La Brigata Asifah e gli equilibri del conflitto civile in Yemen
Lo Yemen sta attraversando una profonda crisi di tipo sociale, economico e politico. L’attuale guerra civile, esplosa nel 2015, si combatte tra le forze governative del Presidente Hadi, supportate da una coalizione internazionale guidata dall’Arabia Saudita, e i ribelli Houthi, che nel tempo hanno stabilito contatti con l’Iran. A questi due schieramenti si aggiungono poi diversi partiti politici secessionisti legati alle varie territorialità yemenite che, sebbene opportunisticamente, supportano a loro volta le due fazioni principali. In un contesto così fragile, negli ultimi mesi è stato possibile assistere alla progressiva esacerbazione di alcuni trend che erano già in atto all’interno del paese. Infatti, il protrarsi degli scontri ha comportato il deterioramento della situazione umanitaria, poi esacerbata dallo scoppio della pandemia di Covid-19. Lo Yemen ha anche sofferto uno stallo nei colloqui di pace promossi dal Trattato di Riyadh, firmato nella capitale saudita il 5 novembre 2019 ma mai entrato realmente in vigore. Con la dichiarazione di ‘autonomia’ del 26 aprile scorso, infatti, il Consiglio di Transizione del Sud (CTS), partito secessionista alla guida della parte meridionale dello Yemen, si è unito alla lista di gruppi attualmente in guerra per il controllo del paese.
In un momento tanto critico, dunque, lo Yemen rappresenta un terreno fertile per lo sviluppo di nuovi gruppi armati che, malgrado ancora troppo piccoli per essere ‘captati’ dai radar degli outlet mediatici più importanti, si stanno imponendo come attori cruciali nel complesso scenario yemenita. Tra questi si distingue la Brigata Asifah. Questo gruppo ha registrato importanti vittorie sul campo all’estremità meridionale del paese e, avendo per ora concentrato le proprie operazioni nella città portuale di Aden, si è velocemente imposta come attore cruciale nell’attuale capitale ad interim del paese. Essendo però affiliata al Consiglio di Transizione del Sud, il crescente potere esercitato dalla Brigata Asifah preoccupa il governo yemenita del Presidente Hadi.
Malgrado abbia acquisito importanza solamente dallo scorso aprile, quando riuscì ad impossessarsi delle infrastrutture critiche di Aden a seguito della già citata dichiarazione di ‘autonomia’ da parte del CTS, la nascita della Brigata Asifah risale all’inizio del 2018. Emerge infatti dai ranghi della Security Belt, forza paramilitare di élite al servizio del Consiglio di Transizione del Sud che aveva fino a quel punto operato nei governatorati di Aden, Lahij e Abyan. La Brigata, attraverso una progressiva espansione dell’area di operazioni, è poi riuscita ad imporsi come maggiore provider di sicurezza nell’area di Aden . La leadership del gruppo risiede unicamente nelle mani di Awssan Fadl al-Anshali, già Comandante della guardia personale dell’attuale Presidente del CTS, Aidarus al-Zubaidi. Questi, a sua volta, aveva precedentemente ricoperto il ruolo di Governatore di Aden.
Tuttavia, entrambe le figure sono originarie del Governatorato di ad-Dali. Da lì vengono anche reclutati tutti i soldati del gruppo armato, rendendolo così una realtà de facto esterna alle realtà di Aden. Ciononostante, tra il Consiglio di Transizione del Sud e la Brigata Asifah sussiste un rapporto simbiotico, fintanto che il gruppo armato continuerà a fungere da esecutivo armato del partito secessionista. Tuttavia, se fino a poco tempo fa al-Anshali ricopriva il ruolo di braccio destro di al-Zubaidi, le recenti vittorie del gruppo armato hanno garantito al leader della Brigata un ruolo di maggior rilievo all’interno delle dinamiche di potere di Aden. Oggi, dunque, al-Anshali rappresenta il più importante partner strategico della leadership del CTS all’interno della città.
I legami della Brigata Asifah si spingono infatti ben oltre Aden. Il leader del gruppo armato mantiene rapporti attivi con la famiglia dell’ex Presidente dello Yemen, Ali Abdullah Saleh. Benché la nascita e l’evoluzione della Brigata Asifah siano così intimamente legate al CTS, i rapporti tra al-Anshali e Yahya Muhammad Abdullah Saleh, uno dei figli dell’ex Presidente, tradiscono possibili ambizioni più grandi. La famiglia Saleh, infatti, guida una delle tre fazioni del Congresso Generale del Popolo (CGP), uno dei principali partiti politici yemeniti. Malgrado la fazione pro-Saleh del CGP mantenga ufficialmente rapporti di alleanza con Hadi, il gruppo appare deciso a sostituirsi a quest’ultimo nella guida del paese. Dunque, vista l’attuale posizione di potere ricoperta dalla Brigata Asifah nella città di Aden, un possibile asse tra al-Anshali e la famiglia Saleh potrebbe dare un considerevole vantaggio strategico a questa fazione del CGP. Questo, tuttavia, delineerebbe una difficile convivenza con il Consiglio di Transizione del Sud, che sul controllo della città ha puntato tutte le proprie carte e che, almeno per il momento, è riuscito ad ottenerlo soprattutto per mezzo dell’azione del gruppo armato di al-Anshali. In un meccanismo tanto complesso, va ricordato che la Brigata Asifah emerge come l’unico attore abbastanza forte da poter garantire ad un eventuale partner il controllo della capitale ad interim dello Yemen.
Alla luce dei legami tra la Brigata Asifah e la famiglia Saleh, dunque, è lecito ipotizzare un’alleanza, benché possibilmente solo momentanea, tra il Consiglio di Transizione del Sud e la fazione del CGP guidata da un altro figlio dell’ex Presidente yemenita, Ahmed Saleh. Insieme ai fratelli, infatti, Ahmed si prodiga per ricostruire la rete di alleanze che il padre era riuscito a tessere con diverse tribù e confederazioni presenti soprattutto negli altipiani dell’ovest del paese. Se il movimento secessionista del sud sviluppasse ambizioni di portata più propriamente nazionale, oppure se trovasse convenienza nel fomentare divisioni interne allo schieramento di Hadi, la famiglia Saleh potrebbe diventare un’interessante prospettiva di partnership per il CTS.
Al momento, però, l’attenzione rimane su Aden. Se è vero che lo scorso luglio il Consiglio di Transizione del Sud ha abbandonato la pretesa di autonomia nella parte meridionale del paese, non essendo riuscito ad esercitare il proprio controllo sulle province pro-Hadi confinanti ad est, si è comunque riuscito ad assicurare che il proprio Segretario Generale, Ahmad Lamlas, venisse nominato come nuovo governatore di Aden. Al momento, dunque, il gruppo di al-Zubaidi rimane pienamente in controllo della città.
Tuttavia, l’abilità di esercitare questo controllo nel tempo dipenderà fortemente dall’abilità di Al Zubaidi nell’unire le proprie ambizioni separatiste con la promessa di implementare il Trattato di Riyadh, promosso dall’Arabia Saudita al fine di mediare la pace tra queste due fazioni. Da un lato, infatti, i partner sauditi stanno spingendo per la normalizzazione dei rapporti tra le forze di Hadi e al- Zubaidi, nel tentativo di richiamare l’attenzione sul nemico comune, gli Houthi. Dall’altro lato, invece, il CTS, portavoce di rivendicazioni indipendentiste ben radicate nello Yemen meridionale, che fu una Repubblica indipendente dal 1967 al 1990, mantiene una forte posizione antigovernativa, rendendo la distensione tra le due fazioni una situazione tutt’altro che stabile. Per questo motivo, se dovessero riprendere gli scontri tra le due forze, non si può escludere che la Brigata Asifah possa rivedere il proprio allineamento se un cambiamento garantisse maggior convenienza politica. Qualora il CTS perdesse potere negoziale a livello nazionale, quindi, il gruppo potrebbe essere indotto a ritenere altre partnership, in particolare con la fazione pro-Saleh del CGP, più vantaggiose. I prossimi mesi saranno dunque determinanti per capire le sorti di Aden. Ad oggi, il destino della città appare ancora fortemente legato a quello della Brigata Asifah e alla qualità delle sue relazioni con il Consiglio di Transizione del Sud. In una fase del conflitto yemenita caratterizzata da grande volubilità, il ruolo che la Brigata Asifah è riuscita a ritagliarsi all’interno di Aden, grazie anche al controllo delle raffinerie, del porto e dell’aeroporto della città, ha una rilevanza non solo a livello locale, ma anche sulla capacità negoziale del CTS e, più in generale, può influenzare l’andamento del dialogo per implementare il Trattato di Riyadh e ridare coesione al fronte anti-Houthi.