Egitto-Arabia Saudita: quali i benefici dal collegamento delle reti elettriche?
Middle East & North Africa

Egitto-Arabia Saudita: quali i benefici dal collegamento delle reti elettriche?

By Lavinia Pretto
10.11.2021

Martedì 5 ottobre, Egitto e Arabia Saudita hanno firmato al Cairo un contratto del valore di 1,8 miliardi di dollari per costruire impianti di trasmissione che collegano le rispettive reti elettriche. Il progetto prevede una capacità di diffusione con un picco di 3.000 megawatt e verrà realizzato da tre consorzi composti da aziende internazionali e regionali, che includono Orascom Construction, Hitachi ABB Power Gride, China Energy Engineering Corporation Limited e la Xian Electric Engineering Company Limited. I contratti di appalto sono stati firmati da Khaled bin Hamad al-Qunun, CEO della Saudi Electricity Company, e da Sabah Mohamed Mashali, Presidente e Amministratore Delegato della Egyptian Electricity Transmission Company.

Gli accordi consistono nella costruzione di tre sottostazioni ad alta tensione, quelle di Madinah Est e di Tabuk nel Regno saudita, e quella di Badr, ad Est del Cairo, che verranno collegate da linee di trasmissione aerea con una lunghezza di circa 1.350 metri e da cavi marini nel Golfo di Aqaba lunghi 22 km. Il sistema ad alta tensione mira a rendere più efficienti e stabili entrambe le reti elettriche, andando anche a spianare la strada ad altre forme di cooperazione. La Orascom Construction ha assicurato che gli impianti ridurranno nettamente l’impronta di carbonio coerentemente all’agenda politica ed energetica sottoscritta sia da Riyadh sia dal Cairo. Il Principe saudita Abdulaziz bin Salman, che ricopre il ruolo di Ministro dell’Energia, si è detto entusiasta del progetto, ritenendo che quest’ultimo rafforzi l’unione fraterna tra i due Paesi e simboleggi un legame arabo comune. A sua volta la controparte egiziana, nelle vesti di Mohamed Shaker, ha elogiato la sottoscrizione del memorandum d’intesa, mostrando interesse anche per una futura interconnessione nell’ambito delle fonti rinnovabili.

La costruzione degli impianti arrecherà difatti numerosi vantaggi economici e politici ad entrambi i Paesi. L’Egitto soffre di periodiche interruzioni di corrente soprattutto nei territori che si affacciano sul Mar Rosso, e vede quindi nel progetto un modo per migliorare l’affidabilità e la stabilità della rete nazionale. Attraverso una gestione congiunta della capacità energetica, verrebbe colmata la differenza nei carichi elettrici rendendo più efficiente la distribuzione della stessa ad enti pubblici e privati. Di fronte a questa problematica, Il Cairo ha annunciato il rafforzamento delle linee di collegamento elettrico sia con i Paesi della regione, tra cui la Giordania, il Sudan e la Libia, sia con alcuni Paesi europei, come la Grecia e Cipro. Per il Regno Saudita, il memorandum d’intesa sottoscritto con l’Egitto si colloca nel programma esecutivo basato su Vision 2030, piano di sviluppo economico e sociale che punta, tra i suoi obiettivi, a rafforzare il settore energetico non petrolifero. L’ambizione del Principe ereditario Mohammed bin Salman – a capo del programma saudita di diversificazione economica – è quella di costruire la più grande rete elettrica della regione MENA attraverso progetti di interconnessione energetica, al fine di consentire a Riyadh di diventare un centro regionale per la fornitura di corrente.

L’Arabia Saudita, al contempo, punta molto su questi progetti per consolidare la propria posizione nel Mar Rosso, alimentando nuove ambizioni in un teatro geostrategico di rilevanza crescente nelle dinamiche globali. L’interesse nei confronti della sub-regione deriva proprio dall’importanza ricoperta dalla dimensione marittima, crocevia strategico per i traffici globali da e verso l’Europa e l’Asia, nonché come ponte naturale tra Mediterraneo e Oceano Indiano. Un’importanza riconosciuta anche dal ruolo di rotta vitale per il trasporto di petrolio e gas che passa dallo Stretto di Bab el-Mandeb nel sud fino al Canale di Suez nel nord. Inoltre, il Mar Rosso ricopre un ruolo significativo per le risorse di metalli preziosi, potenzialità presagita solamente dall’Arabia Saudita, che è stato infatti l’unico Paese che ha commissionato programmi di esplorazione di fronte alle sue coste, trovando vaste quantità di zinco, rame, argento, oro ed elementi come cadmio, cobalto e idrocarburi. Il suo rilievo viene evidenziato infine dalle numerose basi militari straniere (come quelle presenti in Gibuti) presenti nella zona, collocate strategicamente per tutelare gli interessi particolaristici degli attori rivieraschi e di quelli extra-area (si pensi agli Emirati Arabi Uniti) coinvolti nelle dinamiche di area.

Avendo compreso gli innumerevoli vantaggi politici, economici e militari derivanti dal fattore Mar Rosso, non devono stupire gli investimenti commerciali ed energetici promossi dall’Arabia Saudita sia per elevare il suo soft power nella regione, sia per acquisire nuovo peso e influenza nelle dinamiche mediorientalizzate di un’area estesa che mette in comunicazione Africa Orientale e riva occidentale della Penisola Arabica.

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