Oltre la crisi sanitaria: il possibile spillover della pandemia sull'economia cinese
Geoeconomia

Oltre la crisi sanitaria: il possibile spillover della pandemia sull'economia cinese

Di Gianmarco Scortecci
17.03.2020

A partire dalla scorsa settimana, la Cina ha lentamente iniziato a riprendersi dall’epidemia di COVID19 che, scoppiata lo scorso novembre, si è progressivamente diffusa e ha arrestato il gigante cinese nel corso dell’ultimo mese e mezzo. La rapida diffusione del così detto coronavirus ha interessato proprio la Cina continentale, area che da sola ha contato più di 80.000 casi positivi. La malattia si è dapprima diffusa nella provincia cinese di Hubei sul finire dello scorso anno e ha rapidamente preso piede nel resto del Paese nei primi due mesi del 2020. Il tasso di mortalità, in principio stimato intorno al 2% dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, si è attestato più di recente al 3,4% secondo quanto riportato lo scorso 3 marzo da Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale della stessa agenzia Onu. La crisi sanitaria che ha investito il Paese ha messo in evidenza l’esposizione del sistema ad un’urgenza di più ampio respiro, con ripercussioni sulla dimensione sociale ed economica che potrebbero interessare non solo la Cina, ma anche la regione dell’Asia e Pacifico, nonché il mondo intero in tempi di globalizzazione avanzata.

La Cina, in quanto primo Paese affetto dalla diffusione del virus, è stata anche la prima economia a subire dei contraccolpi. Nel mese di febbraio, il Purchasing Managers’ Index (PMI) di Pechino sul manifatturiero, indicatore ufficiale sulla produzione rilasciato dall’Istituto Nazionale di Statistica del Paese, è crollato a 35,7 punti: il valore più basso dal 2004 per il gigante asiatico. Di base, un PMI al di sotto di 50 punti – cifra che la Cina aveva registrato a gennaio – indica che l’economia è in fase di contrazione, cosa confermata anche dagli indici su edilizia e servizi. Il rallentamento della crescita cinese sembra essere destinata a subire ulteriori contraccolpi proprio a causa della crisi sanitaria. Benché non ci siano ancora dati ufficiali, i settori di produzione industriale più in sofferenza sembrano essere l’_automotive (_cluster concentrato proprio nella zona di Wuhan, da cui è partito il contagio) l’hi-tech e il farmaceutico (la Cina è anche il primo produttore di principi attivi al mondo). Sul fronte dei servizi, le misure di cautela prese per cercare di contenere il contagio, quali la quarantena e il divieto agli spostamenti, hanno avuto un impatto sui settori esposti all’elasticità della domanda dei consumatori, quali il traffico aereo, il turismo, la ristorazione e, non da ultimo, la vendita al dettaglio. L’impossibilità per circa 10 milioni di persone di lasciare la propria abitazione ha portato ad una stagnazione dei consumi e ha messo in difficoltà un settore, quale quello dei servizi, su cui il governo cinese stava puntando per traghettare definitivamente la Cina dall’essere la fabbrica del mondo ad ottenere lo status di economia post-industriale.

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