La fine di Macky Sall e l’instabilità del Senegal
Africa

La fine di Macky Sall e l’instabilità del Senegal

Di Alessandro Di Martino
06.07.2023

Il 3 luglio scorso, in un discorso pubblico, il Presidente Macky Sall ha annunciato che non si ricandiderà alle prossime elezioni del 2024, ponendo fine alle speculazioni su un ipotetico terzo mandato che avevano acceso violente manifestazioni nel Paese. Considerato storicamente uno dei modelli di stabilità in un continente piuttosto fragile, il Senegal ha recentemente scoperto importanti giacimenti di gas e petrolio che, secondo il FMI, lo renderanno il secondo Paese africano per crescita economica, con una crescita stimata del 8,3%.

Tuttavia, le prospettive di crescita economica rischiano di essere parzialmente compromesse a causa della crisi politica in corso nel Paese. Infatti, lo scorso mese, Ousmane Sonko, il leader del principale partito di opposizione (PASTEF - Patriotes Africains du Sénégal pour le Travail, l’Éthique e le Fraternité), è stato condannato a due anni di carcere con l’accusa di corruzione giovanile. L’accumulo di questa condanna, unita a quella ottenuta lo scorso marzo per diffamazione nei confronti dell’ex Ministro del Turismo, comporterebbe la sua definitiva esclusione dalle prossime elezioni presidenziali. Come già successo con la precedente sentenza, la condanna ha provocato la rabbia di migliaia di giovani senegalesi che si sono riversati nelle piazze, scontrandosi con la polizia, ed accusando la magistratura di aver emesso un verdetto motivato politicamente. I disordini, concentrati a Dakar e a Ziguinchor, città natale di Sonko, si sono conclusi con un bilancio piuttosto drammatico: 16 morti, oltre 350 feriti e circa 500 arresti.

L’utilizzo strumentale della magistratura da parte dell’esecutivo non rappresenta una novità nel panorama politico senegalese, basti pensare alle elezioni del 2019, quando i principali leader d’opposizione, Khalifa Sall e Karim Wade, figlio dell’ex Presidente sconfitto da Macky Sall nelle presidenziali del 2012, sono stati dichiarati ineleggibili, dopo essere stati condannati rispettivamente per appropriazione indebita e corruzione.

Sebbene la decisione del Presidente senegalese sia stata valutata positivamente dalla comunità internazionale, rimangono alcuni interrogativi sullo stato di salute del Paese africano. Infatti, la brutale repressione delle recenti contestazioni, unita all’influenza della politica sulla magistratura e alla pericolosa deriva liberticida, sembra rallentare il lento ma costante processo di crescita democratica senegalese.

Tradizionalmente, il clima politico senegalese influenza quello di tutta la regione africana occidentale e saheliana. Quindi, la normalizzazione della situazione interna a Dakar risulta determinante nella più ampia strategia di stabilizzazione regionale, considerate le promettenti prospettive di crescita senegalesi e le difficili condizioni economiche dei Paesi limitrofi. In conclusione, il futuro politico del Senegal potrebbe essere caratterizzato da una fase di ridefinizione degli equilibri interni non necessariamente scevra da episodi di tensione e violenza. La coalizione governativa dell’attuale Presidente vive una crisi, come dimostrato dal calo di consensi alle elezioni legislative del luglio 2022, e non ha ancora individuato un possibile sostituto di Sall. Tra i possibili contendenti è possibile trovare, oltre a Khalifa Sall e Karim Wade, pienamente riabilitati alla vita politica con l’obbiettivo di disperdere i voti dell’opposizione, anche Idrissa Seck, leader del Partito Democratico Senegalese e secondo classificato alle scorse elezioni presidenziali del 2019. Il grande interrogativo ruota intorno al destino di Sonko, punto di riferimento dell’elettorato giovanile. Infatti, sua definitiva esclusione dalla corsa elettorale rischierebbe di gettare nuovamente il Paese in un clima di tensioni e proteste.

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