La strategia azera nei Balcani
Russia e Caucaso

La strategia azera nei Balcani

Di Federica Troisi
07.07.2023

Giovedì 13 aprile, il Presidente dell’Azerbaijan, Ilham Aliyev, si è recato a Sofia per presenziare alla firma di un protocollo d’intesa tra gli operatori della rete di gasdotti in Bulgaria, Romania, Ungheria e Slovacchia della compagnia energetica di Stato della Repubblica dell’Azerbaijan (SOCAR). L’accordo, stando alle dichiarazioni di Aliyev, garantirà una maggiore sicurezza energetica in Europa, dato che permetterà a diversi Paesi europei di poter beneficiare delle esportazioni di gas naturale da Baku.

L’incontro non è altro che l’ennesima dimostrazione di come l’espansione del proprio bacino commerciale sia la massima priorità della politica estera dell’Azerbaijan e un’analisi dei suoi dati economici avvalora questa tesi. Difatti, nell’ultimo decennio, Baku ha assistito a una crescita tutt’altro che trascurabile e che, stando alle previsioni, è destinata a continuare ancora per molto tempo.

L’incremento più sostanzioso del PIL (+6,8% nel 2022) si registra a partire dalla seconda metà degli anni Dieci del Duemila: un dato da non trascurare se si considerano due eventi che hanno creato shock economici notevoli a livello globale, ovvero la pandemia di COVID-19 e lo scoppio della guerra russo-ucraina.

La crescita è altrettanto evidente sia dal saldo positivo in crescita della bilancia commerciale, che è passata da 21 miliardi e mezzo di dollari nel 2021 a più di 27 miliardi nel 2022, sia dagli IDE (investimenti diretti esteri) dell’Azerbaijan a livello globale.

Riguardo a questi ultimi è sufficiente soffermarsi sui dati che coprono il periodo dal 2020 al 2023. Inizialmente, essi registrano un calo fisiologico in uscita e in entrata a causa del periodo pandemico. Successivamente, a partire dal 2021, gli IDE stranieri evidenziano una leggera contrazione, mentre quelli in uscita registrano una forte crescita che, secondo le previsioni, è destinata ad aumentare di oltre 300 milioni di dollari tra il 2023 e il 2024.

L’accrescimento degli IDE azeri è giustificato da una politica volta a favorire uno slancio all’internazionalizzazione del settore imprenditoriale del Paese, soprattutto attraverso l’iniziativa “Made in Azerbaijan” (avviata nel 2016) il cui scopo principale è quello di finanziare e di supportare il settore privato affinché investa negli ambiti dell’energia green e dello sviluppo sostenibile e, conseguentemente, aumenti i volumi degli export in zone considerate strategiche dal governo.

A questo proposito, l’area di maggiore espansione è costituita dal ponte naturale tra ovest ed est, ovvero i Balcani, che consentono all’Azerbaijan di penetrare in Europa grazie alle affinità storiche e culturali. A favorire la concretizzazione delle aspirazioni azere è stata la grande quantità di prodotti petrolchimici di cui dispone il Paese, che, all’inizio degli anni Duemila, ha catturato l’attenzione di varie compagnie europee, che si sono interessate della progettazione di gasdotti per collegare l’Azerbaijan all’Europa attraverso il cosiddetto “Corridoio meridionale del gas”.

Il primo tratto del suddetto corridoio è costituito dal SCP (Gasdotto sud caucasico), che collega l’Azerbaijan con la Georgia; successivamente, nel 2018, è stata la volta del TANAP (Trans-Anatolian Natural Gas Pipeline), che attraversa la Turchia. L’ultimo tratto, a oggi, è stato inaugurato nel 2020 ed è il TAP (Trans-Adriatic Pipeline), che attraversa la Grecia e l’Albania, completando il percorso sulle coste italiane della Puglia.

In più, nel 2015, per garantire una maggiore differenziazione delle reti di approvvigionamento gasiero all’area balcanica, è stato firmato un accordo congiunto tra Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia e Montenegro per la costruzione dello IAP (Ionian-Adriatic Pipeline), a cui ha fatto seguito, nel 2017, un accordo tra Grecia e Bulgaria per la realizzazione dell’IGB (Interconnector Greece-Bulgaria). Entrambi i gasdotti hanno la peculiarità di esser stati progettati per essere connessi direttamente al TAP, permettendo all’Azerbaijan di acquisire una posizione ulteriormente privilegiata con gli Stati in questione.

Almeno inizialmente, il governo azero ha espanso la propria influenza nel territorio balcanico attraverso la SOCAR Balkans, ovvero un’affiliata della SOCAR. La SOCAR Balkans è nata nel 2013 in qualità di affiliata della corrispettiva azera, con l’intento di espandere le attività di quest’ultima nei mercati balcanici e in quello greco (per quest’ultimo è stata creata un’affiliata della società balcanica, cioè la SOCAR Hellas).

La SOCAR Balkans è nata con lo scopo ben preciso di avviare i dialoghi con le realtà statuali dell’area per favorire la cooperazione nel settore energetico, e, nel momento in cui ha assolto al suo compito primario, nel 2014, è stata completamente incorporata dalla SOCAR, divenendone una sussidiaria.

Il potenziamento dei rapporti con i Balcani, però, non passa solo attraverso gli accordi per la distribuzione del gas naturale, ma, soprattutto negli ultimi anni, si è concretizzato un ampliamento sostanziale dei settori in cui l’Azerbaijan ha deciso di investire per poter acquisire sempre più influenza.

A tal proposito, Baku ha iniziato a muoversi in maniera capillare, volgendo i suoi IDE verso ambiti che non riguardano soltanto l’energia green e lo sviluppo sostenibile ma anche le infrastrutture, la sanità, la cultura e il turismo, acquisendo, così, un’influenza sempre maggiore nell’area in questione.

La Serbia, ad esempio, è stata tra i primi Paesi con cui l’Azerbaijan ha voluto rafforzare i rapporti, in virtù della solidarietà reciproca incentrata sulla percepita affinità tra Kosovo e Nagorno- Karabakh. La prima azione degna di nota è stata quella di concedere linee di credito a favore dei Serbi a seguito della crisi kosovara del 2008. Tali fondi sono risultati decisivi nel processo di ricostruzione post-bellica.

Successivamente, i rapporti sono stati approfonditi. Prima di tutto, grazie alla mediazione dell’azienda appaltatrice azera AzVirt, sono stati raggiunti vari accordi per la costruzione di numerose strade e autostrade, che hanno permesso alla Serbia di essere ben collegata anche con i Paesi limitrofi. Baku, però, non si è limitata a finanziare le infrastrutture, ma si è occupata anche del restauro di numerosi edifici religiosi e culturali; inoltre ha aiutato in maniera decisiva la popolazione serba nei momenti di massima difficoltà, come accaduto a seguito dell’alluvione del 2014 o durante la pandemia COVID-19.

Un altro caso interessante è quello della Bosnia-Erzegovina. È lo Stato con cui i rapporti sono stati avviati più tardi e, quindi, gli scambi sono ancora poco sviluppati. Ad esempio, nel 2022 il fatturato commerciale è stato di appena 5 milioni di dollari. Questi dati, però, vanno considerati in una cornice di avanzamento di rapporti ancora poco maturi, anche perché le prospettive sembrano essere molto positive.

Baku e Sarajevo hanno accelerato significativamente sul consolidamento del sodalizio, attraverso la stipula di vari accordi, come il protocollo d’intesa tra le rispettive Camere di commercio o l’”Accordo per la Partnership Strategica” siglato il 13 aprile 2023. Entrambi i documenti hanno lo scopo di approfondire la cooperazione tra i due Stati in vari settori: dai trasporti, passando per la logistica, fino all’industria farmaceutica e al turismo.

Inoltre, l’Azerbaijan ha intenzione di agire anche in campo sociale e, pertanto, ha garantito la costruzione di un parco e di un centro sanitario a Kotor. Infine, prossimamente la Bosnia-Erzegovina ha annunciato che aprirà la propria ambasciata a Baku, permettendo, così, un dialogo diretto e continuativo con il governo e con le imprese azere.

Gli interessi dell’Azerbaijan hanno raggiunto anche la Romania, con la quale i rapporti sono ampiamente consolidati, come dimostrato anche dai dati economici che indicano un incremento degli scambi commerciali pari a 345,97 milioni di dollari tra il 2021 e il 2022. La cooperazione bilaterale tra i due Paesi, a questo punto, è pronta a raggiungere un livello superiore e, pertanto, Baku e Bucarest hanno iniziato a discutere di due grandi progetti: ampliamento degli investimenti nel settore delle energie sostenibili e l’avviamento di uno studio di fattibilità per lo sviluppo di un impianto di gas naturale liquido e di un impianto di rigassificazione nel Mar Nero, in modo da garantire l’accesso alle risorse di gas per la Romania, con un impatto positivo sulla questione della sicurezza energetica dei Paesi del centro e del sud-est dell’Europa.

Anche il Montenegro ha captato l’attenzione dell’Azerbaijan, il quale ha deciso di sfruttare il settore potenzialmente più redditizio di questo Stato, ovvero il turismo. Gli investimenti azeri, difatti, sono stati volti tutti al miglioramento del settore sopracitato, con l’avvio di opere di manutenzione e di realizzazione di porti turistici di lusso da parte della società azera Azmont (precedentemente un’affiliata della SOCAR), come quello di Portonovi, inaugurato nel 2019, dove presto sarà costruito anche un complesso turistico, divenendo il più importante investimento nel settore turistico dell’Azerbaijan.

Inoltre, alla luce dei successi raggiunti grazie alla cooperazione bilaterale, nel febbraio 2023, Azerbaijan e Montenegro hanno sottoscritto un accordo che istituisce una linea aerea permanente e diretta (attualmente i voli sono disponibili solo in alta stagione). Questa decisione, oltre che rafforzare il legame tra i due Stati, permetterà al Montenegro di essere accessibile anche dal mercato asiatico, apportando ingenti benefici economici sia a Baku sia a Podgorica.

I rapporti di cooperazione bilaterale tra Azerbaijan e Balcani, però, non sono fini a se stessi, ma acquisiscono importanza anche per l’Italia. È ben noto che l’Italia e l’Azerbaijan condividono una special relationship sin dal 1991: difatti, Roma, per più di dieci anni, è stata al primo posto come Paese importatore di prodotti azeri e, in modo variabile, si è attestata sempre nella top ten degli esportatori in Azerbaijan.

In conclusione, quindi, l’Azerbaijan è stato molto scrupoloso nel definire i rapporti nell’area balcanica, puntando non solo a imporre la sua presenza su questo scenario cruciale, nonostante la presenza di competitors più attivi (come Monarchie del Golfo, Turchia e Cina); ma anche a indirizzare alcune delle scelte economiche dei Paesi con cui coopera, diversificando il proprio portafoglio, attraverso investimenti in ambiti su cui difficilmente avrebbe potuto puntare in patria e applicando abilmente le strategie di soft power, tramite aziende azere presenti direttamente sul territorio d’interesse.

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