La nuova normalità in Medio Oriente due anni dopo gli Accordi di Abramo
Medio Oriente e Nord Africa

La nuova normalità in Medio Oriente due anni dopo gli Accordi di Abramo

Di Giuseppe Dentice
22.09.2022

Gli Accordi di Abramo hanno rappresentato una tappa importante nel riequilibro degli allineamenti mediorientali iniziati dalle Primavere Arabe del 2011. L’intesa, che ha coinvolto in prima linea Israele e due attori importanti nelle dinamiche dell’area Golfo come Emirati Arabi Uniti e Bahrain (esperienza poi allargata anche al Marocco), ha certificato il lento ma costante avvicinamento di interessi tra Tel Aviv e mondo arabo come un momento non più rinviabile in Medio Oriente.

Israele ed EAU, in particolar modo, hanno portato a termine un processo di avvicinamento iniziato sin dai primi anni Duemila, promuovendo, un’intesa dall’alto valore strategico che ha mirato a costruire un’idea di Medio Oriente differente rispetto al passato. Altresì, gli Accordi di Abramo, fortemente sostenuti dall’Amministrazione Trump e al momento mantenuti pressoché intatti anche dalla Presidenza Biden, sono nelle loro intenzioni pienamente rispondenti alle volontà statunitensi di ripiegare dal Medio Oriente per rinforzare i propri asset strategici verso la regione dell’Indo-Pacifico, come già avanzato dall’allora inquilino della Casa Bianca, Barack Obama, nel 2008. Non a caso, il progetto così promosso rappresenta l’ennesimo tentativo (su spinta americana) mirato a introdurre un elemento di stabilità nell’area MENA.

Ciononostante, gli Accordi di Abramo presentano ancora numerosi limiti a causa di una diversità di intenti e interessi da parte dei contraenti che impediscono di dare vita ad un’architettura politica e di sicurezza mediorientale. Infatti, nel progetto non si intravede un’idea comune che possa spostare gli equilibri in funzione di una vera e propria cooperazione rafforzata regionale non solo in chiave securitaria, ma anche e, soprattutto, con finalità politiche ed economiche. A ciò si aggiungano gli obiettivi più sottesi del progetto, nel quale si tenta di contenere – se non addirittura eliminare – tutte le minacce (vere e presunte) portate dagli attori regionali inquadrati come forze anti-sistema (Iran in primis). Allo stesso tempo, il progetto non cerca di affrontare alla radice, per lo più per motivi di opportunità, quello che è stato il tema per definizione caratterizzante l’intera storia del Medio Oriente: la questione israelo-palestinese.

Proprio sulla base di questi elementi critici, gli Accordi di Abramo rappresentano una grande scommessa politica nella quale però si faticano a intravedere elementi di reale portata stabilizzatrice a livello tanto bilaterale quanto multilaterale.

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