Etiopia, ucciso il leader amhara Girma Yeshitla
Il 28 aprile, il segretario regionale per lo Stato Federale di Amhara del Partito della Prosperità, Girma Yeshitla, è stato assassinato nel corso di un assalto armato contro il proprio convoglio. L’omicidio è avvenuto a circa 250 km a nord di Addis Abeba, presso la località di Debre Berhan, dove il leader politico si era recato in visita istituzionale.
L’assassinio di Yeshitla non è stato rivendicato da alcun gruppo ribelle etiope e rappresenta l’ennesimo segnale di tensione in un Paese lacerato dalle divisioni etniche e politiche e che continua a faticare nel processo di riconciliazione nazionale dopo la fine del sanguinoso conflitto civile tra il governo centrale e il Fronte di Liberazione del Popolo Tigrino (2020-2022). In particolare, l’attentato a Yeshitla avviene dopo due settimane di violente proteste antigovernative nella regione di Amhara, scatenate dal rifiuto delle istituzioni locali di appoggiare il progetto di dissoluzione delle Amhara Special Forces (ASF). Queste ultime sono milizie paramilitari originarie dell’omonima regione ed espressione dell’omonimo gruppo etnico ed hanno avuto un ruolo fondamentale nella guerra civile etiope, supportando Addis Abeba contro le milizie tigrine. Il disegno di legge federale prevedeva che le ASF dovessero essere integrate nell’Esercito o nella Polizia.
Il Movimento Nazionale Amhara, principale gruppo di opposizione della regione, ha definito la decisione del governo federale “completamente irresponsabile”, poiché metterebbe a serio rischio la sicurezza della regione. Il motivo formale risiede nel timore che lo scioglimento delle forze locali esponga lo Stato di Amhara ad attacchi dalle regioni limitrofe. Tuttavia, il motivo reale risiede nel fatto che la popolazione e le istituzioni Amhara non vogliono privarsi di uno strumento militare e di sicurezza fondamentale per perseguire i propri interessi e mantenere un margine ragionevole di autonomia da Addis Abeba. Gli Amhara sostengono di aver bisogno della propria forza di sicurezza per proteggersi da due minacce: i tigrini e gli oromo, due popoli rispetto ai quali continuano a sussistere dispute confinarie e per il controllo delle terre fertili. Nello specifico, i distretti del Wolkait, Kafta Humera, Tselemti e Tsegede, sono da tempo al centro di una controversia territoriale tra la regione del Tigray e dell’Amhara. Allo stesso modo, sono frequenti gli scontri tra milizie amhara e oromo lungo tutto il confine amministrativo che separa i due Stati federali.
In questo contesto, esiste la possibilità che l’attentato a Yeshitla, uno dei maggiori sostenitori dello scioglimento delle ASF, sia stato ordito da esponenti delle milizie stesse, in quello che appare essere sia un regolamento di conti interno al fronte amhara che un messaggio al governo di Addis Abeba.
L’assassinio del leader politico contribuisce in maniera significativa all’escalation delle tensioni etnico-politiche nel Paese e rischia di rappresentare un pericoloso segnale circa la radicalizzazione dei fronti di conflitto già esistenti tra il governo di Abiy Ahmed, le popolazioni e le istituzioni locali.