Terrorismo, conflitti etnici, instabilità: le sfide del Corno d'Africa
Negli ultimi 15 anni l’Africa è stato il continente protagonista di cambiamenti politici ed economici tra i più rilevanti di tutto il globo. Lo sviluppo economico e politico africano è avvenuto in maniera disomogenea, intermittente, contradditoria e
profondamente variegata da regione a regione.
I lenti ed imperfetti processi di democratizzazione, spesso seguiti al doloroso collasso di dittature autocratiche pluridecennali, hanno rappresentato il primo barlume di stabilità politica che ha permesso maggiori investimenti e prestiti internazionali,
soprattutto dal Fondo monetario internazionale (FMI). Il flusso di denaro proveniente da Europa, Stati Uniti e Cina è stata la colonna portante di una crescita economica impetuosa ma fragile, poiché ancora troppo legata all’esportazione (materie prime,
monocolture agricole) e non al consumo interno.
Tale impianto produttivo ha incancrenito i vizi storici delle élite di potere africane, ossia l’oligopolio economico, il familismo politico su base etnico-tribale e la disomogeneità nella redistribuzione delle risorse. In questo modo, le differenze tra i centri di potere e ricchezza e le periferie sottosviluppate sono progressivamente aumentate, costituendo la base per radicali rivendicazioni sociali ed etniche. Di contro, la diffusione dei nuovi media ed i progetti educativi sia delle oganizzazioni non governative sia dei governi occidentali hanno incentivato lo sviluppo embrionale di una società civile che, pur accettando i vantaggi tecnologici della modernizzazione, fatica a sposare i valori, le metodologie e le strutture della modernità. Infatti, la maggior parte dei popoli africani continua a riconoscersi primariamente nell’identità etnica, che costituisce, salvo rarissimi esempi, la vera spina dorsale di qualsiasi struttura associativa, partitica e istituzionale.
Il quadro generale sin ora delineato permette di descrivere quello che potrebbe essere definito il “modello africano di democrazia”, ossia un sistema profondamente verticistico, basato sulla preminenza del potere esecutivo su quello legislativo, nel quale le gerarchie militari ricoprono un ruolo molto influente. Un sistema nel quale i diritti civili e politici sono tutelati in modo insufficiente e dove la lotta tra classi, perdendo i connotati della decolonizzazione, ha accentuato ulteriormente la sua dimensione etnicoreligiosa.
Scarica l’approfondimento dell’Osservatorio di Politica Internazionale (n. 91 - marzo 2014)