Haryana e Kashmir alle urne: risultati e impatto sul Governo Modi
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Haryana e Kashmir alle urne: risultati e impatto sul Governo Modi

Di Elisa Querini
17.10.2024

A quattro mesi dalle elezioni generali, gli indiani sono stati chiamati al voto per rinnovare le assemblee legislative in Haryana e Jammu e Kashmir. I risultati delle elezioni nell’Union Territory del Jammu e Kashmir, svoltesi in tre round dal 18 settembre al 1° ottobre, hanno sancito la vittoria della coalizione composta da Congresso (INC), National Conference (NC) e Communist Party of India – Marxist (CPI-M), che è riuscita a ottenere la maggioranza per un totale di 49 seggi su 90, contro i 29 vinti dal Bharatiya Janata Party (BJP) del Primo Ministro Narendra Modi. Ad affermarsi, dunque, è stato il fronte che si oppone alla decisione presa dallo stesso Modi, nel 2019, di cancellare lo special status dell’area al centro di una storica contesa col vicino pakistano. Parallelamente, nello stato dell’Haryana, il BJP si è invece confermato primo partito, ottenendo 48 seggi su 90, con l’INC di Rahul Gandhi fermatosi a quota 37 che ha mancato il tanto atteso sorpasso.

Per quanto riguarda il Jammu e Kashmir, il voto ha rappresentato una sorta di referendum sulla decisione del Governo Modi di abrogare l’articolo 370 della Costituzione indiana, con la conseguente perdita di autonomia dello Stato del Jammu e Kashmir, la sua separazione dal territorio del Ladakh e il declassamento da Stato federato a Territorio dell’Unione controllato direttamente dal Governo. In questo contesto, sembra dunque che l’appartenenza religiosa, più che i programmi dei partiti, abbiano dettato la preferenza degli elettori.

Nel Jammu, infatti, il BJP si è riconfermato come primo partito nelle aree a maggioranza hindu, mentre, nel Kashmir a maggioranza musulmana, la coalizione INC-NC si è imposta a scapito del People’s Democratic Party (PDP), che aveva guidato l’ultimo governo eletto nel 2014 in coalizione con il BJP. Malgrado il voto abbia premiato i partiti favorevoli al ripristino del regime di autonomia speciale, il recupero dello status appare al momento improbabile. Tuttavia, sembra lecito attendersi dalla nuova leadership kashmira un tentativo di riottenere il titolo di Stato federato, un processo anche questo non privo di insidie, che potrebbe alimentare le tensioni tra le autorità locali, il Governo di Nuova Dehli e il suo rappresentante in Kashmir, il Lieutenant Governor Manoj Sinha.

Per quanto concerne l’Haryana, il BJP è riuscito ad ottenere un terzo mandato consecutivo, contrariamente a quanto previsto dagli exit poll. A favore del BJP sembrerebbe aver giocato la decisione, presa lo scorso marzo, di sostituire il Chief Minister, Mahonar Lal Khattar, e rimpiazzarlo con Nayab Singh Saini, appartenente a una delle Other Backward Castes (OBC). Da una parte, infatti, la nomina di Saini ha allontanato le critiche verso l’amministrazione guidata da Khattar, mentre dall’altra ha dimostrato l’interesse del BJP nei confronti delle OBC, che costituiscono circa il 40% degli elettori in Haryana. Tuttavia, anche gli errori commessi dall’INC sembrano aver favorito la riconferma del partito di Modi. In particolar modo, significative sembrano essere state le spaccature interne al partito e la scelta del Congresso di concentrare gli sforzi sulla comunità Jat, elemento che pare aver penalizzato il partito tra i Dalit e gli stessi elettori delle OBC.

Nonostante la sconfitta in Kashmir, dunque, il BJP non esce dalla recente tornata elettorale particolarmente indebolito. La conquista di un inatteso terzo mandato consecutivo in Haryana, infatti, sembra aver infuso nuova linfa al partito anche in vista delle imminenti elezioni in Maharashtra. Nel mentre, il Congresso sembra aver parzialmente perso lo slancio delle elezioni di giugno e ha subito già le prime conseguenze della sconfitta in Haryana. Il Samajwadi Party, membro dell’alleanza INDIA guidata dal Congresso, ha infatti già presentato i propri candidati per i seggi vacanti in Uttar Pradesh senza prima consultare l’INC e ciò indebolisce la posizione del partito di Gandhi in vista delle elezioni di novembre.

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