Elezioni parlamentari in Russia, il partito di Putin mantiene la leadership ma il consenso è in calo
Russia e Caucaso

Elezioni parlamentari in Russia, il partito di Putin mantiene la leadership ma il consenso è in calo

Di Giada Venier
21.09.2021

In Russia si è concluso lo spoglio delle schede elettorali delle elezioni parlamentari che si sono tenute il 17, 18 e 19 settembre scorsi. Secondo i dati della Commissione elettorale centrale, il partito del Presidente Vladimir Putin, Russia Unita, ha vinto con il 49,83% dei voti, 5 punti percentuali in meno rispetto al 2016, seguito dal Partito Comunista di Gennady Zyuganov con il 18,94% e da tre partiti minori con percentuali tra il 5 e il 7%.

La tornata elettorale è stata caratterizzata da una notevole tensione e dalla crescita del malcontento popolare nei confronti del sistema di potere guidato da Putin. Infatti, i movimenti della società civile hanno denunciato il comportamento autoritario ed antidemocratico delle istituzioni, colpevoli, a loro dire, di intimidazioni verso i candidati di opposizione, esclusione dalle liste elettorali di personalità invise al governo e brogli elettorali.

Particolarmente interessante è stata l’iniziativa del “voto intelligente” con il quale il dissidente Aleksej Navalny ha esortato a votare il candidato di qualsiasi partito che, nelle singole circoscrizioni, avesse più probabilità di battere gli esponenti di Russia Unita. Esiste la possibilità che questa azione abbia aiutato il Partito Comunista a guadagnare quasi il 19% dei voti. Tuttavia, i leader dell’opposizione rischiano di essere delusi dall’esito elettorale, poiché il Partito Comunista è, a tutti gli effetti, una cosiddetta “opposizione sistemica”, vale a dire un partito che formalmente si contrappone a Russia Unita ma che, nei fatti, ne supporta l’agenda del Cremlino.

Nonostante queste misure ostative, il partito di potere non è riuscito ad arginare l’emorragia dei consensi, a testimonianza di un consolidamento dell’insoddisfazione sociale causata dall’autoritarismo del Cremlino, dalla stagnazione economica e dagli impatti della pandemia di Covid-19.

Al di là dei risultati, che consentono a Russia Unita di ottenere i 2/3 dei seggi alla Duma e, dunque, poter utilizzare il potere legislativo in maniera quasi unilaterale, le modalità di condotta della campagna elettorale e la mobilitazione delle opposizioni e dei movimenti della società civile rappresentano un campanello d’allarme da non sottovalutare per il sistema di potere putinista. Infatti, la crisi economica costituisce un moltiplicatore di forze per la critica anti-governativa ed agevola l’aggregazione di temi di protesta diversi, tra i quali la lotta per i diritti civili e politici, il contrasto alla corruzione ed al nepotismo e la domanda di riforme economiche strutturali.

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