Il colpo di Stato militare in Gabon, cause e possibili conseguenze
Il 30 agosto scorso, alcuni militari appartenenti alla Guardia Repubblicana, alla Guardia Presidenziale e alle Forze Armate ha effettuato un colpo di Stato, dichiarando lo scioglimento di tutte le istituzioni civili, la destituzione del Presidente della Repubblica Ali Bongo Ondimba e l’annullamento delle elezioni avvenute il 26 agosto, che avevano riconfermato proprio il Capo dello Stato al vertice del Paese. Ali appartiene a quella che può essere considerata la più influente famiglia gabonese. Infatti, prima di lui, suo padre Omar aveva governato il Paese per circa 40 anni, dal 1967.
La giunta, denominata “Comitato per la transizione e il ripristino delle istituzioni” (CTRI), ha dichiarato di voler difendere la pace del Paese e porre fine al regime Bongo, ed ha in seguito nominato il Generale Brice Oligui Nguema come leader del governo di transizione. Il colpo di Stato è stato accolto positivamente dalla popolazione, che è scesa per le strade di Libreville, acclamando i golpisti.
Nello specifico, la famiglia Bongo è accusata dall’esercito di aver trasformato il Gabon in un “regime cleptocratico”, di aver saccheggiato le sue risorse naturali, a cominciare dalla ricchezza petrolifera. Le dichiarazioni dei militari hanno trovato una sponda positiva nell’opposizione, guidata da Albert Ondo Ossa, che da tempo accusa i Bongo di appropriazione indebita di denaro pubblico e di corruzione.
Non è la prima volta che i vertici militari gabonesi attentano all’integrità istituzionale nazionale. Infatti, già nel gennaio del 2019 c’è stato un tentativo di colpo di Stato da parte dell’esercito, sempre allo scopo di destituire il Presidente Ali Bongo. Nello specifico, durante un viaggio del Presidente all’estero per ragioni di salute, i ribelli si impossessarono di Libreville e dichiararono un "Consiglio nazionale di restaurazione della democrazia”. Tuttavia, in quel caso, essi non riuscirono ad ottenere il supporto di tutte le componenti militari nazionali e della popolazione.
Il golpe in Gabon rappresenta solo l’ultimo di una serie di colpi di Stato militari che hanno avuto luogo negli ultimi tre anni in Africa (Mali, Burkina Faso, Sudan, Guinea) e giunge ad appena un mese di distanza dall’insurrezione dell’esercito e della Guardia Presidenziale che ha destituito il Presidente nigerino Bazoum.
A legare i diversi colpi di Stato ci sono alcuni elementi comuni: il deterioramento della situazione economica e l’impoverimento della popolazione, il peggioramento delle pratiche predatorie da parte delle élite di potere e, più in generale, una crescente sfiducia verso la democrazia e le forze politiche civili. Tuttavia, a differenza del Gabon, in Niger, Mali e Burkina Faso i militari hanno giustificato la propria azione anche con la necessità di porre un freno alla crisi securitaria innescata dai movimenti jihadisti.
Sotto il profilo regionale ed internazionale, il golpe in Gabon pone una sfida politica e militare di assoluto rilievo. Innanzitutto, le organizzazioni africane come l’ECOWAS (Economic Community of Western Africa States) e l’Unione Africana si trovano nella complicata situazione di dover gestire due crisi parallele e contemporanee in Niger e Gabon, valutando anche l’opzione di un rischioso intervento militare. A livello internazionale, il golpe gabonese rappresenta l’ennesimo colpo all’influenza e alla rete di rapporti francesi in Africa occidentale. Infatti sebbene i militari gabonesi non abbiamo manifestato lo stesso, radicale, sentimento anti-francese dei colleghi maliani e burkinabè, permangono dubbi su quale sarà il loro rapporto con Parigi. Molto probabilmente, molto dipenderà da come intenderanno gestire la transizione alla democrazia e se apriranno alla possibilità di un governo che includa personalità civili e dell’opposizione.