"La guerra di spie fra Usa, Ue e Mosca? Avrà un finale diverso da quello che molti temono"
Tiscali News

"La guerra di spie fra Usa, Ue e Mosca? Avrà un finale diverso da quello che molti temono"

27.03.2018

Trenta diplomatici del Paese governato da Putin espulsi dall’Unione europea, due via dall’Italia. Decine dagli Stati Uniti. Si avvicina uno scontro preoccupante? L’analisi dell’esperto

Sono 30 i diplomatici russi che saranno espulsi da 14 paesi Ue, due anche dall’Italia. Si aggiungono ai 23 già accompagnati alla frontiera da Londra e ai 60, tra diplomatici e funzionari dei servizi di Mosca in partenza dagli Stati Uniti: “la più importante espulsione di russi della storia”, per l’amministrazione americana dove non si vedeva un provvedimento così drastico dai tempi della Guerra Fredda. Sono le misure decise in seguito al caso Skripal, l’ex spia russa avvelenata a Salisbury in Inghilterra con un agente nervino, che sta portando a un’escalation senza precedenti della tensione diplomatica fra Mosca e l’Occidente. Ne abbiamo parlato con Andrea Margelletti, analista, già consulente strategico del Ministero della Difesa e Presidente del Cesi, Centro Studi Internazionali.

Margelletti, l’innalzamento della tensione ci segnala che il caso Skrypal è molto più di una spy story : siamo davanti a un grande caso diplomatico che ci ricorda i tempi della contrapposizione Usa-Urss.
“Iniziamo col dire che tutti spiano tutti. E’ un dato di fatto per ciascuna nazione avere dei servizi di intelligence, che però devono muoversi all’interno di confini ben definiti: quando un governo sceglie di far superare ai propri agenti quei confini naturalmente se ne prende le responsabilità.  Nel caso Skripal si ritiene che i servizi di intelligence e sicurezza russi abbiano superato quei confini e operando in un paese straniero uccidendo delle persone. Questo ha portato a una levata di scudi di alcune nazioni nei confronti della Russia e ciò ha portato all’espulsione reciproca di agenti dall’una e dall’altra parte.

A fronte di questa espulsione di massa coordinata sotto l’ombrello Nato, Londra però non ha ancora prodotto la “pistola fumante”, la prova inconfutabile delle responsabilità del Cremlino.
“Non ci sarà mai la pistola fumante, come si vede nei film. Chiedere la prova provata del fatto che siano stati loro è praticamente impossibile, sennò non sarebbero servizi segreti. In secondo luogo  non è detto che le prove che hanno i governi debbano essere rese note, perché svelare i dettagli con cui si ottengono delle informazioni può compromettere la possibilità di continuare a riceverne in seguito. Se io le spiego per filo e per segno che metodo ho usato, facciamo il caso, per catturare un certo latitante, io poi quel metodo non lo potrò più usare”.

Perché proprio Skripal, che non era più un soggetto operativo e quindi non pericoloso?
“Dipende da cosa si intende per operativo e pericoloso. Le faccio un esempio: mettiamo per ipotesi che Skripal prima di essere liberato abbai firmato un documento con i servizi russi in cui si impegnava a interrompere tutti i contatti con i suoi vecchi colleghi. Dopodiché si viene a sapere che questi rapporti continuano a sussistere. Ecco, in quel caso qualcuno potrebbe essersene avuto a male”.

E’ possibile però che il Cremlino non abbia valutato le ripercussioni di un’azione così azzardata ed anche improvvida in prossimità delle elezioni in Russia?
“Abbiamo visto come sono andate a finire le elezioni in Russia. Non mi pare  che questa cosa abbia danneggiato il Presidente Putin”.

Tuttavia sotto il profilo internazionale qualche guaio potrebbe capitare, magari  con un’escalation militare in alcune zone calde come la Siria dove gli Stati Uniti non intendono accettare gli equilibri della pax russa con una transizione costituzionale sotto la guida di Assad.
“No, gli scontri armati sono da escludersi assolutamente. Nessuno di noi vuole la Terza Guerra Mondiale. Uno scenario in cui gli americani per avere più spazio in Siria combattono contro i russi è inverosimile. Così come la Russia non vuole conquistare l’Europa per la semplice ragione che è il suo miglior partner commerciale. Tutti vogliono spingere al massimo l’asticella per ottenere i massimi vantaggi ma certamente a nessuno viene in mente di sparare contro i russi e viceversa”.

Gli avvicendamenti nell’amministrazione americana che hanno visto la sostituzione di Mc Master con Bolton e di Tillerson con Pompeo non prefigurano invece una vittoria del cosiddetto Deep State che ha un approccio molto più aggressivo nei confronti della Russia?
“Un conto è l’aggressività che spinge al limite la diplomazia, un’altra cosa è far la guerra. Anche perché la guerra per che cosa? Teniamo conto che lo scenario internazionale oggi è completamente diverso  rispetto ai tempi della contrapposizione frontale fra i due grandi blocchi. Non ci sono più le migliaia e migliaia di soldati schierati da una parte e dall’altra.  Con, chi, con quali mezzi, potremmo oggi  invadere la Russia? E in che modo la Russia potrebbe attaccare noi?”

Abbiamo visto la reazione piccata da “premier in pectore” di Salvini sull’espulsione di due diplomatici russi dal nostro territorio nazionale. Ma l’Italia cosa può davvero fare in questo scenario? E’ davvero percorribile l’ipotesi di una terza via?
“Noi siamo parte di una alleanza consolidata con gli Stati uniti. A qualcuno può piacere di più o di meno ma non vi sono dubbi sul fatto che Washington sia il nostro alleato di riferimento.  Nell’attuale contesto la questione non è di perseguire o meno la  terza via, semmai il problema dell’Italia è la poca visibilità internazionale . E’già complicato riuscire a fare un governo, mi pare non ci siano i margini per inaugurare una stagione di politica estera indipendente che necessariamente comporterebbe un impegno strategico ed economico notevole.

Cosa succederà adesso?
“Immagino che appena l’attenzione mediatica calerà e con essa la tensione internazionale gli americani accrediteranno altri agenti Cia all’ambasciata americana a Mosca, così faranno i russi e ritornerà tutto come prima. Questa cosa vicenda ha permesso ai governi occidentali di lanciare un avviso a Mosca: dovete frenare l’attivismo della vostra intelligence. Se poi ci saranno altre conseguenze non saranno necessariamente visibili all’opinione pubblica internazionale”.

Fonte: TiscaliNews

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