La visita del Ministro degli Esteri cinese in Egitto
Il 15 gennaio, il Ministro degli Esteri cinese Qin Gang ha incontrato al Cairo il Presidente Abdel Fattah al-Sisi, il Segretario Generale della Lega Araba Ahmed Aboul-Gheit e il suo omologo egiziano Sameh Shoukry. La tappa egiziana di Qin Gang è stato l’ultimo – e forse anche più rilevante – passaggio del tour diplomatico cinese in Africa passato per l’Etiopia, sede dell’Unione Africana, Gabon, Angola e Benin, e mirato essenzialmente a consolidare il ruolo di leadership di Pechino nel continente.
Al centro della fitta agenda di incontri con i vertici egiziani sono stati toccati diversi punti: oltre ai temi di caratura regionale e internazionale, con particolare attenzione alla lotta al Covid-19 e alle tensioni tra israeliani e palestinesi, le parti hanno ribadito la centralità delle relazioni sino-egiziane, nonché l’interesse cinese ad aumentare i flussi di investimento nel Paese, soprattutto in turismo e infrastrutture strategico-industriali. Un impegno di non poco conto soprattutto se si considera il deficitario piano socio-economico egiziano, fortemente destabilizzato negli ultimi mesi a causa della svalutazione della moneta nazionale, che ha perso il 35% del suo valore rispetto al dollaro nel corso del 2022, e della crescita galoppante dell’inflazione, che ha fatto segnare un incremento del 21,9% su base annua, a dicembre 2022.
Obiettivo dichiarato da ambo le parti è la volontà di rafforzare e ampliare la partnership strategica globale vigente. L’Egitto, infatti, è un attore geo-economico di particolare importanza per la Cina: a livello commerciale i due Paesi hanno raggiunto, nel 2021, circa 20 miliardi di dollari di interscambio, segnando un aumento annuo del 37,3%. Secondo i dati diffusi a gennaio 2022 dall’Amministrazione Generale delle Dogane Cinesi, le esportazioni dalla Cina all’Egitto sono state pari a 18,27 miliardi di dollari (+34% su base annua), mentre le importazioni cinesi dall’Egitto, costituite principalmente da petrolio greggio, carburante e prodotti di distillazione, hanno toccato gli 1,7 miliardi di dollari (+84,8% anno su anno). Nel complesso, l’Egitto rappresenta poco meno del 5% del commercio cinese con l’area MENA, mentre il suo mercato vale il 35% del commercio di Pechino nell’intero Nord Africa.
Non a caso, il pronunciato interesse economico-commerciale di Pechino verso il Paese nordafricano manifesta un obiettivo di lungo periodo: ossia quello di creare un avamposto strategico e industriale sicuro a livello marittimo tra Mediterraneo e Mar Rosso attraverso un posizionamento terrestre cinese lungo il Canale di Suez, che rappresenta un’importante arteria di trasporto globale e un collegamento cruciale nella “via marittima” della Belt and Road Initiative (BRI).
Sebbene il pilastro centrale delle relazioni sino-egiziano sia indubbiamente di natura economico-infrastrutturale, la sinergia strategica vive una fase di sfaccettate e convergenti visioni geopolitiche. Oggi, infatti, le relazioni bilaterali sembrano orientate verso la costruzione di nuovi scenari di sviluppo con piani di azione complementari e indirizzati essenzialmente ai settori tecnologico (spazio, digitale e telecomunicazioni), industriale (manifatturiero) e infrastrutturale (porti, costruzioni e “grandi opere”). In ciò si vedrebbe, quindi, un tentativo reciproco di veicolare le rispettive strategie di sviluppo: da un lato l’egiziana “Vision 2030”, dall’altra la cinese BRI. Se l’Egitto punta a sviluppare la sua economia grazie ai fondi e agli investimenti legati alla Belt and Road Initiative, la strategia globale cinese mira a sfruttare il ruolo pivotale del Cairo per rafforzare e sviluppare le sue dinamiche trans-continentali.
Pertanto, oltre a testimoniare un importante passo nel rafforzamento del partenariato strategico sino-egiziano, la visita del rappresentante cinese al Cairo evidenzia un chiaro tentativo da parte di Pechino di definire un nuovo salto di qualità nella relazione bilaterale.