Gli Emirati Arabi Uniti nelle dinamiche del Medio Oriente in evoluzione
Il 31 maggio Israele ed Emirati Arabi Uniti hanno firmato a Dubai un importante Free Trade Agreement. Si tratta del primo accordo di queste dimensioni tra Tel Aviv e uno Stato arabo, dopo la stipula degli Accordi di Abramo nel settembre 2020 che hanno visto il riconoscimento ufficiale di Israele anche da parte degli stessi Emirati Arabi Uniti. Il Ministro dell’Economia e dell’Industria israeliano Orna Barbivai ha firmato il patto alla presenza del Ministro dell’Economia emiratino Abdulla bin Touq al-Marri, sottolineando come la cooperazione tra i due Paesi rappresenti un’opportunità di sviluppo economico per l’intera regione. Il governo emiratino prevede che il Comprehensive Economic Partnership Agreement, nome ufficiale dell’accordo, garantirà un volume di scambi e investimenti pari a 10 miliardi di dollari ogni anno. Da sottolineare che tra i punti stilati vi è l’abbattimento delle barriere e dei dazi doganali sul 96% dei prodotti scambiati tra Tel Aviv e Abu Dhabi. In particolare, a beneficiare di tale misura saranno i prodotti legati al cibo, all’agricoltura, ai cosmetici e al comparto medico.
Sempre gli EAU sono stati protagonisti il 29 maggio di un secondo e strategico accordo di cooperazione, che ha visto il coinvolgimento del Ministro dell’Industria e delle Tecnologie Avanzate emiratino, Sultan bin Ahmed al-Jaber, dal Ministro dell’Industria e del Commercio egiziano, Nevein Gamea, e del Ministro dell’Industria, del Commercio e delle Forniture giordano, Yousef al-Shamali. A sottolineare l’importanza e la portata dell’Industrial Partnership for Sustainable Economic Growth vi erano anche i Primi Ministri dei 3 Paesi coinvolti. L’accordo vuole favorire lo sviluppo di settori chiave per i tre attori: cibo e agricoltura, petrolchimico, fertilizzanti e farmaceutico. Come ribadito anche dallo sceicco emiratino Mansour bin Zayed al-Nahyan, lo sviluppo del settore industriale è fondamentale per i Paesi mediorientali. Egitto, Giordania ed EAU rappresentano, infatti, il 26% totale della produzione industriale dell’intera area MENA. Gli investimenti in questo settore sono altrettanto importanti sia per promuovere la cooperazione regionale sia per diversificare le economie nazionali dei firmatari. La crisi derivante dalla pandemia di Covid-19 e dal conflitto russo-ucraino ha accelerato questo processo di integrazione e partnership regionale.
Tramite questa serie di accordi e investimenti, gli EAU puntano ad affermarsi come un attore credibile e influente in grado di crearsi un proprio spazio di manovra all’interno delle dinamiche mediorientali e globali, tramite la realizzazione di un hub per l’industria e la finanza che coinvolga i vicini arabi e che cerchi di rafforzare anche diplomaticamente i rapporti con gli attori dell’area. Nel dualismo di modelli rappresentato storicamente da Egitto e Arabia Saudita, che fanno rispettivamente del potere militare e della diplomazia energetica la loro arma più efficace, gli Emirati Arabi Uniti hanno saputo contrapporre un sistema che promuovesse in parallelo l’uso dell’hard e del soft power come strumento di diplomazia e promozione dei propri interessi nel quadrante mediorientale. Un dinamismo e una rinnovata centralità in buona parte da attribuire alla figura di Mohammed bin Zayed, neo-Presidente della Federazione e leader ambizioso in grado di modulare una visione internazionale attenta e realista alla politica estera di Abu Dhabi.
Tuttavia, le trasformazioni sistemiche in corso nella regione e a livello globale non devono promuovere una falsa idea che gli EAU stiano mutando l’essenza stessa della loro politica estera, in quanto tali cambiamenti hanno un impatto più tattico che strategico nell’approccio politico emiratino. Non a caso, la crisi pandemica prima e l’attuale conflitto russo-ucraino ora hanno ridefinito solo in parte le priorità di Abu Dhabi. Piuttosto, il pragmatismo adottato dalla leadership ha permesso di aprire nuove opzioni operative e instaurare dialoghi costruttivi con gli attori regionali: primo su tutti, la de-escalation con Teheran e il disgelo nei confronti dell’asse Doha-Ankara. A dimostrazione della capacità emiratina di sapersi muovere a livello globale, oltre che in quello regionale, va osservato come Abu Dhabi sia in grado di mantenere rapporti stabili sia con Washington sia con Pechino. Questo elemento permette agli emiratini di essere considerati un attore credibile anche in una comunità internazionale in continua evoluzione in questa fase di ritorno al multipolarismo.