UNIFIL: 40 anni di missione strategica per il Libano e per l'Italia
Nelle prime ore del 25 agosto scorso, due droni, ritenuti dal Libano di essere israeliani e dotati di cariche esplosive, hanno attaccato l’edificio in cui ha sede l’Hezbollah Media Center nel quartiere Moawwad di Beirut. L’incursione nel sobborgo meridionale della capitale libanese è il primo incidente di tale portata (a Beirut) dalla guerra del 2006, l’ultimo confronto militare diretto e su larga scala tra Israele e il partito-movimento sciita del Paese dei Cedri. Pochi giorni più tardi Hezbollah ha lanciato la sua rappresaglia, anche questa di impatto maggiore rispetto agli incidenti, ormai sporadici, che si sono verificati a ridosso del confine israelo-libanese negli ultimi anni. Il 1° settembre, una base militare e un veicolo da trasporto truppa corazzato israeliani nei pressi di Avivim, villaggio israeliano dell’Alta Galilea a pochi chilometri dal confine, sono stati bersagliati da alcuni missili anticarro lanciati da miliziani del Partito di Dio. In reazione, Tel Aviv ha lanciato un centinaio di colpi d’artiglieria e condotto alcuni raid nella zona prospiciente, attorno a Maroun al-Ras, da cui proveniva l’attacco di Hezbollah.
Nonostante non abbia avuto strascichi ulteriori e non abbia causato vittime da ambo le parti, la sequenza di incidenti ha scosso i delicatissimi equilibri che regolano il confronto pluridecennale tra il partito guidato da Hassan Nasrallah e lo Stato ebraico, dai quali dipende in larga parte la stabilità politica, istituzionale e confessionale del Libano.