La spinta riformatrice del nuovo Presidente angolano Lourenco
Dopo la fine della pluridecennale era di José Eduardo dos Santos, il secondo Presidente africano più longevo per permanenza in carica, a partire da settembre 2017 sono giunti segnali di un nuovo corso per l’Angola con l’elezione al vertice dello Stato di Joao Lourenco, già Ministro della Difesa e veterano dell’MPLA (Movimento Popular de Libertacao de Angola), cresciuto nei ranghi del partito-Stato prima come ufficiale dell’esercito durante la guerra di liberazione contro i portoghesi.
In occasione della conferenza stampa dell’8 gennaio scorso, che ha marcato i primi 100 giorni di governo, il nuovo Presidente ha manifestato l’intenzione di mantenere le promesse annunciate in campagna elettorale, ossia combattere la corruzione e rilanciare l’economia. Nel suo discorso ha menzionato alcune recenti iniziative come l’adozione dell’Interim Plan (ottobre 2017 - marzo 2018), un programma strutturato di misure chirurgiche finalizzato al miglioramento del gettito fiscale, della valuta nazionale e delle politiche monetarie. A fronte di previsioni di crescita contenuta (+1,3%), Lourenco ha anche ricordato la presentazione in Parlamento della bozza sul bilancio statale per il 2018 che stabilisce come priorità la creazione di un’economia diversificata, competitiva, inclusiva e sostenibile.
Inoltre, al centro dell’agenda politica di Lourenco appare evidente la volontà di costruire un nuovo sistema di potere nazionale. Infatti, fin dai primi mesi del suo mandato, il neo-eletto Presidente si è discostato dall’etichetta di fedele esecutore della volontà di dos Santos e di garante dei suoi interessi familiari, intervenendo capillarmente sulle strutture burocratiche e sulle reti nepotistiche cristallizzate nei decenni precedenti.
Gli sforzi di Lourenco si sono concentrati in primis proprio sulla delicata questione della lotta alla corruzione, al clientelismo e al nepotismo attraverso il rinnovamento di alcuni alti quadri dell’amministrazione statale. La prima figura ad essere rimossa è stata quella del Governatore della Banca Centrale Valter Felipe, un avvocato nominato da dos Santos lo scorso anno, sostituito da José de Lima Massano. Il nuovo Governatore è divenuto promotore di una “rivoluzione fiscale” che abbandona politiche decennali volte all’ancoraggio della moneta locale (kwanza) al dollaro e predilige tassi di cambio che seguono l’andamento dei mercati.
Allo stesso modo, Ambrósio de Lemos, Capo della Polizia sotto il vecchio governo è stato sostituito da Alfredo Mingas; stessa sorte per il Direttore dell’Intelligence Militare, il Generale António José Maria, uno dei più fedeli luogotenenti di Dos Santos, sostituito da Apolinário José Pereira.
Inoltre, avendo ricorso all’esercizio dei suoi poteri costituzionali, il Presidente Lourenco ha rinnovato l’intero Consiglio di Amministrazione della compagnia diamantifera nazionale ENDIAMA (Empresa Nacional de Diamantes), nominando al suo apice José Manuel Ganga Junior.
Infine, Lourenço ha concesso un’amnistia temporanea ai politici colpevoli di corruzione, promettendo un sensibile sconto di pena in cambio della consegna allo Stato dei capitali accumulati negli anni e depositati nei paradisi fiscali all’estero.
L’assertività dell’autorità di Lourenço si è manifestata anche con l’epurazione dei membri della famiglia dos Santos da alcune cariche di grande prestigio e potere. In seguito al decreto presidenziale di novembre 2017 e all’apertura di un’inchiesta per abuso di potere e per appropriazione indebita di 57 milioni di euro trasferiti in conti bancari a Dubai, Isabel dos Santos, Presidente della compagnia petrolifera statale SONANGOL (Sociedade Nacional de Combustíveis de Angola), è stata sollevata dall’incarico. Isabel, prima donna ad essere divenuta imprenditrice miliardaria del continente africano, è stata soprannominata dai media internazionali “la principessa” per il suo ingente patrimonio in patria e in Portogallo, dove possiede significative quote di banche, compagnie telefoniche ed energetiche. Oggi il nuovo Presidente di SONANGOL è Carlos Saturnino, ex Segretario di Stato con delega al petrolio, precedentemente licenziato da Isabel con l’accusa di aver dubitato della gestione della compagnia stessa, dal momento che i profitti della compagnia avevano subito un brusco crollo dal 2016 (-72%). A questo proposito, poche settimane prima della rimozione della figlia di dos Santos, alcune tra le più importanti multinazionali petrolifere (British Petroleum, Chevron, ENI, Esso, Statoil e Total) avevano convocato una riunione d’urgenza per esporre le criticità riscontrate nella collaborazione con la compagnia angolana. Tra queste, ritardi importanti nella concessione dei permessi di esplorazione delle aree offshore in cui i giacimenti petroliferi sono più numerosi, conseguenti ritardi nell’approvazione dei progetti per la costruzione di piattaforme per la raffinazione del greggio e arretrati nei pagamenti.
La stessa sorte di Isabel è toccata all’altro figlio di Dos Santos, José Filomeno, licenziato dalla carica di Direttore del Fondo Sovrano nazionale (pari a circa 5 miliardi di dollari) dopo oltre 4 anni. Secondo informazioni trapelate dai “Paradise Papers” (indagini congiunte di BBC e altri media britannici sui patrimoni presenti nei paradisi fiscali di tutto il mondo) il Direttore dos Santos aveva nominato come Asset Manager responsabile del Fondo l’amico Jean Claude Bastos de Morais, imprenditore svizzero-angolano e Dirigente dell’azienda di investimenti Quantum Global. Bastos de Morais avrebbe dapprima creato sette sotto-fondi che fungevano da “succursali” del Fondo Sovrano e, in seguito alla firma degli accordi tra la sua azienda e ciascun sotto-fondo, Quantum Global avrebbe ricevuto un lauto compenso (92 milioni di dollari) per i servizi di gestione, suddiviso in 41 milioni di dividendi indirizzati a Quantum Global Limited (Virgin Islands) e 34 milioni di tasse per la consulenza a Quantum Global Alternative Investments (Svizzera), entrambe compagnie offshore di cui Bastos de Morais era Amministratore Delegato. Inoltre, su sua raccomandazione, centinaia di milioni di dollari del Fondo Sovrano sarebbero stati investiti a Luanda in progetti destinati ad incrementare gli interessi di Quantum Global.
Dopo l’ennesimo scandalo di ricchezze nazionali sperperate e il benservito a Filomeno dos Santos, il Fondo Sovrano è stato affidato a Carlos Alberto Lopes.
Infine, Lourenço è intervenuto anche ordinando la cancellazione di un lucroso contratto multi-miliardario tra la compagnia televisiva statale TPA e la società di comunicazione Semba Comunicações, gestite da altri due figli dell’ex Presidente, rispettivamente Welwitschia José e José Paulino dos Santos.
A fronte del vento di cambiamento che interessa il Paese, un’importante variabile da valutare nell’analisi dei possibili sviluppi politici è costituita dalla sfera economica. Luanda, il secondo esportatore di greggio dell’Africa subsahariana dopo la Nigeria, ha attraversato un periodo molto travagliato dal punto di vista finanziario nel corso dell’ultimo biennio in seguito al crollo del prezzo internazionale del petrolio e delle esportazioni. La fragile e sofferente economia petrolifera, caratterizzata da un tasso di inflazione attestatosi al 30%, da un aumento sostanziale nel prezzo dei beni primari (+40%), da un debito pubblico molto elevato (circa 40 miliardi di dollari) e da una forte svalutazione della moneta locale, da tempo necessita di interventi macroeconomici strutturali. A questo proposito, il Presidente ha promesso un “miracolo economico”, ossia il rilancio dell’economia angolana sia mediante riforme sostanziali per raggiungere la stabilità nel breve periodo sia tramite l’impegno nella realizzazione di politiche di diversificazione nel lungo periodo. In particolare la diversificazione produttiva, che offrirebbe molte più opportunità a migliaia di giovani che si affacciano al mondo del lavoro, mira ad orientare l’interesse e gli investimenti pubblici e privati verso altri settori scommettendo, ad esempio, sul potenziale agricolo per ridurre la dipendenza eccessiva da petrolio. In questo senso, sarebbe auspicabile l’avvio di un programma di autosufficienza alimentare e lo sviluppo di una filiera agroalimentare per consentire al Paese di tornare ad essere il “granaio” della regione come durante il periodo della colonizzazione.
Dopo 38 anni di leadership dos Santos, in un contesto come quello angolano, in cui la complessità del tessuto politico si sovrappone ad una disomogeneità sociale ed economica tra le aree urbane costiere e le aree rurali interne, le criticità da affrontare rimangono molteplici. Tra le questioni più urgenti da risolvere vi sono l’attuazione di maggiore trasparenza e responsabilità in ambito politico, il risanamento economico-finanziario e una più equa distribuzione delle risorse che consenta il miglioramento dei livelli di benessere della popolazione e la riduzione della povertà. Il futuro è nelle mani del Presidente Lourenco: la buona riuscita di questi cambiamenti dipenderà dal suo coraggio nel porre fine ai privilegi di una cerchia ristretta di persone, dalla sua determinazione nel compiere una svolta storica per il Paese e dal suo pragmatismo tanto in ambito politico quanto in quello economico-sociale.