Ucraina, perché è la paura energetica che imbriglia Bruxelles. Parla Margelletti.
Non c’è in gioco solo l’Ucraina o l’approvvigionamento di gas, quanto la visione che si vuole avere di Europa: se un contenitore disgregato dove ognuno va per la propria strada, o una famiglia caratterizzata da un tratto comunitario. È l’analisi di Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali, che in una conversazione con Formiche.net osserva non solo gli sviluppi delle ultime ore in Crimea, ma anche le reazioni del Vecchio Continente e del governo italiano: auspicando che l’Unione di Bruxelles cambi identità.
L’Italia deve annullare il G8 di Sochi?
L’Italia è un interlocutore privilegiato della Russia. Sono certo che in questi momenti ciò che conta di più è il dialogo, non la porta in faccia. Inoltre i rapporti speciali tra Roma e Mosca potranno essere utili non solo ai nostri alleati europei, ma anche agli ucraini.
Quale posizione prenderà l’Europa?
Credo che l’Europa sia distratta dal fatto che non ha una politica unitaria in materia di difesa ed esteri. Il congresso del Pse è stata una grande manifestazione democratica, ma certamente non è tale da aver distratto l’insieme delle Cancellerie europee da scenari internazionali come quello in questione. Il vero punto è che continuiamo ad andare troppo spesso in ordine sparso, mentre occorrerebbe seguire maggiormente la visione europeista italiana.
Quale sarà la posizione italiana? C’è il rischio che Matteo Renzi dica “sì” a Obama e anche a Putin?
No. Credo che avere una posizione unitaria non significhi essere Arlecchino servo di questo o di quel padrone, anche perché di padroni non ne abbiamo. Penso che una posizione italiana misurata possa risultare poi ragionevole sia per Obama sia per Putin.
La tensione in Crimea potrebbe tramutarsi presto in attacco vero e proprio? E con quali effetti sull’Occidente?
No, lo escludo. Quale attacco? Di chi? Perché? È un problema che riguarda la Russia e l’Ucraina, l’Europa è talmente timorosa dal ricatto energetico che non farà assolutamente nulla, o poco più. Gli Stati Uniti sono decisamente più preoccupati delle loro criticità in Asia. Quindi credo che le regole di Yalta in una qualche maniera ancora permangano.
Quanto influisce geopoliticamente la questione del gas?
Moltissimo, basti pensare che in questo momento non c’è governo europeo che non abbia problemi di carattere economico-finanziario, che non abbia una politica di ristrutturazione interna in atto, il nostro come tanti altri. Per cui avere di colpo spese inaspettate come un drammatico aumento del costo del gas, potrebbe far saltare il banco di molte cancellerie e premierati. Ragion per cui la vicenda energetica ha per gli europei una sua particolare rilevanza.
Giovedì prossimo è fissata la riunione dei capi di Stato e di governo dell’Ue: cosa succederà?
Per vedere chiaro spesso è necessario attendere che la polvere si posi. Soprattutto bisogna ricordare che la fretta produce gattini ciechi.
Consigli non richiesti al commissario europeo Catherine Ashton: da dove dovrebbe iniziare?
Non gliene dò, dico solo che la vera necessità al momento è che nei vari stati membri si immagini quale Europa vogliamo per il futuro, se solo economica o anche politica. Occorre sedersi al tavolo e rinunciare ad una parte di propri personalismi per avviare una seria e reale politica, estera e di difesa, comune. Contrariamente non andremo da nessuna parte.
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