Guerra e pace: la possibile degenerazione della crisi ucraina ed il rischio di una escalation militare in Europa
Nella serata del 12 febbraio, il Presidente statunitense Joe Biden ed il suo omologo russo Vladimir Putin hanno avuto un lungo colloquio telefonico riguardante la crisi ucraina. Il confronto tra i due leader non ha prodotto significativi cambiamenti nella gestione e nello sviluppo di quello che è diventato il dossier più critico di politica estera degli ultimi dieci anni per Mosca, Washington e per i Paesi europei. La telefonata tra la Casa Bianca ed il Cremlino ha chiuso una settimana particolarmente intensa per la diplomazia internazionale, caratterizzata dalla doppia missione del Presidente francese Macron a Mosca ed a Kiev, nella veste di Capo dell’Eliseo e di Presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea, e con le parallele iniziative del governo britannico, olandese e tedesco. In tutti i casi, i tentativi di mediazione tra Russia e Ucraina e di de-escalation tra Russia e Stati Uniti sono falliti, lasciando gli attori coinvolti fermi nelle loro posizioni di partenza. Tuttavia, nel complesso, la frenetica attività diplomatica ha evidenziato la profonda diversità di vedute e di toni tra i Paesi europei, più cauti, moderati e fiduciosi in una risoluzione pacifica della crisi, e l’asse Regno Unito-USA, più aggressivo, assertivo ed intimamente convinto dell’imminenza di una nuova e massiccia invasione russa dell’Ucraina. Da parte sua, il Presidente ucraino Zelensky ha invitato alla freddezza, sottolineando come il suo Paese necessiti supporto politico, militare e finanziario per difendersi dalla condotta del vicino russo ma, allo stesso tempo, invitando la Comunità Internazionale a non agitare con eccessiva facilità lo spettro di una invasione da parte di Mosca.
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