La leadership cinese pone la sicurezza nazionale in cima alle priorità del Partito
A margine dell’incontro del Politburo tenutosi il 12 dicembre, il penultimo previsto per il 2020, il Presidente cinese Xi Jinping ha rimarcato la centralità del tema della sicurezza nazionale negli indirizzi politici e strategici del Partito e dello Stato per il prossimo futuro. Come già anticipato in occasione dell’approvazione del nuovo Piano Quinquennale (2021-2015), le autorità cinesi saranno dunque chiamate ad elaborare un nuovo approccio strategico che interpreti il concetto di sicurezza nazionale in modo espansivo e che racchiuda sotto il suo ombrello la stabilità del sistema Paese, l’interesse nazionale e la sicurezza economica.
Nella visione di Xi, le condizioni essenziali per conseguire con successo questo risultato dovrebbero muoversi nella direzione di creare un apparato dedicato alla sicurezza nazionale che abbia il Partito al proprio apice, che metta le autorità statali nelle condizioni di affrontare con sempre maggior efficacia i possibili rischi e che sia in grado di mobilitare l’opinione pubblica nel contribuire allo sforzo di contrasto delle minacce. In questo modo, il dossier sicurezza diventa non solo la cornice, ma anche il fattore abilitante delle altre priorità fissate in agenda, in primis crescita economica e sviluppo sociale.
L’interpretazione olistica del concetto di sicurezza proposta da Xi sembra destinata a portare con sè un ulteriore rafforzamento dei sistemi di controllo attuati dalla leadership del Partito del sistema politico, economico e sociale nazionale, nel tentativo di incrementare la capacità di prevenzione o di risposta ad ogni possibile criticità per la stabilità del sistema Paese. La nuova enfasi posta sul dossier securitario, infatti, giunge al termine di un anno in cui la Cina si è trovata di fronte all’emergere di nuove minacce ai propri interessi strategici, sia sul piano internazionale sia sul piano interno.
Da un lato, la crescente rivalità con gli Stati Uniti ha avuto ripercussioni non solo sul piano economico, attraverso il botta e risposta della guerra dei dazi o la partita ben più strategica per il primato nelle nuove tecnologie, ma anche su quello politico. La crescente intesa tra Stati Uniti e Taiwan, il rafforzamento del Quadrilateral Dialogue (con Giappone, India e Australia) e la presa di posizione sulle vicende ad Hong Kong sono solo i principali esempi di questa tendenza. D’altro canto nel corso degli ultimi dodici mesi, le critiche mosse dall’opinione pubblica cinese alla gestione dell’emergenza sanitaria creata dal Covid-19 e gli effetti collaterali della pandemia sull’economia e sul sistema sociale interno hanno messo in evidenza l’esistenza di punti di debolezza che hanno messo in discussione la stabilità del sistema.
In questo contesto, l’inserimento della sicurezza nazionale tra le priorità strategiche di Pechino per i prossimi cinque anni rappresenta la presa di consapevolezza da parte della leadership cinese delle sfide che la Cina si troverà ad affrontare e dei possibili ostacoli che potrebbero fermare i piani di ascesa a nuova potenza globale, provenienti tanto dall’esterno quanto, o soprattutto, dall’interno del Paese. Se le effettive misure in cui si tradurrà questo approccio restano ancora da definire, appare però plausibile immaginare che il nuovo indirizzo determinerà un giro di vite nella gestione da parte delle autorità cinesi di questioni considerate possibili minacce per i propri interessi strategici. Ciò potrebbe determinare una maggior assertività nella postura e nel dialogo con l’esterno e una maggior intransigenza nell’identificazione e nell’eliminazione di ogni fattore di criticità interna, per cercare di chiudere ogni faglia in grado di mettere in discussione la solidità della Repubblica Popolare.