Libia, la commissione Militare Congiunta inaugura i colloqui di pace
Il 19 ottobre, sotto l’egida delle Nazioni Unite, sono cominciati a Ginevra i negoziati intra-libici per cercare di rilanciare il processo di pace nazionale e porre fine al conflitto interno che dura dal 2011. Ad inaugurare i colloqui tra il Governo di Unità Nazionale (GUN), espressione degli interessi della Tripolitania, e i rappresentanti del cosiddetto governo di Tobrouk, manifestazione politica della Cirenaica, è stata la riunione della Commissione Militare Congiunta 5+5.
Gli incontri della Commissione, composta da un numero equivalente di rappresentanti militari delle due fazioni e incentrati su temi securitari, costituiscono uno dei tre tavoli di dialogo intra-libici promossi dalla Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil), parallelamente a quelli sulle questioni economiche e politiche stabiliti dalla Conferenza di Berlino dello scorso 19 gennaio.
I negoziati puntano a consolidare e rendere permanente il cessate il fuoco concordato lo scorso 21 agosto, smilitarizzare la città costiera di Sirte, affinché possa essere eletta sede neutrale e temporanea di un nuovo governo provvisorio che prepari, nell’arco di 18 mesi, le elezioni generali e, infine, lavorare per una “ristrutturazione” delle Guardie Petrolifere (la milizia deputata al controllo di giacimenti, impianti e pozzi petroliferi), al fine di garantire la regolarità delle operazioni di produzione ed esportazione di greggio.
In particolare, gli accordi sulla ripresa delle attività estrattive potrebbero fungere da apripista a una futura e più ampia politica tra le parti in previsione del prossimo round di colloqui previsto alla fine del mese in Tunisia.
Benché la cessazione degli scontri e gli stessi negoziati costituiscano i primi segni di un’evoluzione positiva del processo di pace, il Paese si trova tuttora in una fase di perdurante conflittualità. Di fatto, proseguono le lotte di potere all’interno del governo di Tripoli ed i rapporti tra esso e il governo di Tobrouk restano alquanto precarie. In ogni caso, la mediazione delle Nazioni Unite continua ad apparire fondamentale per legittimare il processo negoziale ed impedire che le agende dei singoli attori esterni impegnati nel teatro libico (Turchia, Emirati, Russia) interferiscano con esso.