L’Algeria va ad elezioni anticipate
Medio Oriente e Nord Africa

L’Algeria va ad elezioni anticipate

Di Giuseppe Palazzo
21.02.2021

Il 18 febbraio, il Presidente Abdelmadjid Tebboune ha ordinato un’amnistia per una sessantina di attivisti (tra cui il noto giornalista Khalid Drareni) dell’Hirak (“movimento”), oltreché la promessa di un rimpasto all’interno del governo. Sempre in occasione della Giornata nazionale dei martiri, il Capo di Stato algerino ha annunciato lo scioglimento dell’Assemblea nazionale del popolo (APN) e l’organizzazione di elezioni legislative anticipate.

L’annuncio presidenziale è avvenuto a seguito del ritorno di Tebboune in patria dopo 3 mesi di assenza forzata dal Paese, con annesso ricovero a Colonia, in Germania, per Covid-19. La scelta del leader algerino mira essenzialmente a impedire possibili escalation di tensioni interne dopo che, il 16 febbraio, l’Hirak (protagonista della stagione delle proteste del 2019 che contribuirono alla fine della ventennale Presidenza di Abdelaziz Boutefilka) è tornato nelle piazze per richiedere una riforma complessiva del pouvoir algerino. A tal fine, Tebboune si è appellato alla gioventù e ha promesso loro un maggiore coinvolgimento nella politica nazionale anche tramite nuove consultazioni, che si terranno probabilmente entro la fine dell’anno.

Ciononostante, la classe dirigente algerina ha mostrato più volte una certa impermeabilità alle trasformazioni sociali, economiche e politiche, promuovendo cambiamenti puramente cosmetici e poco sostanziali. Una tendenza emersa anche in occasione della nuova Costituzione, approvata con referendum popolare (66,8%) nonostante un’affluenza bassissima (23,7%). La sfiducia degli algerini è dovuta al fatto che i nuovi emendamenti alla Costituzione non intaccano il sistema di potere nazionale concentrato sulla figura del Presidente e sulle Forze Armate. Difatti, il Capo di Stato ha salvaguardato le sue prerogative sulla nomina dei giudici così come la facoltà di porre un veto difficilmente superabile alle leggi emanate dal Parlamento. Ancora più estranee alla pretese di riforma sono le Forze Armate che, anche se apparentemente defilate dagli ultimi sviluppi nella politica nazionale, sono state decisive nei periodi di crisi, come è stato peraltro nel periodo successivo alle dimissioni di Bouteflika (aprile 2019).

Dunque, le elezioni anticipate, la liberazione di alcuni manifestanti così come il sostegno retorico di Tebboune alle richieste di trasparenza e riforma avanzate dall’Hirak, difficilmente troveranno una risposta sostanziale a causa di un sistema flessibile nel preservare nella sua essenza il sistema di potere algerino.

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