In Thailandia continuano le proteste contro governo e monarchia
In Thailandia proseguono le proteste contro il Primo Ministro Prayut Chan-o-cha e il monarca Maha Vajiralongkorn. Durante il weekend del 19 e 20 settembre infatti, circa 20mila persone si sono riversate pacificamente per le strade di Bangkok, in quella che sembra essere la più grande manifestazione da quando l’attuale Primo Ministro assunse il potere con un colpo di Stato nel 2014.
Alla guida delle proteste c’è il movimento studentesco Unione degli Studenti thailandesi, che raccoglie le voci pro-democratiche della nuova generazione thailandese. A questi, lo scorso weekend si sono uniti rappresentanti del gruppo delle “Camicie Rosse”, sostenitori dell’ex Primo Ministro Thaksin Shinawatra, deposto dal colpo di Stato militare nel 2006. Le manifestazioni degli scorsi giorni si inseriscono all’interno delle critiche da parte di parte dell’opinione pubblica nei confronti dell’attuale governo, innescata dall’annunciata chiusura del partito di opposizione pro-democrazia Future Forward, avvenuta a febbraio e che, da allora, ha ripetutamente portato in piazza centinaia di migliaia di persone. Dopo una pausa durante il periodo di lockdown, verso metà luglio i tumulti hanno ripreso vigore, spingendo per la destituzione di Prayut, l’adozione di nuova Costituzione e l’indizione di elezioni democratiche.
Risetto al passato, in cui le manifestazioni anti-governative si sono focalizzate sull’operato dell’esecutivo, negli ultimi mesi le piazze hanno iniziato a mettere in discussione anche la figura di re Maha Vajiralongkorn, succeduto al trono nel 2017**.** In particolare, i manifestanti non accettano il progressivo accentramento del potere innescato dall’attuale sovrano, grazie al supporto delle Forze Armate. Tra le richieste vi è anche l’annullamento della legge sulla lesa maestà, che condanna al carcere chiunque critichi i membri della famiglia reale.
Per cercare di calmare la piazza, non è da escludere che il sovrano sollevi Prayut dall’incarico e si faccia promotore di un governo ad interim, anche sostenendo la nomina di uomo di sua fiducia, per vedere garantita la stabilità della monarchia e, di fatto, mantenere inalterato lo status quo. Intanto i rimostranti hanno annunciato che scenderanno ancora in piazza giovedì 24 settembre, e proclameranno uno sciopero generale il prossimo 14 ottobre.