Le esercitazioni militari Euro-Atlantiche in Africa nell’era della competizione strategica
Difesa e Sicurezza

Le esercitazioni militari Euro-Atlantiche in Africa nell’era della competizione strategica

Di Emmanuele Panero e Andrea Russo
13.06.2024

Nel corso del mese di Maggio l’Africa Nord-Occidentale è stata teatro di intense attività addestrative condotte congiuntamente dalle Forze Armate di numerosi Paesi Euro-Atlantici e da quelle di una pluralità di Stati del Continente Africano . Gli Stati Uniti d’America hanno coordinato e supportato la quasi totalità delle attività addestrative valorizzando le significative capacità di pianificazione e supervisione del Comando Operativo di Washington nella regione, lo US Africa Command (AFRICOM). Nello specifico, la direzione delle esercitazioni terrestri è stata assunta dalla US Army Southern Europe Task Force – Africa (SETAF-AF), il Comando dello US Army responsabile delle operazioni nel Continente Africano. Le manovre si inquadrano in uno sforzo politico-diplomatico più ampio intrapreso dagli Stati Uniti per controbilanciare la progressiva perdita di influenza nella regione subsahariana causata dalla serie di colpi di stato verificatisi nel corso degli ultimi mesi nei Paesi del Sahel. Com’è noto, infatti, questi rovesciamenti hanno favorito la successiva penetrazione militare russa nell’area, effettuata principalmente, ma non solo, tramite il dispiegamento del gruppo paramilitare inizialmente noto come Wagner, impegnato sia nella condotta diretta di azioni cinetiche finalizzate al contrasto al terrorismo, sia nella fornitura di assistenza alle forze di sicurezza locali. La presenza dei militari statunitense nella regione appare dunque un tentativo di arginare lo spillover dell’influenza russa in Africa Occidentale, contribuendo al contempo alla stabilità ed al rafforzamento delle capacità dei governi locali in materia di sicurezza. Le esercitazioni hanno infatti coinvolto un ipotetico scenario complesso ed articolato, caratterizzato da minacce multi-dominio lungo tutto lo spettro del confronto, partendo dal contrasto alla criminalità fino alla simulazione di scenari di guerra convenzionale ad alta intensità.

La principale attività addestrativa del mese è stata la African Lion 2024 (AL24), un’esercitazione interforze, giunta ormai alla sua ventesima edizione, che si è svolta a partire dal 1° Maggio sino alla fine del mese, dopo un’iniziale fase teorica preparativa. Ospitate da Tunisia, Ghana, Marocco e Senegal, le manovre tattiche hanno coinvolto più di 8.000 militari provenienti da oltre 30 Paesi africani, nordamericani ed europei. La fase cinetica della AL24 è iniziata in Tunisia, dove si sono addestrati elementi della Guardia Nazionale del Maryland, della riserva del Corpo dei Marines e delle Forze Armate tunisine. La cooperazione tra le parti si è incentrata maggiormente sullo sviluppo di capacità di combattimento convenzionali, quali l’individuazione e l’ingaggio di veicoli e corazzati nemici tramite fuoco indiretto rilasciato da diverse piattaforme di artiglieria sia mono che pluritubo. Il personale impegnato nelle attività ha inoltre effettuato simulazioni connesse alla rimozione di ordigni inesplosi, nonché esercitazioni di contrasto a minacce di natura chimica, biologica, radiologica e nucleare (CBRN). Le attività sul suolo tunisino si sono concluse il 10 Maggio, con un’esercitazione combined arms a fuoco vivo (CALFEX – Combined Arms Live Fire Exercise) condotta alla presenza del Major General Todd R. Wasmund, Comandante del SETAF-AF. Nel corso di questo evento addestrativo è stato impiegato un sistema lanciarazzi M142 HIgh Mobility Artillery Rocket Systems (HIMARS) in forza al 433º Reggimento Artiglieria della Guardia Nazionale del Texas, al fine di integrare e sperimentare capacità di deep strike. Tale assetto ha preso parte anche alle attività successive in Marocco, essendo Rabat tra i clienti più recenti del sistema di artiglieria di produzione statunitense, con 18 lanciatori ordinati nel 2023 insieme al relativo munizionamento. Dopo una breve parentesi in Ghana basata essenzialmente su attività di assistenza alle forze di sicurezza locali (SFA - Security Force Assistance) e sulla cooperazione tra autorità civili e militari (CIMIC- Civil-MIlitary Cooperation), le esercitazioni si sono spostate in Marocco, dove le Forze Armate del regno magrebino e i contingenti stranieri hanno condotto manovre terrestri comprendenti operazioni aero-meccanizzate a livello brigata. Nel dettaglio, simili attività hanno previsto il dispiegamento di unità di fanteria meccanizzata e di formazioni corazzate dell’Esercito di Rabat, recentemente equipaggiate con i nuovi carri armati (MBT – Main Battel Tank) Abrams M1A2 SEPv3, acquisiti da Washington solo l’anno scorso. Alle suddette operazioni hanno preso parte anche gli elicotteri d’attacco ed esplorazione AH-64D Apache della Guardia Nazionale dello Utah, altra risorsa acquisita dall’Esercito Reale Marocchino, che ne attende attualmente la consegna. L’addestramento ha infatti permesso ai piloti e ai tecnici aeronautici del Paese nordafricano di prendere dimestichezza con l’aeromobile ormai prossimo a entrare in servizio attivo presso i propri reparti. In tale fase, inoltre, la US Air Force ha svolto un ruolo particolarmente rilevante, schierando una moltitudine di assetti provenienti da diverse unità, inclusi bombardieri strategici B-52 Stratofortress. Gli avieri americani si sono addestrati con gli omologhi marocchini per affinare le tattiche di aviolancio e trasporto aereo, incrementare le capacità di evacuazione medica (MEDEVAC – Medical Evacuation) mediante assetti ad ala rotante e migliorare la gestione del supporto aereo ravvicinato (CAS – Close Air Support ). L’addestramento multinazionale interforze, svolto sia in contesto diurno che notturno, ha previsto l’impiego di cannoniere volanti AC-130H Spectre a supporto di un assalto aeromobile volto alla conquista di un terreno chiave in un settore contestato (JFE – Joint Forcible Entry). Le attività congiunte con le Forze Armate di Rabat hanno inoltre permesso ai militari statunitensi di osservare direttamente caratteristiche tecniche e profili di impiego di sistemi d’arma di origine russa in forza ai reparti locali, come i semoventi di artiglieria da 152 mm MSTA-S o i semoventi antiaerei Tunguska M1. Il periodo conclusivo dell’AL24 si è svolto in Senegal, dove unità dell’Esercito senegalese sono state affiancate, oltre che dalle Forze Armate statunitensi, da aliquote della Fanteria di Marina e da nuclei delle Forze Speciali olandesi per la condotta di diverse attività addestrative.

Una seconda esercitazione di rilievo è stata la Obangame Express 2024, iniziata il 6 Maggio e conclusasi il 17 dello stesso mese. Questa attività, giunta alla tredicesima edizione, ha previsto la simulazione di operazioni aeronavali congiunte da parte di 13 Paesi della costa occidentale africana e dell’Alleanza Atlantica. Obiettivo primario dell’addestramento era aumentare le capacità delle Marine Militari degli Stati della Comunità Economica dell’Africa Occidentale (ECOWAS – Economic Community of Western African States ) nel contrasto alla pirateria, alla pesca illegale e ai traffici illeciti nel Golfo di Guinea all’interno della cornice legale delineata dal Codice di Condotta di Yaoundé. A tal fine, l’esercitazione si è concentrata sull’incremento delle capacità di sorveglianza marittima (MDA – Maritime Domain Awareness ) e sulla abilità delle forze di sicurezza locali di effettuare operazioni di sicurezza marittima (MSO – Maritime Security Operation ) volte ad individuare, tracciare e intercettare i vascelli sospettati di praticare il contrabbando o la pirateria. Per conseguire tale obiettivo, la US Navy ha impiegato anche il software di monitoraggio SeaVision, che ricorre ad assetti satellitari per aumentare le capacità di maritime situational awareness facilitando l’elaborazione e la condivisione delle informazioni raccolte dai sensori dispiegati in ambiente marittimo al fine di creare una common operating picture maggiormente dettagliata. Il contributo statunitense a questo evento addestrativo si è poi principalmente sostanziato nella partecipazione di assetti della Sesta Flotta della US Navy e di Tactical Law Enforcement Teams (TACLET) della US Coast Guard. Insieme agli omologhi africani, questi nuclei hanno condotto simulazioni di visita, abbordaggio, ispezione e sequestro (VBSS – Visit, Board, Search, Seizure) su diverse imbarcazioni, approfondendo procedure e tecniche del combattimento ravvicinato (CQB – Close Quarter Battle) in contesti navali, notoriamente complessi a causa delle distanze di ingaggio limitate e degli spazi compartimentati. Per quanto concerne le organizzazioni internazionali, l’INTERPOL ha offerto il suo expertise per integrare l’addestramento alle tecniche investigative in mare, mentre la NATO ha fornito supporto tramite il proprio Maritime Interdiction Operations Training Centre.

A completare la terna di esercitazioni è stata la Flintlock 2024, attività addestrativa incentrata sulla pianificazione e condotta di operazioni speciali a cui hanno partecipato 30 Stati con più di 1.300 effettivi. Nel dettaglio, sotto la direzione dello US Special Operations Command – Africa (SOCAFRICA), il 3rd Special Forces Group si è addestrato con le unità del comparto di Senegal, Ghana e Costa d’Avorio, con un focus specifico su capacità di controinsorgenza e sul contrasto ai gruppi jihadisti transnazionali attivi nella regione, quali lo Stato Islamico nel Grande Sahara, lo Stato Islamico in Africa Occidentale e Al Qaeda nel Maghreb Islamico, i cui attacchi hanno causato un sensibile aumento nei decessi legati al terrorismo. Questo risvolto appare ancor più rilevante alla luce della ormai prossima cessazione delle attività statunitensi in Niger, conseguenti all’impossibilità di giungere ad un accordo con la giunta al potere dopo il golpe dello scorso Agosto sull’operatività della base di Agadez. Con attività svoltesi in Ghana e in Costa d’Avorio, Flintlock24 si è essenzialmente concentrata sull’assistenza militare alle forze locali (MA – Military Assistance) al fine di aumentarne lo stato di prontezza operativa ed affinare l’interoperabilità. L’esercitazione ha previsto lunghe sessioni di tiro sia dinamico che di precisione, addestramento al combattimento urbano e al CQB, attività VBSS nei confronti di alcune imbarcazioni e la simulazione di un’azione diretta (DA – Direct Action) per porre sotto controllo in tempi brevi un’infrastruttura aeroportuale. Un’enfasi particolare è stata infine posta sulla necessità di coordinare i singoli sforzi nazionali contro la minaccia di matrice jihadista, che per sua stessa natura può essere affrontata solo con un approccio coordinato a livello nazionale e sovranazionale secondo i dettami del comprehensive approach tipico della dottrina NATO.

Oltre a rappresentare un’occasione importante per testare le capacità logistiche e di combattimento in ambienti complessi quali la giungla o il deserto, queste esercitazioni sono risultate particolarmente funzionali agli Stati Uniti e ai rispettivi alleati Euro-Atlantici per consolidare i legami con i partner regionali in un’area contraddistinta da crescente volatilità ed instabilità. Le attività di SFA e di MA sono rimaste al centro delle priorità per favorire un processo virtuoso di riforma del settore della sicurezza (SSR – Security Sector Reform) nei Paesi dell’area, essenziale per negare a potenziali competitors ed avversari, statuali e non, vacuum di potere propizi ad una multiforme penetrazione malevola. Al contempo, le esercitazioni hanno riflesso il generale riemergere del warfighting convenzionale ad alta intensità, valorizzando il significato deterrente di capacità di proiezione e difesa ognidove contro minacce revisioniste ed assertive.

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