India: il voto ridimensiona la leadership di Modi
Asia e Pacifico

India: il voto ridimensiona la leadership di Modi

Di Tiziano Marino
06.06.2024

Il 4 giugno si è concluso il conteggio dei voti per le elezioni generali in India, valide per assegnare i 543 seggi della 18esima Lok Sabha, la Camera bassa della Repubblica federale.** I risultati definitivi hanno confermato la National Democratic Alliance (NDA)**, la coalizione guidata dal Bharatiya Janata Party (BJP) di Narendra Modi, come prima forza nel Paese anche se con un margine ridotto e un risultato ampiamente al di sotto delle aspettative. In particolare, per la prima volta dal 2014, il BJP ha perso la maggioranza assoluta dei seggi nella Lok Sabha e, dunque, Modi sarà ora costretto a negoziare con i partiti della propria coalizione per garantirsi il terzo mandato consecutivo, privilegio spettato finora al leader storico Jawaharlal Nehru. Il ridimensionamento della maggioranza emerge con chiarezza guardando i risultati definitivi. Secondo il Times of India, la NDA avrebbe conquistato 293 seggi, contro i 353 delle elezioni del 2019, mentre il BJP è passato in cinque anni da 303 seggi agli attuali 240, al di sotto della soglia critica di 272 necessaria per avere la maggioranza nella Camera bassa. Parallelamente, si registra l’ottimo risultato delle opposizioni guidate dall’Indian National Congress (INC), passato dai 52 seggi del 2019 ai 99 del 2024. Nel complesso, grazie anche a una efficace politica di alleanze a geometria variabile, l’Indian National Developmental Inclusive Alliance (INDI Alliance), ossia la coalizione delle forze di opposizione, si è aggiudicata circa 234 seggi.

In questo quadro, lo scenario più probabile resta quello di un “Modi-ter”, con una squadra di Governo in grado di riflettere le istanze dei partiti alleati del BJP, veri vincitori di questa tornata elettorale. Tra questi si segnala il Telugu Desam Party (TDP), guidato da Chandrababu Naidu, in grado di conquistare 16 dei 17 seggi contesi nello Stato sud-orientale di Andhra Pradesh e oggi principale alleato del BJP. Il leader del TDP ha già avviato colloqui con i vertici del BJP e tra le sue richieste per sostenere un nuovo Governo Modi potrebbero esserci lo Special Category Status per l’Andhra Pradesh, che garantirebbe fondi aggiuntivi utili a completare rilevanti progetti infrastrutturali, e anche alcuni ministeri chiave. Altro attore rilevante sarà il Janata Dal (United), partito che esprime il Chief Minister dello Stato di Bihar, noto per aver più volte modificato negli ultimi anni il proprio schieramento oscillando tra maggioranza e opposizione.

La battuta d’arresto del BJP, cui era stato accostato l’ottimistico slogan elettorale “Abki Baar, 400 Paar”, che indicava come obiettivo della coalizione la soglia dei 400 seggi, è legata principalmente al calo dei consensi nel cuore hindu del Paese e, in particolare, in alcuni Stati chiave come Uttar Pradesh (UP) e Maharastra. La coalizione di Modi ha sostanzialmente dimezzato i seggi in UP, superata dalla INDI Alliance che ne ha ottenuti ben 43 sugli 80 in palio. Decisiva, qui, si è rivelata la prestazione del Samajwadi Party, partito alleato dell’INC di Rahul Gandhi. A favorire il buon risultato delle opposizioni ha contribuito una campagna elettorale efficace, caratterizzata da proposte popolari come l’introduzione di misure di sostegno alle donne, e l’ottima gestione delle candidature in linea con il complesso sistema castale locale. Significativa, nel contesto dell’UP, è stata la sconfitta del BJP nel distretto di Faizabad, dove si trova Ayodhya, località al centro delle cronache lo scorso gennaio per l’inaugurazione di un tempio dedicato al dio Ram costruito sul sito della moschea Babri Masjid abbattuta dai fanatici hindu nel 1992. Rispetto al 2019, il misto di Hindutva e nazionalismo promosso dal BJP, dunque, sembra non aver funzionato, così come il processo di selezione dei candidati si è rivelato fallace. A prevalere, invece, è stato il malcontento legato all’inflazione, principalmente dei beni alimentari, e alla disoccupazione giovanile.

Anche in Maharastra le dinamiche di politica locale, come la scissione di realtà come Shiv Sena, si sono rivelate decisive e hanno consentito all’opposizione di imporsi in uno Stato che era stato dominato dal BJP nelle elezioni del 2019. Performance non ottimale del BJP si è registrata anche negli Stati di medie dimensioni, con la perdita di 11 seggi in Rajasthan e 8 in Karnataka. Nello Stato di Haryana, dove nel 2019 il BJP aveva ottenuto tutti i 10 seggi in palio, l’opposizione è riuscita a strapparne ben 5 alla maggioranza facendo leva, tra le altre cose, sulle proteste contro la riforma del reclutamento nelle Forze Armate, noto come Agnipath scheme, e su quelle degli agricoltori che chiedono da tempo al Governo un prezzo minimo garantito per i loro prodotti. A contenere il calo di consensi per la maggioranza hanno contribuito i risultati in alcune roccaforti come Gujarat, terra d’origine del leader Modi, Madhya Pradesh e il National Capital Territory di Delhi. Rilevante anche il buon risultato della NDA negli Stati meridionali dell’India, come Orissa e Telangana, trainato da una campagna elettorale meno attenta agli aspetti religiosi e più incentrata sui fattori locali e sui successi internazionali del Governo.

Oltre le specificità territoriali, il voto indiano ha restituito l’immagine di un Paese parzialmente insoddisfatto per la propria condizione economica in questi anni post-pandemia. L’alta disoccupazione giovanile e una crescita economica disomogenea, trainata da settori ad alta intensità di capitale, e comunque ancora piuttosto limitata rispetto alle potenzialità e al livello di sviluppo del Paese, sembrano alcuni dei temi alla base del buon risultato raccolto dalle opposizioni. Allo stesso tempo, i successi internazionali del Governo Modi non sembrano aver impattato, se non in maniera parziale, sulle dinamiche politiche locali al centro del dibattito nazionale. Nel complesso, i mesi di campagna elettorale hanno anche confermato una crescente polarizzazione, aspetto che verosimilmente caratterizzerà la politica indiana anche nel corso del probabile terzo Governo Modi.

L’elezione, inoltre, ha indicato un parziale ridimensionamento della figura di Modi stesso, aspetto questo probabilmente non del tutto sgradito ad alcuni settori della Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS), l’organizzazione ispirata ai dettami dell’Hindutva di cui il BJP è sostanzialmente braccio politico. Straordinario comunicatore e leader carismatico, Modi in questi anni ha fortemente personalizzato il partito e le ideologie di cui esso si fa promotore, oscurando il ruolo delle organizzazioni che ne hanno favorito la scalata e irritando alcuni settori delle stesse. Tra le ragioni del crollo di consensi del partito del Primo Ministro in UP alcuni cronisti indiani hanno segnalato proprio la scarsa presenza di volontari della RSS in campagna elettorale. Il ridimensionamento del BJP nello Stato più popoloso dell’India, inoltre, rischia di minare in parte l’immagine di un altro leader del partito a lungo considerato il successore naturale di Modi, ossia il Chief Minister Yogi Adityanath. Allo stesso tempo, i risultati delle urne sembrerebbero poter rianimare, almeno in parte, l’INC di Gandhi, reduce da una lunga serie di sconfitte a livello nazionale e locale.

In prospettiva, le elezioni del 2024 avranno un forte impatto sulle dinamiche della politica interna indiana, a cominciare dalle nomine per il nuovo esecutivo. L’assenza di un ampio margine di vantaggio per il BJP, inoltre, rende complessi i piani di modifica della Costituzione cui sembrava puntare il partito di Modi. Le stesse politiche divisive adottate dalla leadership in questi anni potrebbero essere oggetto di parziale ripensamento, data la presenza di un’opposizione più forte rispetto al passato. Lecito, in questo quadro, attendersi maggiore attenzione, nel breve termine, per lo sviluppo di settori ad alta intensità di lavoro e per politiche di sostegno all’occupazione giovanile. Sempre sul piano economico, i timori maggiori riguardano il fatto che un Governo debole possa prestare minore attenzione ai conti pubblici, prediligendo politiche espansive volte a consolidare il consenso.

Sul fronte esteri e sicurezza, invece, i risultati recenti non dovrebbero impattare sulla “grand strategy” indiana e sulla sua postura internazionale. Il processo di riavvicinamento agli Stati Uniti, così come la conflittualità con Pakistan e Cina, sono fattori che caratterizzeranno dunque l’azione esterna del Paese anche nel breve-medio periodo. Tuttavia, appare lecito credere che il BJP concentri nei prossimi mesi l’attenzione principalmente sulle dinamiche interne, nel tentativo di recuperare in parte il terreno perduto. A tal proposito, si segnala la possibile assenza del Premier Modi al summit G7 in Italia, a causa dei negoziati per la formazione del Governo che potrebbero rivelarsi più complessi del previsto.

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