Il rallentamento dell’inflazione cinese apre nuove prospettive per Pechino
I dati rilasciati nella terza settimana di febbraio dall’Ufficio nazionale di statistica cinese indicano un rallentamento della pressione inflazionistica in Cina, come segnalato dalla decelerazione della crescita dei prezzi al consumo (CPI) e alla produzione (PPI). Il PPI è aumentato del 9,1% rispetto all’anno precedente a gennaio, ma comunque in calo rispetto al dato di dicembre (+10,3) e alla previsione degli economisti (9,4%). Simile è il trend del CPI, che è invece aumentato dello 0,9% rispetto allo scorso anno e 0,4% rispetto a gennaio- in linea con il tasso di crescita previsto dagli economisti-, ma sempre in calo rispetto alla crescita dell’1,5% registrata a dicembre.
I dati relativi al rallentamento dell’inflazione potrebbero presentare uno scenario favorevole per il rilancio dell’economia cinese. Infatti, se il trend dovesse essere confermato, la Banca Popolare Cinese avrebbe un significativo margine di manovra per intervenire con delle politiche monetarie espansive più incisive a sostegno della crescita del Paese. A differenza di quanto avviene in altre economie, dove la Banche Centrali -si pensi alla Federal Reserve, alla Bank of England o alla stessa Banca Centrale Europea- sono costrette a rivedere le proprie scelte di politica monetaria per “raffreddare” l’inflazione, la Banca Popolare Cinese potrebbe invece giocare la partita in senso opposto con ulteriori misure di allentamento monetario. Questo allargamento dello spazio di manovra potrebbe essere fondamentale per rafforzare una crescita economica più debole del previsto. Sebbene il quarto trimestre il PIL abbia segnato un rialzo del 4% annuo oltre il +3,6% atteso dagli analisti, i dati del terzo trimestre avevano segnato un netto rallentamento dell’economia cinese, con un aumento del PIL da luglio a settembre pari al 4.9%, contro il 7.9% del trimestre precedente.
Queste considerazioni assumono una notevole importanza se inquadrate alla luce del modello di crescita economica immaginato da Pechino. Infatti, le autorità cinesi, in linea con il quattordicesimo piano quinquennale presentato recentemente per tracciare le linee guide del Paese fino al 2025, mirano a promuovere una crescita economica imperniata sul rilancio della domanda interna, allontanandosi progressivamente dalla struttura di crescita seguita fino ad adesso incentrata sull’export e sull’attrazione di investimenti esteri. In quest’ottica, quindi, la riduzione dell’inflazione apre a delle prospettive che la Banca Popolare Cinese certamente non esiterà a cogliere.