiche della Federazione Russa hanno lanciato un missile balistico intercontinentale (ICBM - Intercontinental Ballistic Missile) dall’Oblast russo sul Mar Caspio di Astrakhan, colpendo la città ucraina di Dnipro. L’azione rappresenta il primo impiego operativo nella storia militare di un ICBM e costituisce una sensibile escalation nel conflitto tra Mosca e Kiev, nonché nel confronto tra il Cremlino ed i partner euro-atlantici dell’Ucraina. Gli ICBM sono stati originariamente concepiti per rilasciare a grandi distanze, per convenzione superiori ai 5.500 chilometri, ordigni nucleari singoli o multipli, rappresentando uno dei tre pilastri della deterrenza strategica, completata dal munizionamento aereo rilasciabile da assetti ad ala fissa e dai missili balistici dispiegati da sottomarini (SLBM – Submarine Launched Ballistic Missile).
Proprio il fatto che questi vettori sono generalmente equipaggiati con una testata atomica comporta che un eventuale lancio, come quello verificatosi, allerti immediatamente una costellazione dedicata di satelliti dotati di specifici sensori infrarossi e ponga in preallarme non solo l’architettura di difesa antibalistica euro-atlantica, ma anche gli apparati di risposta ed eventuale rappresaglia nucleare. L’impiego stesso di un ICBM genera infatti, al netto del segnalamento effettuato attraverso canali formali ed informali di comunicazione tra potenze nucleari, un intrinseco dilemma sulla natura, convenzionale o non convenzionale, del relativo carico pagante fino al momento in cui il missile non colpisce il bersaglio.
Nel caso specifico, il vettore impiegato appare essere un RS-26 Rubezh, ovvero una sua derivazione, la cui designazione quale ICBM è contestata in considerazione del fatto che in fase di sperimentazione lo stesso è stato testato con carichi paganti significativi, comportando una riduzione del raggio d’azione al di sotto dei 5.500 chilometri, rendendolo nel caso un missile balistico a raggio intermedio (IRBM - Intermediate-Range Ballistic Missile). Dispiegato mediante una piattaforma ruotata mobile (TEL - Transporter Erector Launcher), il missile ha una lunghezza di 12 metri, un diametro di 180 centimetri ed un peso al decollo di circa 36 tonnellate. Il sistema di propulsione a combustibile solido implica il vettore sia pronto all’impiego in ogni momento e garantisce una spinta sufficiente per un carico pagante intorno agli 800 chilogrammi, generalmente costituito da una singola testata nucleare ovvero da quattro testate multiple indipendenti (MIRV - Multiple Independently targetable Reentry Vehicles).
Nel rappresentare un’escalation qualitativa da parte della Federazione Russa, intesa a segnalare la risolutezza di Mosca a perseguire i propri obiettivi nella cosiddetta Operazione Militare Speciale contro l’Ucraina, l’attacco mira plausibilmente a dimostrare anche l’efficienza dell’arsenale strategico russo, sostanziando nell’ottica del Cremlino la relativa credibilità della minaccia nucleare. Al contempo, l’impiego di un ICBM/IRBM, benché con testata convenzionale, pone dei rischi intrinsechi tutt’altro che marginali, relativi a potenziali fraintendimenti ed errori nelle procedure di deterrenza e difesa atomica.