Kenya, protesta social e rischi sul debito pubblico
Il 4 aprile, Jefferson Murrey, un cittadino keniota, ha creato una petizione online, sulla piattaforma change.org, chiedendo la cancellazione del prestito di 2,34 miliari che il Paese ha richiesto al Fondo Monetario Internazionale (FMI) in risposta alla crisi economica provocata dalla pandemia. Sinora, la petizione ha ricevuto 233.667 firme e, accompagnata dal supporto popolare sui social media (hashtag #stoploaningkenya e #stopgivingkenyaloans), esprime vigorosamente il malcontento della società civile keniota, preoccupata della situazione debitoria del Paese. Il governo di Nairobi, tuttavia, ha sostenuto che l’importo è necessario per combattere la pandemia di Covid-19, soprattutto per un immediato accesso ai vaccini, e ridurre le vulnerabilità del debito.
La Banca Centrale del Kenya ha affermato che, al 1 Aprile 2021, il debito pubblico del Paese si assestava a 66 miliardi di dollari (65% del PIL). Sul debito pubblico totale, 34 miliardi sono di origine estera. Nella distribuzione del debito estero risulta, secondo i dati del Tesoro keniota, che circa il 66% del debito bilaterale (quello contratto con uno Stato) è dovuto alla Cina (7 miliardi di dollari), con il rischio concreto di incorrere nella cosiddetta “trappola del debito” di Pechino, vale a dire esporsi alla possibilità deleteria che lo Stato asiatico utilizzi la sua posizione creditoria per influenzare la politica keniota oppure costringere il paese a cedere assetti strategici nazionali.
In tal senso, a gennaio, il Kenya ha ottenuto una moratoria di sei mesi sui rimborsi di una tranche di 245 milioni di dollari alla Cina. Dopo la riduzione del debito ad Angola e Zambia, Pechino tende la mano a Nairobi consolidando la propria immagine di partner “benevolo” nel continente.
Inoltre, il Paese ha anche ottenuto sei mesi di sospensione dei pagamenti dai creditori del Club di Parigi (gruppo informale di organizzazioni finanziarie dei 22 Paesi più ricchi del mondo) fino alla fine di giugno.
Tuttavia, secondo il Draft Budget Review and Outlook Paper del Tesoro, il Kenya dovrebbe incorrere in altri 1,82 trilioni di scellini in prestiti (circa 17 miliardi di dollari) per i prossimi due anni, cioè fino a giugno 2022, spingendo ulteriormente il debito a 8,06 trilioni di scellini (circa 80 miliardi di dollari)
Per rendere il suo debito sostenibile a lungo termine, il Kenya ha bisogno di tagliare la spesa per progetti infrastrutturali (il 60% dei prestiti è incanalato in grandi infrastrutture a scapito di un 6% in agricoltura e sviluppo rurale e urbano) con possibili ritorni negativi sugli investimenti esteri diretti. Infatti, molti dei programmi di rinnovamento e crescita economica nazionale sono trainati dai grandi progetti infrastrutturali (poli industriali, ferrovie, porti) co-finanziati da capitale straniero. Quindi, se il governo di Nairobi dovesse rivedere al ribasso il proprio impegno in tali attività, anche i partner internazionali potrebbero fare altrettanto, con perdite non indifferenti derivanti dalle quote di ammortamento di mezzi e capitali già impiegati.