Pakistan. Ristagna dialogo di pace fra governo e talebani
C’è uno stallo nel processo di pace in corso tra il governo di Islamabad e i talebani pakistani. Mohammad Ibrahim, incaricato di fare da tramite tra la commissione dei miliziani e quella dell’esecutivo pakistano, auspica che il processo di pace possa riprendere e proseguire nella giusta direzione. Veronica Giacometti ha chiesto l’opinione di Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali:
R. – Stiamo parlando di un mondo dove la negoziazione assurge al ruolo di arte. Immaginare che, in questo contesto, si possa lontanamente applicare uno standard vicino a quello occidentale è un peccato di poca conoscenza. Sono negoziati che continueranno addirittura dopo che sarà raggiunto – semmai sarà raggiunto – un accordo.
D. – Di chi è la responsabilità maggiore di questo stallo nei negoziati?
R. – Le responsabilità sono sempre tra la domanda e l’offerta: l’applicazione in tutto il Pakistan della sharia, in maniera ortodossa, la legge islamica, l’allontanamento dalla zona della loro influenza – le cosiddette aree tribali – delle forze armate pakistane e, dall’altra parte, il governo centrale tradizionalmente bicefalo nei confronti dei talebani, che cerca comunque di mantenere una sua forza.
D. – Chi frena il percorso di pace è anche l’esercito?
R. – Un vecchio adagio locale dice che ogni Paese al mondo ha un esercito e in un solo caso l’esercito ha una nazione ed è il Pakistan. L’esercito pakistano ha una forza politica che solo in Pakistan vede questa realtà. E lo stesso esercito non è un monolito di decisionismo nei confronti della realtà ultraortodossa. Ma, ricordiamolo, i talebani pakistani, il cui recente leader Fazlullah è assurto agli onori della cronaca, non sono neanche loro una realtà chiara e definita. Questa è la ragione per la quale, anche recentemente, proprio pochi giorni fa ci sono stati forti scontri a fuoco tra diversi gruppi di talebani.
D. – E’ credibile questa nuova veste dei talebani, disposti al dialogo?
R. – Credo che non ci sia nessuno che non sia mai disposto al dialogo e che, se qualcuno è parte del problema, è contestualmente parte della soluzione. Il vero punto è: quanto sei disposto a concedere e gli altri quanto sono disposti a dare?