L’idrogeno verde: una grande opportunità per trasformare la Mauritania in un hub regionale euro-africano
Africa

L’idrogeno verde: una grande opportunità per trasformare la Mauritania in un hub regionale euro-africano

Di Alessandro Di Martino
07.06.2023

La sostenibilità del settore energetico e la ricerca di tecnologie energetiche pulite e a basse emissioni di carbonio sono alla base della strategia dell’Unione Europea sulla politica energetica, che ha come obiettivo principale la cosiddetta “neutralità” carbonica entro il 2050. L’Europa, oltre ad incrementare la produzione domestica di energia pulita, punta a diversificare il proprio paniere di importazioni, assicurandosi l’approvvigionamento di risorse energetiche “verdi”. Tra le fonti energetiche rinnovabili rientra l’idrogeno verde, definito in questo modo perché la sua produzione non causa emissioni di gas serra ed è realizzabile tramite l’elettrolisi dell’acqua, vale a dire un processo in cui la molecola H2O viene scissa in idrogeno ed ossigeno tramite corrente elettrica.

Nonostante la mancanza di sforzi sufficienti per incrementare la produzione dell’idrogeno, esso sembra ricoprire anche un ruolo determinante nella decarbonizzazione di alcuni settori altamente inquinanti, quali ad esempio quello chimico o siderurgico. La stessa Goldman Sachs ne ha sottolineato l’importanza ed ha stimato che il mercato globale dell’idrogeno dovrebbe raggiungere un valore complessivo di un trilione di dollari entro 30 anni. Si stima infatti che la domanda globale di idrogeno aumenterà di ben sette volte entro il 2050, data in cui il Green Deal europeo ha imposto il raggiungimento della neutralità carbonica.

Difatti, nel 2020, nell’ambito degli obiettivi di transizione energetica, l’Unione Europea ha adottato un piano che mira a sostenere gli investimenti, le infrastrutture e la ricerca dell’idrogeno che dovrebbe rappresentare il 13-14% del mix energetico europeo del 2050. Al fine di perseguire questo obiettivo, l’Unione Europea ha adottato, nel maggio 2022, il piano REPowerEu, ed ha stabilito che entro il 2030 i Paesi europei dovranno produrre 10 milioni di tonnellate di idrogeno verde ed importarne altre 10 per diversificare il portafoglio energetico e renderlo più “green”. Tuttavia, i costi d’investimento per il raggiungimento di tali obiettivi risultano essere ben superiori ai 20 miliardi previsti dal REPowerEu che l’Unione Europea ha destinato alla produzione di idrogeno verde.

Al momento, per colmare la carenza di investimenti è stata istituita una Banca Europea per l’Idrogeno per sostenere la produzione di 10 tonnellate di idrogeno verde che, secondo stime recenti della Commissione Europea, avrebbe bisogno di ulteriori investimenti compresi tra i 335 e i 471 miliardi di euro. Secondo l’UE, la maggior parte di questi fondi dovrà provenire da capitali privati con prestiti che dovrebbero attestarsi sui 115 miliardi, cifra che rimane inferiore alla previsione dei costi. Parallelamente, l’Unione Europea aveva individuato l’Ucraina come possibile esportatore ideale dell’idrogeno verde per l’Europa in quanto Kiev aveva garantito la produzione di 10GW di idrogeno entro il 2030. Nonostante la guerra tra Russia e Ucraina, nel febbraio 2023, la Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen ha siglato una partnership strategica su biometano, idrogeno e gas sintetici con l’Ucraina che però verosimilmente, a causa delle incertezze legate al conflitto, non riuscirà a rispettare gli investimenti promessi nel campo delle rinnovabili.

Nell’immediato, questa insufficienza di fondi, unita agli ambiziosi obiettivi dell’Unione Europea, costringe i Paesi membri a dover reperire l’idrogeno verde altrove, tra cui l’Africa dove, se opportunamente sfruttate, le tendenze alla decarbonizzazione e alla diversificazione energetica si possono tradurre in grandi opportunità economiche e in grandi profitti per Paesi emergenti come la Mauritania.

Difatti, la Mauritania ha intrapreso una sua coraggiosa politica “green” che ha l’obiettivo di mobilitare e sviluppare le vaste risorse del Paese, in particolare energie rinnovabili, minerale di ferro, e gas, con l’aspirazione di ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 92% entro il 2030 ed aumentare fino al 60% la quota di rinnovabili nel suo mix energetico. Per raggiungere questo obiettivo, il Paese ha sviluppato una serie di progetti ed accordi. Primo fra tutti il progetto AMAN, siglato nel maggio 2022 in partenariato con l’azienda australiana leader nelle rinnovabili CWP Global, che prevede la costruzione di un impianto dal valore complessivo di 40 miliardi di dollari, che produrrà 1,7 milioni di tonnellate di idrogeno verde e diventerà il più grande hub d’idrogeno dell’Africa. Secondo le stime, solo questo progetto dovrebbe contribuire ad un aumento del PIL mauritano del 50-60% entro il 2035. Nel 2021, si è dato avvio anche al progetto NOUR, siglato con la multinazionale inglese Chariot Limited, che prevede la costruzione di uno stabilimento per la produzione di idrogeno verde su un’area onshore e offshore di oltre 14mila chilometri quadrati. Secondo l’azienda, questo progetto renderebbe la Mauritania “il produttore di idrogeno verde più economico dell’Africa”.

Inoltre, durante la COP27 dello scorso novembre, la multinazionale BP ha siglato un Memorandum d’Intesa con il Presidente mauritano Mohamed Ould Cheikh el-Ghazouani mirato allo studio di fattibilità di alcuni progetti che, se realizzati, porterebbero alla produzione di circa 2 milioni di tonnellate annue di idrogeno verde. Infine, nel marzo 2023, Infinity Power Holding, (joint venture tra l’egiziana Infinity e l’emiratina Masdar) e l’azienda tedesca Conjuncta GmbH hanno siglato un accordo con il governo della Mauritania dal valore complessivo di 34 miliardi di dollari per la realizzazione di uno stabilimento di idrogeno che si concluderà nel 2028 ed avrà una capacità produttiva pari ad 8 milioni di tonnellate di idrogeno verde annue. Questo progetto è particolarmente rilevante per la Germania, per rimodulare il proprio paniere energetico.

Di pari passo, a testimonianza del tentativo da parte della Mauritania di diventare un hub globale di idrogeno verde, c’è la formazione della cosiddetta Africa Green Hydrogen Alliance, di cui Nouakchott fa parte con altri cinque Paesi africani, ovvero Egitto, Kenya, Marocco, Namibia e Sud Africa. Questa alleanza ha l’obiettivo di promuovere la cooperazione nello sviluppo dell’idrogeno verde che potrebbe industrializzare in modo sostenibile l’Africa, aumentando il PIL dei Paesi membri dal 6% al 12% per un ritorno economico pari a 126 miliardi di dollari. L’AGHA ha permesso alla Mauritania di esercitare una vera e propria “diplomazia dell’idrogeno” nei confronti di circa 200 rappresentanti dei governi africani che si sono riuniti il 13 e il 14 aprile a Nouakchott per l’Africa Green Hydrogen Finance Accelerator Forum, convocato grazie al sostegno dell’Alleanza e delle Nazioni Unite. Il Forum, riunito con lo scopo di discutere di nuovi progetti da realizzare per accelerare la produzione di energia proveniente da fonti rinnovabili e di idrogeno verde, si è concluso con una richiesta da parte del governo mauritano inviata alla Banca Mondiale e al FMI di intervenire attivamente per lo sviluppo dell’idrogeno verde in Africa.

Inoltre, questa partita potrebbe interessare considerevolmente l’Italia che ha destinato 3,6 miliardi di euro del PNRR ad investimenti relativi all’idrogeno verde ed ha ricevuto 2,7 miliardi aggiuntivi dall’Unione Europea nell’ambito del REPowerEU. Tuttavia, appare inverosimile che questi fondi siano sufficienti a soddisfare l’obiettivo italiano di provvedere entro il 2050 per il 20% del suo mix energetico dall’idrogeno verde. Se, da una parte, l’Italia intrattiene relazioni economiche ancora poco esplorate con la Mauritania, malgrado l’aumento dell’interesse delle aziende italiane nel Paese dal 2018, dall’altra si è verificato un avvicinamento politico tra i due Paesi. Difatti, oltre ad essere imminente l’apertura dell’Ambasciata italiana a Nouakchott, lo scorso dicembre il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha incontrato il Presidente mauritano el-Ghazouani per rafforzare le relazioni bilaterali anche dal punto di vista energetico.

Nel complesso, dunque, il mercato dell’idrogeno sembra ricoprire un ruolo centrale per il perseguimento della strategia europea di transizione e sicurezza energetica, dal momento che l’Europa dovrà necessariamente ricorrere all’importazione di energie rinnovabili se vorrà realizzare i suoi obiettivi in ambito di sostenibilità. Nonostante il Marocco e l’Egitto si siano candidati come esportatori ideali di idrogeno verde, in virtù degli accordi che sono stati siglati con l’Unione Europea, quest’ultima non vuole ripetere lo stesso errore commesso con la Russia, ovvero affidarsi ad un solo (o pochi) partner energetici. Parallelamente, la necessità di diversificare gli investimenti sostenibili, rispettando la condizione di sicurezza energetica, verosimilmente aumenterà le possibilità della Mauritania di trasformarsi in un hub regionale dell’idrogeno verde, anche grazie ai costi d’investimento che sono stati giudicati più bassi rispetto ad altri Paesi.

Tuttavia, permangono molte sfide, dettate in primo luogo dalla mancanza di accesso alla rete elettrica da parte del 47,3% della popolazione mauritana, che potrebbe effettivamente complicare l’obiettivo di Nouakchott. Sullo sfondo, l’Italia rimane vigile sulle potenzialità di un Paese che ha incrementato gli sforzi per lo sfruttamento dell’idrogeno verde, non solo per questioni internazionali, ma anche per perseguire gli obiettivi della sua strategia energetica interna.

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