Il dispositivo antiterrorismo dell'Arma dei Carabinieri alla luce delle nuove minacce internazionali
Difesa e Sicurezza

Il dispositivo antiterrorismo dell'Arma dei Carabinieri alla luce delle nuove minacce internazionali

Di Francesco Tosato e Michele Taufer
17.07.2016

Gli attentati di Parigi del 7 gennaio e 13 novembre 2015 e quelli del 22 marzo 2016 a Bruxelles, hanno portato la dimensione del pericolo terrorismo su un nuovo livello in tutto il continente europeo.

Conseguentemente, l’Arma dei Carabinieri si è immediatamente attivata per adeguare il proprio sistema di contrasto antiterrorismo alla nuova minaccia rappresentata da nuclei di fuoco suicidi, addestrati ed equipaggiati militarmente e pronti a colpire obiettivi civili e affollati.

A seguito del nuovo orientamento operativo espresso anche dal Ministero dell’Interno, il Gruppo d’Intervento Speciale (G.I.S.), la punta di lancia delle unità antiterrorismo dell’Arma, è stato temporaneamente dispiegato a protezione del Centro Nord Italia con lo schieramento di operatori a Roma e Milano. Tali distaccamenti vanno ad aggiungersi a quelli sempre in allerta presso la sede di Livorno e pronti a raggiungere qualsiasi punto del territorio nazionale grazie al supporto degli elicotteri dell’Arma o dei velivoli da trasporto dell’Aeronautica Militare.

Al fine di incrementare le capacità di risposta contro attacchi di saturazione, a Roma e Milano gli incursori del G.I.S. sono supportati da personale proveniente anche da un altro fiore all’occhiello dell’Arma, ovvero il 1°Reggimento Carabinieri Paracadutisti Tuscania. Il binomio G.I.S. – Tuscania va così a formare delle Task Unit non solo dall’altissimo profilo qualitativo, ma anche idonee dal punto di vista quantitativo ad affrontare azioni dirette di liberazione ostaggi o di combattimento urbano (effettuate dal G.I.S) con il supporto diretto dei paracadutisti (Tuscania).

In considerazione, però, della struttura capillare dell’Arma dei Carabinieri a protezione di tutto il territorio nazionale (urbano ed extraurbano), il Comando Generale, nel corso del 2015, ha anche provveduto a rafforzare le capacità dell’Arma territoriale e delle Unità Mobili di rispondere ad un’offesa di natura terroristica che dovesse andare a svilupparsi repentinamente al di fuori delle tradizionali grandi città.

Di conseguenza, dopo attenti studi che hanno riguardato dottrina d’impiego, addestramento, dotazioni e criteri di coordinamento con la Polizia di Stato, entro l’estate del 2016 saranno pienamente operative 18 Aliquote di Pronto Intervento (A.P.I.) e 13 Squadre Operative di Supporto (S.O.S.) specificatamente addestrate per fornire una prima risposta in caso di attacco terroristico nell’attesa dell’arrivo del G.I.S.

Le A.P.I., che fanno perno sulla struttura territoriale dell’Arma, saranno permanentemente schierate in 16 capoluoghi di provincia già selezionati oltre che nei due reparti dei Cacciatori di Calabria e Sardegna e sono poste sotto il comando del locale Comandante Provinciale dei Carabinieri. Le S.O.S., che dipendono, invece,  dall’organizzazione mobile dell’Arma (reggimenti e battaglioni), sono sotto il diretto controllo del Comando Generale che, in considerazione di esigenze specifiche riguardanti la minaccia terroristica, ne dispone l’assegnazione temporanea ad un Comando Provinciale. Nel complesso, quindi, le S.O.S. rappresentano un “moltiplicatore di forze” da schierare a rotazione a supporto della struttura territoriale dell’Arma.

Nei prossimi mesi, quindi, con l’entrata a regime del binomio A.P.I./S.O.S., a fianco di Tuscania e G.I.S., l’Arma dei Carabinieri verrà a disporre di una capacità di risposta antiterrorismo imponente a livello nazionale per consistenza numerica, versatilità e specializzazione. Inoltre, ciò che è fondamentale rilevare è che non si tratta di reparti a sé stanti ma al contrario, di un insieme di unità sviluppate in maniera coerente, sinergica e complementare per affrontare la minaccia terroristica in tutte le sue possibili sfaccettature.

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