Prabowo vince le elezioni in Indonesia: quali scenari
Il 14 febbraio, Prabowo Subianto si è imposto alle elezioni generali come nuovo Presidente della Repubblica d’Indonesia. Gli exit poll – non ancora definitivi – riportano una vittoria schiacciante, con un 58% dei consensi che permetterebbe a Prabowo di superare la quota del 50% necessaria a evitare un secondo turno potenzialmente previsto nel mese di giugno. Il neopresidente ha avuto la meglio sull’ex governatore della Provincia di Central Java Ganjar Pranowo – molto competitivo nei sondaggi fino al mese di ottobre – e sull’ex governatore di Giacarta Anies Baswedan, il quale poteva contare su ampio supporto nella capitale e nelle sezioni islamiche più conservatrici per via del ticket con Muhaimin Iskandar, leader del più importante partito islamico del Paese (il Partito per il Risveglio della Nazione).
Dopo due mandati presidenziali, il Presidente Joko Widodo lascerà la guida del Paese a Prabowo, già suo sfidante alle elezioni del 2014 e del 2019, oltre che Ministro della Difesa in carica nell’attuale gabinetto. In forte risalita nei sondaggi nei tre mesi precedenti il voto, Prabowo ha approfittato del tacito endorsement del popolarissimo Joko Widodo, avvenuto attraverso la candidatura a vicepresidente del figlio trentaseienne Gibran Rakabuming Raka. Un ruolo importante nel successo di Prabowo lo hanno avuto le alleanze, spesso mutevoli nel contesto indonesiano. In particolare, Gibran si è unito alla corsa di Prabowo fuoriuscendo dal PDI-P, nel quale milita lo stesso Widodo, e unendosi al Partito nazionalista Gerindra. La candidatura di Gibran, che sarebbe stata precedentemente impossibile per via di un decreto che impediva ai minori di quaranta anni l’elezione come vicepresidente, ha alimentato qualche dubbio sul funzionamento della democrazia indonesiana. La partecipazione del figlio di Joko, infatti, è stata resa possibile attraverso l’intercessione del cognato dell’attuale Presidente, il Capo di Giustizia Anwar Usman (in seguito rimosso dall’incarico), che ha spinto per un emendamento della legge con l’obiettivo di permettere la corsa anche a chi avesse già ricoperto un ruolo pubblico.
Il futuro Presidente intende continuare lungo il percorso già tracciato da Joko Widodo, caratterizzato da una forte enfasi posta sullo sviluppo delle infrastrutture e dell’industria mineraria. L’Indonesia, infatti, è il maggior produttore globale di nickel, un minerale particolarmente utile nella composizione chimica delle batterie utilizzate per l’industria di automobili elettriche. L’obiettivo della nuova presidenza potrebbe dunque essere quello di sviluppare l’industria del settore, al fine di potenziare le capacità di raffinazione e stoccaggio. Prabowo, inoltre, insisterà probabilmente sull’attrazione di capitali esteri volti a un sostentamento dell’industria, provando anche intercettare parte degli investimenti in uscita dalla Cina. Tuttavia, nonostante le scelte in materia di politica economica finora adottate abbiano condotto a una crescita costante annua del PIL pari al 5%, una scarsa diversificazione dell’economia nazionale potrebbe generare alcune criticità. Il rischio principale è quello che alle batterie a base di nickel, manganese e cobalto, al momento largamente utilizzate sul mercato, vengano in futuro preferite tecnologie diverse che siano meno dipendenti dalla dilatata supply-chain cui queste sono sottoposte. Il futuro Presidente, inoltre, erediterà l’ambizioso progetto da circa 33 miliardi di dollari di costruzione di una nuova capitale nella Provincia di East Kalimantan, finanziata al 20% dal budget nazionale e per la restante parte da investitori riconducibili a Malesia, Brunei e Arabia Saudita.
Anche in materia di politica estera è lecito attendersi continuità da Prabowo rispetto al suo predecessore. I legami con la Cina, alimentati dal proficuo interscambio commerciale e dalla partecipazione di Pechino in numerosi progetti infrastrutturali e logistici sul suolo indonesiano, fanno da contraltare alle frizioni presenti tra i due Paesi relativamente alla questione del Mar Cinese Meridionale. In questo senso, Pechino avanza delle pretese rispetto alle isole Natuna, considerate da Giacarta parte integrante della propria Zona Economica Esclusiva e nei pressi delle quali Pechino ha inviato in passato pescherecci e navi della guardia costiera in missioni di pattugliamento. Profondi legami securitari con Washington fanno da contrappeso alle intese economiche coltivate con Pechino e anche questo trend non dovrebbe mutare nel breve-medio periodo. Gli Stati Uniti, in particolare, hanno finanziato la costruzione di un centro di addestramento marittimo sull’isola di Batam, nei pressi dell’imboccatura meridionale dello Stretto di Malacca, e i due Paesi conducono importanti esercitazioni militari anche in collaborazione con i Paesi membri del Quadrilatero di Sicurezza (Quad), ossia India, Australia e Giappone. Cruciale, in questo senso, resterà per l’Indonesia trovare un equilibrio nella competizione strategica tra Cina e Stati Uniti, all’interno della quale il Paese assume un atteggiamento pragmatico mirato a non rinunciare ai benefici che ognuno di questi attori può apportare.