Le implicazioni del ritorno iraniano in Africa
Africa

Le implicazioni del ritorno iraniano in Africa

Di Alessandro Di Martino
19.07.2023

Il 12 e il 13 luglio scorso, una delegazione, costituita dal Ministro degli Affari Esteri Mohammad Javad Zarif e da uomini d’affari e guidata dal Presidente iraniano Ebrahim Raisi , si è recata in visita nel continente africano, colmando un’assenza di quasi un decennio, considerato che l’ultima visita di un leader iraniano era risalente al 2013. Il tour africano di Raisi si è articolato in tre tappe, svoltesi prima in Kenya , poi in Uganda ed infine in Zimbabwe.

Dopo l’ingresso nella SCO e la recente visita in America Latina, il tour in Africa appare come un ulteriore tentativo intrapreso dalla leadership iraniana di uscire dalla condizione di isolamento politico ed economico, imposta dalle sanzioni occidentali. L’intento è quello di proporre un’alternativa multipolare all’ordine euro-atlantico centrico, trainato da Washington, che potrebbe realizzarsi nel movimento del Global South e nei Paesi BRICS, verso cui l’Iran ha mostrato interesse.

Ad oggi, i rapporti commerciali sono molto limitati tra l’Africa e l’Iran , stimati in soli 1,27 miliardi di dollari di interscambio. Durante la visita, il Ministro degli Esteri Zarif ha dichiarato che l’obiettivo dell’Iran è l’aumento del volume degli scambi con l’Africa fino a 2 miliardi che, tuttavia, rappresenterebbe meno dell’uno per cento dello scambio commerciale complessivo africano.

La visita in Kenya si è conclusa con la firma di un pacchetto di cinque memoranda, riguardanti i settori delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), pesca, allevamenti e promozione degli investimenti. Tuttavia, i rapporti commerciali tra Nairobi e Teheran sono stati sostanzialmente poco sviluppati, considerato che, nel 2021, l’interscambio è stato pari a poco più di 50 milioni di dollari. Come principale economia della Comunità dell’Africa Orientale (formata da Kenya, Tanzania, Uganda, Burundi e Ruanda), Nairobi permetterebbe alle merci iraniane di sbarcare nella più ampia area di libero scambio regionale. Parallelamente, Teheran, oltre ad impegnarsi nell’apertura di una fabbrica di auto nel Paese, potrebbe offrire la propria expertise al Kenya anche nel settore del nucleare, in cui il Paese ha riscontrato delle difficoltà ad avviare autonomamente una sua produzione. In generale, la decisione di Ruto di ospitare Raisi ha destato particolare interesse a causa della storica vicinanza di Nairobi con gli Stati Uniti e l’Europa, così come dimostrato dal recente accordo di partenariato economico con l’UE.

Il tour della delegazione iraniana è proseguito in Uganda , dove Raisi ha incontrato il Presidente Yoseweri Museveni che, dopo aver promulgato una legge anti-LGBT lo scorso maggio, rischia di fronteggiare le sanzioni degli Stati Uniti, Paese con cui i rapporti sono stati ottimi fino alla presidenza Biden. Durante la visita, Raisi e Museveni hanno deciso di approfondire la cooperazione tra i due Paesi in alcuni settori, tra cui quello petrolifero. Infatti, Teheran ha offerto il proprio supporto nella costruzione di una raffineria di petrolio, dalla capacità produttiva di circa 60.000 barili al giorno, e di un gasdotto petrolifero nazionale, criticato duramente da Bruxelles a causa del suo impatto ambientale.

Infine, Raisi si è recato in Zimbabwe , con cui Teheran vanta uno storico legame che affonda le radici nel supporto iraniano alla guerra d’indipendenza di Harare negli anni Settanta. Oltre ad aver attaccato l’Occidente per la decisione di sanzionare entrambi i Paesi, il Presidente dello Zimbabwe, Emmerson Mnangagwa, si è accordato con il suo omologo iraniano su 12 memoranda relativi alla cooperazione nei settori dell’energia, agricoltura, farmaceutica e telecomunicazioni. Nonostante le difficili condizioni economiche del Paese (inflazione su base annua al 175% e calo previsto del PIL del 3,5% nel 2023), lo Zimbabwe, quasi interamente dipendente dall’importazione di idrocarburi, potrebbe colmare le carenze iraniane di alcune risorse, tramite la fornitura dei minerali critici, tra cui oro, platino e litio, di cui Harare è ricca.

In conclusione, la visita di Raisi dovrebbe essere interpretata come il tentativo di alleviare la pressione economica e l’isolamento politico di Teheran , tramite un rinnovato interesse verso il Global South che, in futuro, potrebbe avere un ruolo importante nello scacchiere internazionale. Si può ipotizzare che non saranno solo i Paesi africani a beneficiare dell’expertise iraniana sul campo degli idrocarburi e del nucleare, ma anche la stessa Repubblica Islamica potrà godere di un clima di cooperazione con questi Paesi, permettendole di aggirare le sanzioni internazionali e l’isolamento a cui è sottoposta.

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